Il Punteruolo rosso delle Palme,
Rhyncophorus ferrigineus, è un coleottero curculionide di origine asiatica diffusosi nei paesi del bacino del Mediterraneo a partire dagli anni ’90. La presenza del Punteruolo in Sicilia è stata segnalata per la prima volta nel 2005 ad Acireale su
Phoenix canariensis. E’ generalmente accettato che l’introduzione di questo insetto in Sicilia sia stata dovuta alla importazione di piante infestate dall’Egitto. Negli ultimi 5 anni l’insetto si è gradualmente ed inesorabilmente diffuso in gran parte del territorio siciliano determinando la morte e l’abbattimento di oltre 17000 palme con profonde ripercussioni a livello paesaggistico e del verde pubblico. La specie più colpita fino ad oggi è
P. canariensis, tuttavia si segnalano sempre più numerosi attacchi a carico di
P. dactylifera e
Washingtonia spp.
La strategia di controllo nei confronti del Punteruolo rosso può avvalersi di molti strumenti, nessuno di per sé risolutivo, e il cui utilizzo deve essere valutato in termini di integrazione e in funzione delle diverse situazioni che si possono incontrare. E’importante tenere conto sia del valore intrinseco della singola palma e allo stesso tempo utilizzare su larga scala quei metodi che possano contenere la popolazione del Punteruolo.
a) Metodi agronomici: ai fini della prevenzione, occorre limitare il più possibile tutti gli interventi cesori sulla palma. Infatti le ferite di potatura costituiscono siti preferenziali per l’attacco del Punteruolo rosso oltre ad emanare delle sostanze odorose che richiamano il punteruolo da grande distanza. Se indispensabile, la potatura deve essere eseguita tagliando solo la parte secca della foglia, senza intaccare la base ancora verde. Quando è indispensabile potare le foglie ancora verdi, le superfici di taglio dovrebbero essere ricoperte con un mastice da innesto o asfalto a freddo. La potatura verde è consigliabile compierla nei periodi invernali, Dicembre-Marzo, mesi durante i quali i voli del Punteruolo rosso sono molto bassi o addirittura assenti. Inoltre, sempre ai fini preventivi, è importante prestare la massima cura durante le operazioni colturali per il controllo delle erbe infestanti, al fine di evitare ferite accidentali allo stipite (tronco delle palme) ed al colletto delle piante. Vanno assolutamente evitate anche le ferite occasionali per chiodi, legature ed altri interventi impropri.
b) Dendrochirurgia: si tratta di un’operazione complessa che consiste nel ripulire, con una drastica e mirata azione di taglio e rimozione, tutte le parti infestate dello stipite, salvando però il cosiddetto “cuore di palma” che può così tornare a svilupparsi e formare una nuova chioma. La tecnica rappresenta, al momento, il metodo più sicuro di risanamento. Di contro, presuppone l’intervento di personale specializzato e l’ausilio di carrelli elevatori, risultando così, assai costosa. Inoltre l’intervento non sempre è risolutivo, anzi in diversi casi si è assistito alla morte della palma dopo alcuni mesi. Senza contare che la pianta risanata potrebbe in seguito subire nuove infestazioni. Questi aspetti limitano quindi l’utilizzo di questa metodologia solo al recupero di palme di particolare valenza storica e paesaggistica, infestate da poco tempo e dove l’apice vegetativo non è stato ancora danneggiato in modo significativo.
c) Mezzi biologici: tra i fattori che hanno contribuito al dilagare del Punteruolo rosso vi è senz’altro l’assenza di antagonisti naturali specifici, situazione questa comune a tutti gli insetti che colonizzano nuovi areali, quale è il Punteruolo rosso. In Sicilia tra gli agenti di mortalità naturale del Punteruolo ha mostrato una certa rilevanza un fungo entomopatogeno del genere
Beauveria.Hanno inoltre mostrato efficacia formulati commerciali a base del nematode entomopatogeno Steinernema carpocapsae. I nematodi sono microscopici vermi cilindrici che, in condizioni di temperatura ed umidità adeguate, possiedono un’elevata mobilità e sono in grado di penetrare nella pianta e di rintracciare l’insetto. L’impiego dei formulati microbiologici a base di S. carpocapsae, disponibili in commercio, contribuisce a ridurre la densità di popolazione del Punteruolo rosso e non è soggetto a limitazione d’uso.
d) Trappole innescate con semiochimici ed attrattivi alimentari: le trappole per il monitoraggio e la cattura massale del Punteruolo rosso sono costituite da un secchio di 10 litri con 4 fori di 5 cm di diametro nella parte laterale e 2 fori dello stesso diametro nel coperchio che ne permettono l’entrata all’insetto. All’interno delle trappole sono presenti gli attrattivi: una bustina in polietilene contenente il feromone di aggregazione, un dispositivo a lento rilascio di acetato di etile e sul fondo della trappola una soluzione zuccherina di acqua e melasso. La cattura massale prevede l’utilizzo di un largo impiego di trappole a feromoni e viene consigliata solo in quegli areali dove la presenza del Punteruolo rosso delle palme è oramai ampiamente consolidata. Ha lo scopo di eliminare il maggior numero possibile di individui adulti riducendo quindi indirettamente il rischio di nuove infestazioni. La collocazione delle trappole è di importanza strategica soprattutto per evitare che gli insetti giunti in prossimità della trappola si dirigano poi sulla pianta. Per questo motivo, si deve avere l’accortezza di disporre le trappole parzialmente interrate e ad opportuna distanza dalla pianta (circa 20 metri).
e) Trattamenti chimici: I trattamenti chimici con prodotti fitosanitari sono vietati in aree pubbliche e nei giardini privati. Il loro impiego era stato temporaneamente ammesso con autorizzazioni provvisorie del Ministero della Salute, che aveva concesso l’utilizzo in deroga di alcuni prodotti ben specificati anche a livello di nome commerciale. L’ultima deroga concessa è scaduta il 13 ottobre del 2010. Al momento attuale gli unici prodotti che possono essere utilizzati in ambiente pubblico sono, i prodotti per piante ornamentali e i nematodi entomopatogeni. I trattamenti chimici possono essere eseguiti con l’aspersione della chioma o attraverso l’endoterapia. La prima tecnica sembra ad oggi l’unica pratica certamente efficace, e prevede l’irrorazione con un insetticida di sintesi tutta la parte interna della corona della palma, cercando di raggiungere, per quanto possibile, l’apice vegetativo situato a circa 50 cm al di sotto del punto di uscita delle foglie. Tali interventi andranno ripetuti con una cadenza di 15 – 30 giorni (turni più lunghi nei periodi freddi). Nel caso di palme di altezza considerevole, si è diffusa la tecnica di irrorare le piante in modo localizzato, fissando un tubo lungo lo stipite con uno spruzzatore a bassa pressione collocato vegetativo sulla parte apicale delle pianta, al fine di distribuire 10-20 litri di miscela insetticida, in modo più localizzato e con minor possibilità di deriva del prodotto. Questi trattamenti, tutt’oggi vietati, non possono essere effettuati con improvvisazione e procurano un certo impatto ambientale. Inoltre, anche in questo caso, affinché il trattamento sia efficace è necessario che l’apice della palma non risulti compromesso. I trattamenti endoterapici prevedono l’iniezione diretta dei prodotti fitosanitari sullo stipite. Questa tecnica, pur rimanendo preferibile ai trattamenti per aspersione per motivi pratici e per la netta riduzione dell’impatto ambientale, è ancora in fase sperimentale sia per quanto riguarda la scelta dei prodotti che le dosi da applicare. L’efficacia dell’endoterapia è quindi ancora da valutare pienamente, ricordando che si tratta comunque di interventi costosi e da ripetere nel tempo.
(Foto di Stefano Bini)
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