La selvicoltura giurassica: conseguenze forestali e umane

di Giovanni Bernetti
  • 28 January 2015
Con una macchina grossa e spaventosa è, oggi, possibile sramare, tagliare e  sezionare in meno di mezz’ora un abete alto 30 metri. Un’altra macchina, poi, si accolla più tronchi e li porta su strada dove una terza macchina prende i rami e i tronchi difettosi e li mangia, li trita   e butta le schegge sul camion. Dal Lunedì a venerdì, pochi  operai possono far  sparire un ettaro di abetina.  
Colpisce il modo con cui la  fisionomia di alcune di queste macchine ricordi da vicino quella dei rettili giganteschi del Secondario. E’ come se gli ingegneri di oggi  avessero ricopiato la natura di ieri. A queste macchine, manca la coda,  che pure avrebbe potuto essere predisposta come contrappeso equilibratore.  L’evoluzione darwiniana è già in atto con ceppi genetici in cui ruote e cingoli restano obliterati a favore di gambe, cioè di organi  più adatti alla locomozione in montagna. 
C’è da temere per le conseguenze che  queste novità possano avere sulla conservazione del bosco; soprattutto a fronte dei parsimoniosi modi di taglio che oggi vengono auspicati o prescritti  per produrre legno  conservando   la compagine del bosco.  Ma c’è un risvolto importante.
Quei pezzi di legno che ancora oggi si trovano  nelle nostre case sotto forma di mobili o altro, non sono capitati a caso, ma  vengono dal lavoro di uomini che per sopravvivere si sono sottoposti  a fatiche, disagi e pericoli. Se la selvicoltura giurassica potrà rifornirci di legno senza dovere ricorrere a uno dei più arretrati sistemi di lavoro, ci  sarà  un notevole vantaggio sociale. Sarà impegno delle scienze forestali stabilire configurazioni compatibili  impegnandosi nell’analisi dei vantaggi e degli svantaggi. 



Foto di apertura: Johannicervosaurus  truncator

Foto sotto: Brontolosaurus lignichiappus





Jurassic Forestry. Consequences for forestry and humans

Today, a big, scary machine can limb, fell, and buck a 30-metre fir in less than 30 minutes. Another machine then carries the trunks to the road where a third machine takes the branches and defective trunks to chip them, and then throws the resulting wood chips on a lorry. From Monday to Friday, just a few workers can clear a hectare of fir-wood.
It is striking how some of these machines strongly evoke the gigantic reptiles from the Secondary. It is as if today’s engineers had copied yesterday’s nature. These machines have no tail that could have been planned as a balancing counterweight. Darwinian evolution is already in progress with genetic strains where wheels and caterpillar tracks have been scrapped in favor of legs, as parts more suitable for mountain transport.
The consequences that these new machines can have on forest conservation are to be feared, especially in view of the parsimonious cutting methods that today are expected or required in order to produce wood while preserving the forest system. But there is one important implication. 
Those pieces of wood that still today are found in our houses as furniture or other objects did not happen by chance but are the result of the labors of humans who, in order to survive, were subjected to hardships, privations, and danger. If Jurassic forestry can supply wood without having to resort to one of the most backward of work systems, it will be a great social advantage. It will be forest science’s commitment to establish compatible configurations, analyzing their advantages and disadvantages.


Ph. 1: Johannicervosaurus  truncator

Ph. 2: Brontolosaurus lignichiappus