L’ultimo rapporto dell’Intergovermental Panel on Climate Change (IPCC), principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, istituito nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e dallo United Nations Environment Programme (UNEP), uscito a inizio agosto 2021, ci mette di fronte ancora una volta a una durissima evidenza, un vero e proprio "codice rosso per l'umanità". Conferma, infatti, l'impellente necessità di ridurre in modo concreto le emissioni di carbonio e il forte rischio che il riscaldamento globale aumenti di circa 1,5 gradi Celsius entro i prossimi due decenni, se non invertiremo immediatamente la rotta. Dobbiamo proteggere il pianeta per proteggere noi stessi. E per farlo abbiamo bisogno di azioni combinate, ben programmate, differenti. Azioni forti, ad ampio spettro. Non è possibile puntare sulla salvaguardia di una unica specie vegetale o animale, di un singolo ordine della natura stessa, magari sulla difesa assoluta del genere umano. Dobbiamo proteggere tutti e lavorare insieme a tutti.
A tale proposito è nato il libro “Resistenza Verde. Manuale di autodifesa ambientale” di Francesco Ferrini e Ludovico Del Vecchio, in uscita fra pochi giorni. Nel volume, gli autori propongono soluzioni consolidate, dati scientifici inoppugnabili, idee pratiche e, a volte, proposte apparentemente visionarie; e anche diversi interrogativi senza risposte definitive. Emerge anche il diverso approccio al verde, soprattutto urbano, che è andato maturando negli ultimi anni, grazie alla maggiore sensibilità delle persone.
Anche nelle decisioni di come investire i propri risparmi c’è da sottolineare come gli umori e le scelte del pubblico siano cambiati. I gestori di fondi che sovrintendono a un patrimonio globale di 43 trilioni di dollari si sono impegnati a raggiungere gli obiettivi di emissioni nette zero entro il 2050 e si aspettano dunque che le aziende in genere e le grandi compagnie agiscano di conseguenza.
Alcune di queste hanno risposto acquistando crediti compensativi prodotti da piantagioni di foreste. Perché gli alberi assorbono globalmente circa 7,6 miliardi di tonnellate di carbonio netto all'anno. E così i produttori di petrolio sono diventati gli investitori più entusiasti. Alla fine del 2016, ad esempio, la compagnia BP ha acquistato più di 13 milioni di crediti di carbonio annuali basati sulla selvicoltura dalle popolazioni indigene dello stato di Washington a oltre $ 8 per tonnellata.
Ma non basta solo piantare foreste, occorre pure mantenerle in buona salute e difenderle dagli incendi, così come dalle avversità meteoriche e dai parassiti. C’è tanto da fare.
Francesco Ferrini e Ludovico Del Vecchio usano il termine “resistenza verde” in senso trasversale, perché il verde, oltre che la tinta della speranza, è da sempre associato a una idea di natura e poi nel verde vivono gli animali e non potrebbe succedere il contrario. Le piante, gli alberi in particolare, producono ossigeno, depurano l’aria, proteggono il suolo dal dilavamento e dall’eccessivo riscaldamento, lo fanno in silenzio, e pure si muovono (anche se non ci pensiamo mai) a velocità non percepibili dall’essere umano, comunicano tra loro in modi tanto diversi dai nostri.
Il libro non è un trattato scientifico (anche se si avvale di solide conoscenze avvalorate da studi internazionali); è piuttosto un manifesto ecologico o quantomeno un manuale educativo, per cercare di cambiare le cose, quelle che ora non vanno, per spingerci verso un futuro sempre più green. Cambiare noi stessi, anche gli autori dunque, rieducarci. E così anche un mantra arboreo può diventare utile allo scopo.
Il volume esce per i tipi di Elliot Edizioni (Collana Antidoti) il 14 ottobre 2021 ed è prenotabile on-line e nelle librerie.