Il Prof. Bozzini era sicuramente consapevole che una qualche “controdeduzione” sarebbe partita a seguito delle proprie e legittime considerazioni sulle produzioni animali (Georgofili Info, 2-02-2011). Le Sue “accuse” hanno per certo un fondamento:
- tutti noi zootecnici (e non da oggi lo si ammette) sappiamo che l’efficienza è bassa: a seconda si parli di latte o carne, di monogastrici o ruminanti, di energia o proteine, ciò che rimane per l’uomo va dal 7-8 al 35%;
- tutti noi zootecnici sappiamo che latte, carni ed uova sono accusati di essere causa di malattie cardio-vascolari, di tumori, di obesità, di diabete (forse ho dimenticato qualcosa …); così la dieta mediterranea è diventata “solo” vegetali (non si confonda con vegetariana che esclude solo le carni), ma non certo ad opera di A. Keys;
- tutti noi zootecnici sappiamo che gli animali emettono gas in grado di accrescere l’effetto serra, fra cui CH4 e N2O.
Al tempo stesso, noi zootecnici, non abbiamo mai dato credito a versioni semplicistiche sulle produzioni vegetali, del tipo: le verdure delle “bio-fabbriche” (serre) sono prive di sapore e, con tutti questi pesticidi moriremo presto (dopo le api ben si intende …), gli OGM distruggeranno l’ecosistema e provocheranno cancro ecc., le risaie producono tanto CH4 quanto gli animali, gli zuccheri e l’amido sono fra le cause principali di diabete e sovrappeso, il mais non ben integrato provoca la pellagra, in molte piante – specie se crude – vi sono anche fito-tossine micidiali … e via dicendo.
La nostra consapevolezza è anche certezza che molte sono le problematiche da affrontare “in modo intelligente, graduale e razionale” per offrire “valide alternative ai produttori ed ai consumatori”, ma non solo nella “casa degli animali”. Contemporaneamente, ben sappiamo che per risolvere una “malattia” serve anzitutto la precisione della diagnosi (che potremmo chiamare con una parola spesso snobbata nei fatti: VERITA’).
Tutto ciò premesso e senza voler polemizzare, si può osservare che partendo da un certo tipo di letteratura con approccio “leggero” ai problemi reali, il Prof. Bozzini è giunto a qualche imprecisione. Ad esempio, corrisponde a verità che per 1 kg di pollo servono 3500 litri di acqua? Con precisione non lo so, ma è verosimile, mi chiedo allora come sia possibile che ne servano 100.000 litri per un kg di manzo (con un rapporto di quasi 30 volte? Fantastico!). Circa il numero di persone che “campano” con un ettaro certi conteggi lasciano il tempo che trovano poiché se lo si chiede ad un lappone od agli abitanti di steppe, tundre ecc., gli animali assicurano quasi tutto. Ma poiché non è certo questo l’obiettivo degli zootecnici, nella logica della Dieta Mediterranea (con la famosa piramide ed i prodotti “animali” nella parte apicale) si vede che consumi corretti di carni consentono di soddisfare le specifiche esigenze di 30 persone con un ettaro. Con la stessa logica divengono 57 nel caso del riso (non più di 1 contro 19). Dunque, per un approccio più “sereno”, il problema si sposta altrove ed in primo luogo sulla faccia “meno illuminata” delle produzioni animali:
a) i prodotti di origine animale sono indispensabili ed anche gli 800 milioni di indiani “strettamente vegetariani” bevono ogni giorno 300-400 ml di latte. In ogni caso, per i paesi in via di sviluppo, mi limito a riportare le conclusioni di Randolph e coll. (2007) nella relazione dal titolo “Role of livestock in human nutrition and health for poverty reduction in developing coutries”: “We contend that the impact of livestock on human health and nutrition has been largely ignored, and that it offers an unexploited opportunity for adding value to livestock interventions and improving their potential to reduce poverty”. Mentre per l’Italia riporto una frase di Padre Bonsignori (fine ‘800): “l’economia del mais offre salari tanto miseri da vietarle il bicchiere di latte e la fetta di formaggio che, uniti alla polenta, le consentirebbero di sottrarsi al morbo debilitante” (la pellagra, n.d.r.);
b) gli animali rendono molti altri servigi all’uomo (lavoro, fibre tessili, pellami, conservazione vivibilità e fertilità dei suoli in molte aree del pianeta). Certo non si possono dimenticare i miliardi di ettari della superficie terrestre ove soltanto le erbe, se correttamente pascolate, si oppongono al deserto che avanza.
Con tutto questo ben sappiamo che esistono problemi, ma proprio per questo sono operative 2 commissioni ASPA sul ruolo dei prodotti di origine animale per la salute dell’uomo e sui rischi degli allevamenti per la sostenibilità ambientale. Da qui noi pensiamo potranno uscire quelle “verità” da cui si potrà ripartire per affrontare con “intelligenza” ciò che ancora non è risolto; poiché non va scordato che anche noi zootecnici – al pari dei colleghi “vegetali” – abbiamo migliorato la genetica, abbiamo ridotto l’influsso dell’ambiente esterno, abbiamo razionalizzato le diete, abbiamo abbattuto le malattie ecc.. Il tutto allo scopo di minimizzare i problemi e rendere meno oneroso ciò che per l’uomo è essenziale: una dieta mista, visto che è onnivoro e non erbivoro.
(foto: www.morguefile.com)
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