L’acqua è, come noto, elemento fondamentale per la vita dell’uomo ed ha permesso i processi di coltivazione e allevamento.
Un tema, peraltro, importante è quello dell’accessibilità a tale risorsa. Accessibilità (e cioè facoltà di accedere, avvicinarsi e disporre di tale risorsa) che può essere analizzato sotto diversi aspetti.
Innanzitutto l’accesso economico, e cioè la possibilità di approvvigionarsi della risorsa acqua in termini sostenibili da parte delle popolazioni, evitando anche gli sprechi dovuti alle perdite nelle condotte di distribuzione.
Vi è poi l’accessibilità politica e sociale, legata alle difficoltà di accesso dovute alle guerre o alle tensioni tra stati (si pensi alla Turchia, Siria ed Iraq per i bacini del Tigri e dell’Eufrate), alle diseguaglianze sociali e ai problemi delle reti di approvvigionamento e smaltimento.
Importante è poi l’accessibilità fisica che si incrocia con l’accessibilità emozionale: pensiamo al fascino che riveste per i bambini l’elemento acqua e l’impulso che provano le persone di avvicinarsi a tale risorsa lungo i fiumi e gli specchi d’acqua; tale esigenza di rapporto stretto con la risorsa acqua ha stimolato e favorito tutti i processi di rivalutazione e rigenerazione dei cosiddetti “waterfront” in tutto il mondo. L’accessibilità cerimoniale è poi testimoniata dalla presenza dell’elemento acqua in tutte le rappresentazioni scenografiche dell’antichità.
Di grande attualità appare l’accessibilità trasportistica, legata all’utilizzo delle vie d’acqua anche in termini ludici e diportistici.
L’accessibilità sanitaria sicura è poi tema fondamentale per le popolazioni, accesso sicuro che rimane problematico in molti paesi. Non si dimentichi, poi, il tema dell’accesso fisico sicuro all’elemento, che se è per noi europei tema scontato, così non è per molte popolazioni, dove l’accesso all’acqua può essere pericoloso per la presenza di rettili (i contadini del Myanmar devono guardarsi dai serpenti velenosi nelle zone umide) o insidie di tipo biologico (parassiti degli ambienti lacustri).
Si tenga conto, inoltre, che quasi 800 milioni di persone nel mondo (una su nove) non hanno accesso all’acqua potabile, due miliardi di persone non hanno accesso a un bagno e duecento milioni di ore ogni anno vengono spese (da donne e ragazze) per raccogliere e fare scorta di acqua.
Come si vede molto vi è ancora da fare, sia a livello progettuale ( l’elemento acqua è spesso dimenticato o sottovalutato nei processi di pianificazione urbanistica e di costruzione edilizia) sia a livello politico e sociale, oltre che informativo.
A livello progettuale bisogna: porre attenzione al corretto rapporto tra aree edificate, aree permeabili ed aree vegetate; garantire il corretto deflusso delle acque; prevedere idonee densità edilizie (né troppo alte per non ingenerare concentrazione abitativa né troppo basse per garantire la fruizione dei servizi e una piacevole qualità della vita; conoscere e rispettare i livelli storici raggiunti dalle acque rivierasche per evitare fenomeni di esondazione in aree edificate laddove non si doveva costruire; garantire attenzione alle attività rivierasche (sia produttive sia ricreative sia sportive); prestare cura agli accessi per i disabili, agli anziani e ai bimbi con idonee soluzioni progettuali; fornire idonea segnaletica di accesso e visibilità alla risorsa acqua; valorizzare la visione degli spazi d’acqua anche come risorsa economica.
In tale quadro, oltre all’Accademia dei Georgofili, molti ordini professionali si stanno muovendo sul tema, come il Centro Regionale Studi Urbanistici della Lombardia (emanazione dell’Ordine) che ha organizzato una serie di conferenze sul tema acqua e territorio nei suoi vari aspetti (acqua e insediamenti, navigabilità, funzione ricreativa e turistica, difesa idrogeologica).