Bando al glifosato, riduzione dei fitofarmaci e nuove pratiche sostenibili di produzione. Alle misure ambientali della nuova Politica agricola comune dovrà essere vincolato almeno il 40% dei fondi Ue, percentuale destinata a salire nel tempo secondo le indicazioni arrivate direttamente dal vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, in occasione della presentazione del nuovo Esecutivo Ue.
Sostanzialmente trascurata nei discorsi ufficiali sul “Green New Deal” dell’Europa, l’agricoltura è chiamata a essere protagonista del nuovo patto ambientale con un aumento rispetto all’attuale 30% di aiuti vincolati alle pratiche verdi. Percentuale tra l’altro riferita ai soli aiuti diretti che ora la Commissione vorrebbe estendere ai fondi per lo sviluppo rurale.
Un messaggio molto chiaro che si dovrà però scontrare con la dura realtà dei numeri. Per l’agricoltura infatti, essere interprete delle nuove ambizioni ambientali dell’Unione, si traduce in più compiti con meno soldi.
Una regola che vale soprattutto per l’Italia che, nonostante sia la seconda potenza agricola europea, è solo il quarto beneficiario della Pac.
Per aumentare i fondi vincolati alle pratiche green bisognerà anche rimettere mano alla riforma Pac in discussione da oltre un anno, e chiamata a rimettere ordine tra le singole iniziative nazionali che stanno mettendo a rischio il mercato unico nel solo settore gestito da una politica effettivamente comune.
I nuovi vincoli ambientali sono stati infatti anche il filo conduttore delle proteste degli agricoltori che in questa settimana hanno attraversato l’Europa. Prima a Berlino dove 10mila trattori hanno bloccato la capitale tedesca per manifestare contro il piano del governo che prevede una drastica riduzione all’uso dei fertilizzanti e il bando totale al glifosato, poi a Parigi dove con la manifestazione contro il crollo dei redditi in agricoltura e l’exit strategy nazionale dai fitofarmaci.
Questioni sulle quali è urgente una posizione condivisa a Bruxelles: un rapporto del Parlamento francese stima in 150 euro a ettaro l’incremento dei costi con l’addio al glifosato, diserbante senza reali alternative che alcuni paesi vogliono abbandonare prima della revisione della normativa europea.
Su una cosa sono tutti d’accordo: il fallimento del capitolo “verde” dell’ultima riforma datata 2013, che ha convinto la Commissione a cambiare il paradigma alla base delle proposte per il post 2020. Non più penalità per chi non rispetta le regole ma incentivi ai comportamenti virtuosi delle aziende agricole.
Le regole imposte fino a oggi (basate su diversificazione e set-aside obbligatorio), hanno avuto peraltro benefici ambientali molto discussi e hanno funzionato solo grazie alle continue deroghe. Inoltre, le proposte attuali prevedono un’ampia delega agli Stati membri sulla scelta delle misure e lasciano a Bruxelles il ruolo di controllore.
da: Il Sole24Ore, 1/12/2019