Nella prima puntata sono stati introdotti alcuni aspetti relativi agli alimenti di cui abbiamo bisogno per vivere, con un accenno al fatto che non tutti siamo d’accordo sull’abitudine, ormai diffusa da qualche decina di migliaia di anni, di comportarci da omnivori.
Una parte di noi, vuoi per amore degli animali che vengono allevati e macellati per fornirci la carne o allevati per il latte e le uova, talvolta senza rispetto per il loro benessere, vuoi per motivi salutistici perché pensano che mangiare carne possa nuocere alla salute, si sta schierando contro tutte le attività zootecniche asserendo che queste siano le prime responsabili del riscaldamento globale attraverso l’emissione dei venefici gas serra.
I dati scientifici raccolti in tutto il mondo (FAO, Livestock’s Long Shadow, 2006) dimostrano che ciò non è vero, in quanto all’agricoltura si può imputare non più del 20% della responsabilità del fenomeno ed alle attività legate ai soli allevamenti non più del 14%, ma questo non basta a convincere chi vede nella zootecnia l’origine di tutti i problemi che affliggono il nostro ormai troppo piccolo pianeta.
Dopo le prime cinque quartine che ci ricordano, a questo proposito, cosa rappresenta il cosiddetto “carbon footprint”, entriamo nel cuore della chimica degli alimenti con i carboidrati, descritti nella terza serie di cinque quartine.
IL “CARBON FOOT PRINT”
L’impronta di un piedone sulla sabbia
è l’immagine scelta per dosare
quanto carbon ci chiude nella gabbia
di cui qualcun si possa poi accusare.
Nel mettere a confronto gli accusati
spesso l’agricoltura è al primo posto,
ma non così risultano poi i dati:
i detrattor lo fanno ad ogni costo.
A parte il fatto che l’agricoltura
inquina per un quinto solamente,
il resto, poi, è dovuto a dismisura
ai fossil che bruciamo allegramente.
Importante, però, è la differenza
fra l’impatto dei campi e dei maiali
e dell’industria i fumi la potenza,
insieme coi trasporti e le centrali:
sole e piante riciclan gasse serra,
già presenti nell’aria, ma il carbonio,
quello fossil, dormiva sotto terra
e si aggiunge al respiro del demonio.
LA CHIMICA DEGLI ALIMENTI
C’è un gioco per bambini e per bambine,
si chiama “Lego” e serve a costruire
castelli, aeroplani o bamboline,
cose diverse, tanto da stupire
che tal diversità aver io posso
unendo pezzi semplici diversi,
sol perché uno è blu e l’altro è rosso,
o per lunghezza e non per altri versi.
Così, con pochi pezzi: gli elementi,
l’ossigeno, l’idrogeno e l’azoto,
la natura ne fa dei nutrienti
con il carbonio e zolfo poco noto
che sono carboidrati e proteine:
la pasta, il pane, le bistecche e il latte,
che contenendo enzimi e vitamine,
insieme ai grassi fan le donne matte
per seguire un regime alimentare,
erroneamente definito “dieta”,
e doversi, così, poi, lamentare
che la vita non sia poi così lieta.
I CARBOIDRATI
Cosa saranno mai questi composti
di cui si sente spesso menzionare?
Al bando quasi sempre sono posti
da chi di qualche chilo vuol calare.
Gli elementi che servono per farli
tanti non sono perché con il carbonio,
idrogeno ed ossigeno a formarli
come con l’acqua sono in matrimonio,
due son del primo ed uno del secondo,
per cui ecco spiegato il loro nome
di carboidrati, noto in tutto il mondo,
come della famiglia sia il cognome.
Di nome fanno amido o glucosio,
ma anche fibra oppure cellulosa,
xilosio, saccarosio e pur maltosio,
ci danno l’energia per prima cosa.
Ma posson anche non fornirne affatto
se poco digeribili o per niente,
come la fibra, anche se di fatto
serve ai micròbi e a tutto il loro ambiente.