Non sarebbe stato possibile realizzare i celeberrimi giardini pensili di Babilonia se non fossero state già disponibili a quell’epoca (VIII secolo a.C.) conoscenze di tipo agronomico in grado di permettere l’allevamento di un elevato numero di specie rampicanti e da ombra e soprattutto un approfondito sapere nel settore dell’ingegneria e dell’idraulica, indispensabili per mettere in opera dispositivi di captazione, sollevamento, distribuzione dell’acqua in condizioni assai difficili come erano quelle dei terrazzi degradanti.
Anche l’uso del frangivento è stato trasferito dall’agricoltura al giardino già in epoca egizia (basti pensare ai filari di palme Dum che delimitavano il giardino in Egitto), come pure la presenza dei bacini d’acqua utili per innalzare l’umidità dell’aria e divenuti nei giardini elemento decorativo.
D’altra parte, dall’agricoltura si sono desunte le tecniche di propagazione delle specie ornamentali, della concimazione, dell’irrigazione, delle potature, preziose queste ultime per i dettami dell’ars topiaria, le varie forme di allevamento delle specie da frutto dotate di valenza produttiva, ma anche estetica, la modalità di realizzazione del pergolato così accuratamente descritto nel poemetto
De Agricultura scritto da Michelangelo Tanaglia a metà del quattrocento.
La conoscenza della trattatistica storica esistente in campo agronomico, assai ricca per altro, è fondamentale per affrontare correttamente la manutenzione e il restauro dello straordinario patrimonio di parchi e giardini storici di cui il nostro Paese dispone.
Foto (da wikipedia): I giardini pensili di Babilonia