Responsabilità ambientale: eredità morale del nostro tempo

di Francesco Ferrini
  • 04 September 2024

La conservazione significa sviluppo tanto quanto significa protezione. Il 31 agosto 1910, il presidente Theodore Roosevelt nel Kansas, riconobbe “il diritto e il dovere di questa generazione di sviluppare e utilizzare le risorse naturali della nostra terra; ma non riconosco il diritto di sprecarle, né di derubare, tramite un uso sconsiderato, le generazioni che verranno dopo di noi”.
Dopo oltre 100 anni in un'epoca in cui il progresso tecnologico e industriale avanza a passi da gigante, è fondamentale ricordare che ogni risorsa naturale che utilizziamo è un patrimonio non solo per noi, ma anche per i nostri figli e nipoti. Le foreste, i fiumi, i minerali e le terre fertili sono doni che la natura ci ha concesso con generosità, e il nostro compito è di utilizzarli con saggezza e rispetto.
Parliamo molto di sviluppo, ma questo non deve avvenire a scapito delle risorse naturali e dell’ambiente, ma deve rispettare il principio DNSH (Do No Significant Harm) un concetto chiave nella legislazione ambientale europea, introdotto nel contesto del Green Deal Europeo e reso centrale nel piano Next Generation EU. Questo principio stabilisce che qualsiasi attività economica o finanziaria non dovrebbe causare danni significativi a nessuno degli obiettivi ambientali definiti dall'Unione Europea.
L'applicazione del principio DNSH richiede un'analisi dettagliata degli impatti ambientali potenziali delle attività economiche, con l'obiettivo di garantire che queste contribuiscano positivamente alla transizione ecologica senza causare danni significativi agli obiettivi ambientali esistenti.
Questo principio è fondamentale per assicurare che le azioni intraprese nel contesto del Green Deal e dei piani di ripresa economica siano davvero sostenibili e compatibili con una crescita “verde”, favorendo uno sviluppo che non comprometta le risorse naturali e l'ecosistema globale.
Sviluppare deve significare dunque pianificare, progettare un futuro in cui l'uso delle risorse sia sostenibile, in cui l'energia rinnovabile e le tecniche di coltivazione ecologiche diventino la norma, in cui le città, il luogo dove il 70% della popolazione mondiale, siano veramente “verdi”, cioè non solo un insieme di infrastrutture ecologiche, ma anche una comunità che abbraccia uno stile di vita sostenibile e che si impegna per il benessere presente e futuro dei suoi cittadini e dell'ambiente.
Proprio per questo proteggere non vuol dire rinunciare al progresso, ma piuttosto integrarlo con una visione a lungo termine, una visione che considera l'impatto delle nostre azioni sull'ambiente e sulla qualità della vita delle future generazioni.
L'avidità e la negligenza nel gestire le risorse naturali portano a conseguenze devastanti: terre desolate, acque inquinate, biodiversità in declino. Questo non è solo un problema ambientale, ma anche un problema morale. Abbiamo il dovere di lasciare un mondo vivibile a chi verrà dopo di noi, di garantire che possano godere degli stessi doni naturali di cui abbiamo beneficiato noi.
Oggi, più che mai, ci troviamo di fronte a una crisi ambientale senza precedenti. I segnali di questa emergenza sono evidenti ovunque: il cambiamento climatico sta alterando gli equilibri del nostro pianeta, causando eventi meteorologici estremi, scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello del mare. Le foreste, polmoni verdi della Terra, vengono abbattute a un ritmo allarmante per fare spazio all'agricoltura intensiva e all'urbanizzazione. I mari e gli oceani, una volta fonte inesauribile di vita, sono ora inquinati da plastica e sostanze tossiche, minacciando l'intera catena alimentare marina.
Questi problemi non sono isolati, ma interconnessi. La distruzione di un ecosistema ha ripercussioni su altri, in un effetto domino che può portare a catastrofi ambientali su scala globale. Ma dietro ogni albero abbattuto, ogni fiume inquinato, c'è una scelta umana: una scelta spesso dettata da interessi economici a breve termine, piuttosto che da una visione lungimirante del bene comune.
Ecco perché il problema è anche morale. La nostra responsabilità va oltre il semplice rispetto delle leggi ambientali. Riguarda il rispetto per la vita in tutte le sue forme e la consapevolezza che le nostre azioni di oggi determinano il mondo di domani. Ogni decisione che prendiamo, come individui e come società, deve tenere conto del suo impatto sull'ambiente. Dobbiamo abbracciare uno stile di vita sostenibile, ridurre gli sprechi, riciclare, e sostenere pratiche agricole e industriali che rispettino l'equilibrio naturale.
Infine, educare le nuove generazioni al rispetto dell'ambiente è fondamentale. Devono crescere con la consapevolezza che la Terra è un bene prezioso e limitato, e che la sua protezione è un dovere imprescindibile. La tecnologia e l'innovazione possono essere alleati potenti in questa missione, ma è necessaria una volontà collettiva di cambiare rotta, di adottare soluzioni che siano veramente sostenibili.
La vera sfida è trovare un equilibrio tra sviluppo e conservazione, tra crescita economica e sostenibilità ambientale. Solo così potremo costruire una società che non solo prospera nel presente, ma che ha anche il coraggio e la responsabilità di prendersi cura del futuro.