La tartuficoltura è un settore agricolo sempre di grande valore per l’Italia. Alcuni testi di legge presentati alla Camera, in attesa che si cominci l’esame in materia di “raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi” tendono a regolare e valorizzare il comparto. Il settore dei tartufi, secondo le associazioni agricole in Italia, conta circa 200 mila raccoglitori ufficiali che riforniscono industrie, negozi e ristoranti per un giro di affari complessivo stimato in circa 500 milioni di euro l’anno.
È necessario quindi che Parlamento e Regioni abbiano l’obiettivo di promuovere la tutela e la valorizzazione dei tartufi e dell’ambiente naturale in cui si riproducono, oltre alla conservazione e alla diffusione delle provenienze autoctone dei tartufi e delle piante ospiti, in modo da sostenere il miglioramento e lo sviluppo della tartuficoltura, ispirandosi ai criteri di qualità ed eccellenza, anche a tutela dei consumatori.
La Cia Agricoltori di Ascoli Piceno, insieme all'Università Politecnico delle Marche e all'Università di Urbino, sono i principali promotori di un progetto di miglioramento degli standard qualitativi del prodotto e di aumento delle quantità. Infatti, la zona del Piceno è una tra le più importanti in Italia per questo fungo. Nel Piceno grazie al terreno che caratterizza l'area interna, il tartufo si trova in tutte e nove le tipologie che sono commercializzate e per alcune specie si può anche coltivare: il bianco pregiato, il brumale, il moscato, il nero ordinario e il bianchetto. Le specie che invece sono coltivate in provincia di Ascoli sono il nero pregiato e lo scorsone. Le aree in cui sono coltivati i tartufi sono la zona di Roccafluvione fino ad Amandola, ma anche nell'area di Acquasanta.
Bisogna tuttavia tenere conto che le condizioni meteo stanno modificando anche la produzione del tartufo. Il riscaldamento del suolo permette ad esempio la coltivazione anche a quote più elevate delle montagne del Piceno e questo potrebbe costituire un’importante opportunità per le economie di quelle aree, attualmente non molto sviluppate dopo il sisma.
Il progetto si occupa anche del miglioramento delle tecniche di micorrizazione con tartufo in vivaio in terreni idonei allo sviluppo del tartufo, o resi tali mediante opportune pratiche colturali. Il primo importante passo per il successo della coltivazione del tartufo è disporre di piante ben micorrizate con tartufo e valide da un punto di vista forestale. Queste tecniche con tartufi pregiati di giovani piantine sono progressivamente diventate sempre più affidabili, grazie alle ricerche condotte fino a oggi.
da: Oliofficina, 22/1/2020