Gli studi sulla influenza dell’aggiunta nell’alimentazione di polli e conigli della propoli e del polline d’api sullo stato di salute e sulla qualità delle carni degli animali allevati sono abbondanti in letteratura scientifica. Solo alcune citazioni delle più recenti: Mahmoud et al., World Poultry Sci. J., 2016, 1(1): 1-12; Moh’d Hosseini et al., J. Anim. Feed Sci., 2016, 25(1): 45-51; Prakatur et al., Veterinary Archives, 2020, 90(6): 617-625; Al-Homidan et al., Anim. Biosci. 2022, 35(10): 1606-1615; Sierra Galicia et al., Life, 2022, 12(12): 1987; Kahtani et al., Animals, 2022, 12(13): 1658.
Ultimamente l’argomento è tornato ad essere oggetto di ricerche e sperimentazioni, probabilmente in risposta alla necessità di sostituire gli antibiotici come promotori di crescita in alimentazione animale.
La propoli è un prodotto naturale prodotto dalle api mellifere a partire dalle resine raccolte da alberi come il salice, il pioppo e il castagno. Serve per isolare fisicamente l’alveare dall’esterno attraverso la chiusura delle fessure ma, soprattutto, costituisce una barriera sanitaria contro parassiti e patogeni grazie alle sue proprietà antisettiche ed antimicrobiche. Il polline d’api è una miscela di granuli di polline, nettare e la secrezione delle ghiandole ipofaringee delle api. I due prodotti hanno composizione complessa, ma abbastanza simile: polifenoli, aldeidi feniliche, composti aromatici, steroidi, acidi grassi, enzimi, minerali e vitamine, tutti genericamente potenti antiossidanti e stimolatori delle difese immunitarie, proprietà queste che li rendono interessanti alternative agli antibiotici in alimentazione animale.
Per ragioni di spazio, ci limitiamo a commentare solo il lavoro di Kahtani et al. del 2022, considerando che i risultati ottenuti da altri autori sui conigli per quanto riguarda le difese immunitarie dai patogeni sono confrontabili. Non altrettanto per quanto riguarda le prestazioni produttive in termini di incrementi ponderali e indici di conversione alimentare, parametri per i quali propoli e polline sono risultati ininfluenti.
Per quanto attiene invece ai polli, l’aggiunta sia di propoli che di polline d’api, nella misura di 1 g/kg mangime, si è potuto osservare che gli indici di conversione alimentare miglioravano significativamente solo con l’aggiunta dei due additivi in combinazione, mentre per le capacità antiossidanti totali, le concentrazioni degli enzimi superossido dismutasi e catalasi aumentavano in risposta all’aggiunta di propoli e polline sia da soli che in combinazione.
Gli autori concludono ipotizzando che i due prodotti stimolino il timo e la borsa di Fabrizio a produrre linfociti T e B attivi e che le proprietà antiossidanti dei flavoni e dei fenoli possano inibire la sintesi di immunosoppressori, oltre a indurre macrofagi e linfociti al rilascio di interleuchine.
La proposta di impiego di propoli e polline d’api come additivi promotori di crescita in alimentazione animale è una delle tante avanzate al posto dei pericolosi antibiotici a garanzia dell’integrità intestinale degli animali in allevamento e della sostenibilità ambientale. I risultati documentati in letteratura ormai sono molti e sono decisamente degni di attenzione.