Il 6° Censimento Generale dell’Agricoltura del 2010, i cui risultati sono stati resi pubblici recentemente, ha contato in Italia un milione 621 mila aziende agricole con 12 milioni 856 mila ettari di superficie agricola utilizzata (Sau). Nonostante la considerevole contrazione (- 32,4 per cento) del numero di aziende dal precedente Censimento del 2000, la superficie media è ancora pari a 7,9 ettari, a fronte di 490 mila aziende con 55 ettari di Sau in media in Francia e 300 mila aziende con 56 ettari di Sau in media in Germania.
Dalla lettura di questi dati, se ne deriva spesso una immagine particolarmente preoccupata: la competitività dell’agricoltura Italiana appare ancora frenata da un pesante gap strutturale. Ma dividendo le aziende censite sulla base della loro dimensione economica (una misura del reddito lordo, basata sulla produzione standard calcolata applicando una metodologia europea), l’agricoltura italiana offre un’immagine di sé molto articolata.
Il 67 per cento delle aziende agricole italiane ha una dimensione economica inferiore a 10 mila euro (circa una pensione media). Più della metà di queste aziende (pari al 36,4 dell’intero universo censito) auto-consuma totalmente o in prevalenza la propria produzione. Quelle che restano di questo gruppo, che commercializzano la maggior parte della produzione, hanno una dimensione economica media di appena 3.730 euro l’anno. Queste aziende, secondo lo studio, non possono essere considerate propriamente imprese per il carattere accessorio della propria attività.
Un altro 11 per cento delle aziende del Censimento ha una dimensione economica tra 10 e 20 mila euro (circa il reddito medio di un lavoratore dipendente, quello che in passato veniva considerato come “reddito comparabile”). Tra queste aziende poco più della metà presenta caratteristiche tali da poterle definirle imprese potenziali. Le altre mostrano chiari segni di disattivazione.
L’ultimo 22 per cento delle aziende, quelle con dimensione economica sopra i 20 mila euro, sono le sole che possono effettivamente e a pieno titolo essere considerate “imprese”. Si tratta di 355 mila aziende in tutto, con 26,5 ettari in media. Esse lavorano il 73,3 per cento di tutta la Sau ma soprattutto producono da sole l’88,3 per cento della produzione standard totale nazionale. Anche in termini di età media, con 53 anni a fronte di 61 delle non imprese, presentano una condizione relativamente più soddisfacente.
In conclusione, se si considerano le sole imprese, distinguendole dalle aziende non-imprese, il volto dell’imprenditorialità agricola italiana appare decisamente migliore rispetto a quello che una lettura superficiale del Censimento condurrebbe a supporre. L’agricoltura italiana delle imprese deve ancora migliorare per confrontarsi alla pari con gli altri sistemi agricoli, e per questo serve una politica per la competitività che non si disperda su una miriade di non-imprese e sia mirata selettivamente su queste aziende che sono prima di tutto imprese.
Le aziende non-imprese non vanno ovviamente abbandonate per molte ragioni: (a) per il ruolo importante che svolgono dal punto di vista ecologico, (b) per il rapporto che tanti cittadini piccoli-agricoltori coltivano con la natura, (c) per il ruolo di riserva di valore per le esigenze e la sicurezza familiari, (d) perché producono prodotti genuini per l’autoconsumo o per piccole integrazioni di reddito.
Ma poiché non possono essere considerate propriamente imprese, per quelle aziende occorre una politica soprattutto di servizi aggregativi, che ne faciliti la sopravvivenza e anche la crescita, ma solo se si mettono insieme dove le condizioni lo consentano, oppure che ne esalti, senza altre pretese, il ruolo accessorio.
Approfondimenti al tema:
Arzeni A., Sotte F., Imprese e non-imprese nell'agricoltura italiana. Un'analisi sui dati del Censimento dell'Agricoltura 2010.
Il rapporto di ricerca, riguardante l’Italia in complesso, è reperibile on-line tra i working paper del sito del Gruppo 2013: http://www.gruppo2013.it.
Una sintesi, con i risultati per ciascuna regione, è stata pubblicata sul n.32 di Agriregionieuropa: www.agriregionieuropa.it.