I lavori del consorzio internazionale condotti dall’Istituto di ricerca in orticoltura e sementi (IRHS) di Angers, che fa capo all’Inra, si sono da poco conclusi con la decodifica della quasi-totalità del genoma e dell’epigenoma della mela. Una scoperta oggetto di una pubblicazione scientifica nel numero di giugno di Nature Genetics. Secondo Etienne Bucher, direttore di ricerca che ha condotto il progetto, sono le ultime tecnologie di sequenziamento del DNA, associate a quelle della cartografia classica, che hanno portato ad una qualità molto alta del genoma, contenente 42.140 geni. Questi lavori hanno permesso un assemblaggio ridotto a 280 frammenti di DNA invece dei precedenti 120.000. “(…) Questo ci permette di identificare meglio i tratti di interesse sulla resistenza alle malattie, la consistenza, la grandezza, il colore, o ancora il miglioramento della produttività”. Sarà dunque più facile identificare possibili alberi “parenti” allo stadio di plantula, il che permetterà di dimezzare il tempo necessario all’innovazione varietale. (…) Su questo genoma di alta qualità i ricercatori hanno condotto degli studi di epigenetica, vale a dire la trasmissione delle informazioni indipendentemente dalla sequenza del DNA. Sono riusciti ad evidenziare dei marchi epigenetici che possono influenzare lo sviluppo del frutto attraverso l’espressione differenziale dei geni, ad esempio la grandezza. Condotti sulla varietà Golden Delicious, questi lavori costituiscono una base di riferimento per il sequenziamento di altre varietà e per procedere a raffronti.
[Emmanuel Guimard, quotidiano “Les Echos” (Francia), 6 luglio 2017 – a cura di agra press]