Ancora una volta quelli trascorsi sono stati giorni di festa da una parte e, dall’altra, di consueta lotta per arrivare a mettere insieme almeno un pasto al giorno. Perché nell’Italia del 2024 quella che alcuni chiamano “forbice sociale” s’allarga invece di chiudersi: milioni di italiani hanno potuto permettersi di allestire grandi tavolate mentre altri milioni sono riusciti a malapena a mettere insieme qualcosa di cui cibarsi. Estremizzazioni giornalistiche, si potrebbe dire. I numeri delle rilevazioni statistiche e degli studi emersi in questo periodo, ci restituiscono però una realtà in cui povertà e agiatezza convivono anche nelle nostre stesse case. Una realtà in cui l’agroalimentare nazionale deve fare i conti con le difficoltà dell’economia.
“Pasqua delle differenze”, dunque. A parlarne è stato il Centro studi di Confcooperative che in una nota ha indicato come siano circa 10 milioni gli italiani in povertà accanto ai quali altri 10 milioni possono permettersi spese spesso extra-lusso. A quelle di Confcooperative, sempre in questi giorni, si sono affiancate le stime di Coldiretti che ha calcolato (sulla base dei dati del fondo per l'aiuto europeo agli indigenti, Fead) come siano circa 3,1 milioni le persone costrette, in Italia, a chiedere aiuto per mangiare. L'emergenza riguarda qualcosa come 630mila bambini sotto i 15 anni – hanno rilevato ancora i coltivatori -, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 356mila anziani sopra i 65 anni. Povertà che, tra l’altro, non guarda certo in faccia all’origine: solo il 23% circa delle persone in difficoltà sarebbe costituito da migranti.
Pasqua del disagio e della povertà, quindi, per moltissimi. Una condizione questa che, d’altra parte, è possibile constatare direttamente magari passeggiando lungo le vie dei centri urbani oppure guardando alle file che si allungano fuori dalle mense allestite da istituzioni diverse. Perché – è bene ricordarlo anche qui – anche le feste appena trascorse sono state caratterizzate da poderosi interventi di soccorso sociale tra istituzioni pubbliche e private.
C’è poi stata l’altra Pasqua, quella di chi complessivamente, stando ad Assoutenti, è arrivato a spendere 2,2 miliardi di euro in alimenti consumati in questi pochi giorni appena trascorsi. Un esborso impressionante dovuto alla quantità di cibo sulle tavole ma anche all’aumento dei prezzi: sempre Assoutenti indica una crescita media pari al 4% su base annua per il paniere alimentare, con picchi del 46,2% per l'olio d'oliva e dell'11,1% per la frutta fresca. Un andamento al rialzo che interessa anche alcuni prodotti enogastronomici tipici proprio della Pasqua, come la carne ovina, caprina oppure i salumi, che hanno fatto segnare un +3,8%. Ancora secondo i coltivatori poi, solo per fare un esempio tra molti, sarebbe stato pari a 130 milioni di euro il solo giro d’affari collegato alla produzione e vendita di uova.
Certo, c’è anche un’altra verità. Quella di un Paese che magari fa sacrifici, ma non rinuncia alle prelibatezze nazionali. Per la cronaca, gli osservatori del mercato sono stati pressoché tutti concordi nel confermare che le eccellenze enogastronomiche nazionali hanno primeggiato anche quest’anno tra cibi regionali, formaggi e salumi, oltre a vini, prosecchi e spumanti e ortofrutta. Ogni famiglia, stando ancora ai coltivatori, pare abbia speso per il pranzo pasquale in casa circa 75 euro. Classica “media del pollo” che andrebbe approfondita e che, appunto, non può nascondere altri numeri come quelli appena forniti.