Talora "filtrare" la notizia con grande serietà, dovrebbe rappresentare la prima preoccupazione dei "media", ma non sempre le cose di questo mondo vanno nella maniera auspicata.
Infatti, durante le ultime settimane molte notizie, forse troppe, sono state fornite dai più diversi organi di comunicazione, circa la sperimentazione effettuata da un gruppo francese sulla presunta tossicità di una pianta transgenica per il carattere della resistenza all'erbicida glifosate. La ricerca in questione è stata condotta da una equipe diretta dal biologo molecolare Gilles-Eric Séralini della Università di Caen in Francia e avrebbe dato per risultato -come sostenuto da Séralini e collaboratori- lo sviluppo di molti tumori in ratti di laboratorio alimentati per due anni con mais ottenuto da piante della linea transgenica NK603 resistente al glifosate e realizzata dalla Monsanto. (Séralini et al.,
Food and Chemical Toxicology, pp.: 4221-4231, 2012).
L'impatto di tali notizie sull'opinione pubblica di tutta Europa è stato enorme. Questa volta, però, c'è stata una immediata risposta da parte della comunità scientifica. L'autorità competente per l'Europa, l'EFSA, ha avviato una lunga procedura con la quale si ripromette di verificare ogni fase della sperimentazione francese, perché le prove eseguite hanno incredibili difetti sul piano procedurale (ad es.: topi appartenenti ad una linea che naturalmente sviluppa molti tumori; limitato numero di topi usati negli esperimenti; disegno sperimentale inadeguato; etc.) che non avrebbero mai dovuto consentire la comunicazione dei risultati alla stampa. Questo atteggiamento dell'EFSA è stato condiviso da molteplici organizzazioni scientifiche italiane ed europee. A titolo esemplificativo mi piace ricordare un articolo italiano a firma di Gabriele Milanesi, biologo molecolare dell'Università di Milano, apparso su
"TuttoScienze" del 10 0ttobre u.s. che appare come una stroncatura senza appello della ricerca francese. Le organizzazioni europee che si sono espresse in merito sono le più diverse; significativa è stata la presa di posizione della EPSO (Organizzazione Europea per lo Studio delle Piante), il cui presidente, Heribert Hirt dell'INRA, ha dichiarato che, nel dibattito sugli OGM, le ragioni della scienza vengono regolarmente travolte dagli interessi politici. Mi è parsa inoltre molto significativa la presa di posizione di Nature, la rivista scientifica per eccellenza. Questo periodico, spesso critico sugli OGM, non ha tenuto, sulla vicenda, una posizione esattamente equidistante, ma, tramite la penna di uno dei suoi "senior reporter" Declan Butler, ha esaminato il lavoro di Séralini ed ha dato ampio risalto alla dichiarazione del Comitato Etico del Centro Nazionale della Ricerca Scientifica francese che invitava tutti i ricercatori che operano su argomenti controversi, a rapportarsi al pubblico in modo molto più responsabile. In tutto l'articolo, Butler (
Nature-Biotechnology, News In Focus, 490, 2012), elenca i numerosi punti deboli del lavoro francese.
Pertanto l'affermazione di alcuni organi di stampa italiani, secondo i quali l'atteggiamento tenuto in questa vicenda da
Nature, sarebbe stato quello di limitarsi a sottolineare "...che solo la ripetizione della ricerca da parte di altri potrà dire una parola definitiva" , non è rispondente a verità e potrebbe anzi interpretarsi come una volontà di tenere il "problema" degli OGM in un eterno limbo che non è certo una grande prospettiva scientifica.