Il carciofo, un tempo definito il “re dell’orto” e il cardo, sono due colture di notevole interesse e in fase espansiva specialmente nella Sicilia orientale dove, accanto al tradizionale “violetto di Sicilia”, sono state introdotte altre varietà.
Il prof. Giovanni Mauromicale dell’Università di Catania si è soffermato sulle principali innovazioni di prodotto e di processo nel settore agronomico, sull’arricchimento del panorama varietale nell’ultimo ventennio e sulla recente costituzione di nuovi cloni di Violetto di Sicilia e Spinoso di Palermo, nonchè su un modello di coltura esclusivo per l’industria di trasformazione, sulla messa a punto di una specifica attività vivaistica e sull’utilizzo dell’irrigazione nebulizzante per contenere l’atrofia dei capolini. Ha, quindi, fatto una carellata sui nuovi prodotti ottenibili dal Cynara quali: nutraceutico, cagli vegetali per la produzione di formaggi, biomassa per la produzione di biogas, biometano e bioetanolo, fibra cellulosica per la produzione di carta e matrici di rafforzamento per materiali compositi, piante e fiori per uso ornamentale, alimenti per il bestiame, biofarmaci, seme per l’estrazione di olio o produzione di biodiesel.
Il quadro varietale della Sicilia occidentale è stato presentato dall’Agronomo Dr Calogero Romano, che si è soffermato sulle tipologie prevalenti a raccolta autunnale e sugli ecotipi spinosi che entrano in produzione nel mese di dicembre. Ha auspicato una migliore organizzazione dei produttori nonché particolare attenzione alla propagazione della specie ed al confezionamento dei capolini, raccomandando, altresì, opportune ricerche per la massima meccanizzazione delle diverse operazioni colturali.
Le innovazioni nel post-raccolta sono state illustrate dalla prof.ssa Cristina Restuccia e collaboratori i quali hanno evidenziato che La shelf-life dei capolini di carciofo, commercializzati sia come prodotto fresco che come prodotto minimamente processato, è principalmente limitata da alterazioni sia di natura fisiologica che microbiologica. Studi sperimentali su diverse cultivar di carciofo e a diverse epoche di raccolta hanno dimostrato, per i capolini commercializzati allo stato fresco, l’efficacia del lavaggio in acqua ozonizzata e della conservazione in cella con insufflazione notturna di ozono gassoso, per 3 o 7 giorni, nel ridurre la carica microbica alterante mantenendo, al contempo, le caratteristiche nutrizionali e qualitative dei capolini con una shelf-life sino a 11 giorni.
Sui metodi di controllo biologico e integrato dei parassiti animali il prof. Gaetano Siscaro dopo avere richiamato la normativa vigente sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN), ha sottolineato la necessità di applicare strategie di controllo dei principali insetti fitofagi del carciofo, in particolare afidi e lepidotteri, ricorrendo a razionali strumenti di prevenzione, ad affidabili sistemi di monitoraggio e di previsione, al fine di adottare efficaci misure di protezione delle piante.
La Prof.ssa Gaetana Mazzeo ha relazionato sull’importanza degli impollinatori nella coltivazione del carciofo per l’ottenimento di seme, illustrando i risultati di studi condotti su due diverse cultivar con insetti pronubi, in particolare Apoidei, utilizzati per l’impollinazione. Le ricerche hanno evidenziato i diversi comportamenti biologici e il ruolo svolto dagli impollinatori comunemente impiegati, ape mellifera e bombi e dagli altri pronubi presenti nell’ambiente (principalmente Apoidei solitari).
Il dr. Claudio Scalisi ha fatto il punto sulle nuove strategie di marketing evidenziando come esse si adattino sempre più alle mutate esigenze dei consumatori e delle grandi catene di distribuzione.