Nel rimandare agli atti in corso di pubblicazione sul sito dell’Accademia ci preme sottolineare qui alcuni aspetti salienti emersi da questa giornata. Preso atto che non si tratta più di emergenza climatica ma di una vera e propria crisi climatica destinata non solo a continuare ma, visti gli andamenti, ad accentuarsi e preso atto anche che l’intensificazione culturale degli ultimi cinquanta-sessanta anni ha contribuito ad impoverire la risorsa suolo, occorre mettere in atto una serie di azioni atte a ripensare il modo di fare agricoltura e qui è emerso il cambio generazionale del mondo agricolo con gli operatori del settore, consapevoli in toto della necessità di questo cambiamento, aperti e disponibili alle innovazioni; magari sarebbe necessario un sostanziale contributo formativo che al momento sembra essere lasciato all’iniziativa personale.
Dai relatori del CNPAPAL sono stati esposti esempi concreti di azioni virtuose in piena sintonia con le raccomandazioni scientifiche degli esperti. Ad esempio, si reintroduce la pratica del sovescio di leguminose unitamente all’apporto di materiali organici disponibili per far fronte al continuo deperimento di sostanza organica nel suolo e si è consapevoli che queste pratiche devono essere continuative nel tempo proprio perché i loro effetti si manifestano nel lungo termine. Si reintroducono gli avvicendamenti colturali al posto delle monocolture, sostituendo le tradizionali lavorazioni del terreno con tecniche più compatibili con la salute del suolo come il minimum tillage, ecc. Si è preso coscienza inoltre che il compattamento del terreno è uno degli aspetti più preoccupanti di degradazione del suolo e nel rinnovo del parco macchine si cerca di adeguare la potenza e il peso di queste alla dimensione dell’azienda e alle caratteristiche del suolo. Molto spesso le macchine agricole sono sovradimensionate, soprattutto in relazione alla fragilità dei suoli. Adesso, dove possibile, si cerca di operare l’inerbimento, specialmente nei vigneti, con lo scopo anche di aumentare la portanza del terreno stesso.
Sicuramente il cambiamento più sostanziale ed efficace è avvenuto con l’adozione delle nuove tecniche irrigue che massimizzano l’efficienza idrica attraverso l’uso di bassi volumi di adacquamento, come l’irrigazione a goccia, con turni gestiti digitalmente. Si abbandonano così i grandi volumi di acqua distribuita per scorrimento o a getto che, oltretutto, causavano un deterioramento della struttura del suolo come il costipamento e l’insorgenza di croste superficiali.
È stato anche ribadito che i violenti nubifragi, ormai frequenti in questa crisi climatica, causano notevoli dissesti al suolo a causa sia dell’abbandono di quelle sistemazioni di regimazione delle acque superficiali, sia al notevole incremento del consumo di suolo e della conseguente impermeabilizzazione. Da qui la necessità di riprendere a progettare, in chiave moderna, nuove sistemazioni idraulico agrarie. A questo proposito sono stati enunciati i pro e i contro delle attuali preparazioni del terreno per gli impianti, soprattutto, di nuovi vigneti che prevedono, in ambienti collinari, movimenti di masse di terra con conseguenti cambio di stratificazione del suolo e drenaggi interrati. I contro sono molto preoccupanti in quanto si è riscontrato un forte aumento dei fenomeni erosivi, mal funzionamento dei dreni e rilevanti fallanze delle piante. Per cui in questo settore c’è molto da lavorare e questi programmi di nuove sistemazioni dovrebbero essere inseriti in più ampi progetti di messa in sicurezza del territorio.
Per quanto concerne gli scenari futuri di gestione della risorsa idrica, sono semplici e altrettanto inderogabili: occorre recuperare quanto più possibile quell’89% dell’acqua piovana che non si infiltra nel terreno durante gli acquazzoni, attraverso la realizzazione di nuovi serbatoi artificiali e invasi nonché il ripristino dei laghetti collinari esistenti, partendo da quelli di forte interesse agricolo. Ciò non è più procrastinabile visto i dati drammatici delle diminuzioni di portata di tutti i corsi d’acqua nell’ultimo decennio e considerando anche che, con questo andamento della crisi climatica, l’agricoltura del futuro avrà sempre più bisogno di irrigazione.