Credo che sia utile riferirsi alle novità che nel 2010, in questo settore , si sono verificate nell'Unione Europea.
Dopo un periodo lunghissimo ( la prima coltivazione commerciale di piante GM si è fatta nel 1996) trascorso tra divieti e timidi passi avanti subito rientrati, l'Unione europea ha elaborato una complessa normativa che consente la coltivazione di queste piante solo a condizione che sia rispettata una griglia di vincoli molto rigidi che spesso scoraggiano l'eventuale agricoltore desideroso di misurarsi con i prodotti di questa nuova (ormai non più così nuova) tecnologia. Sappiamo comunque che le direttive europee devono essere recepite dai paesi membri prima di poter essere operative nei vari territori; inoltre nei vari paesi, come in Italia, le diverse Regioni devono elaborare dei "piani di coesistenza" che possono consentire la coltivazione di queste piante, cosiddette biotecnologiche, senza interferire con le coltivazioni tradizionali o biologiche o comunque allevate secondo principi agronomici ritenuti non compatibili con le tecniche biotech. Mentre questo lungo processo era ancora in atto è arrivata la notizia, per l'esattezza il 2 Marzo u.s., che la Commissione europea aveva concesso il permesso per la coltivazione di una patata ottenuta dalla Bayer e capace di produrre un amido particolare. La patata, chiamata Amflora, genera un tubero , quello che normalmente usiamo per la nostra alimentazione, che contiene solo la frazione amilopectica dell'amido, mentre è priva di amilosio, l'altra componente dell'amido. Questo risultato è stato ottenuto "spegnendo" il gene responsabile per la sintesi di amilosio; il tubero così ottenuto è suscettibile di molteplici usi industriali. La Germania ha già coltivato questa patata su alcuni ettari raccogliendo i tuberi all'inizio dell'autunno alla presenza del ministro dell'economia. Nel congestionato dibattito che è seguito non si è pensato neppure per un attimo che quel permesso a coltivare un OGM veniva dopo 12 anni di moratoria sulla coltivazione di OGM in Europa. Una nota associazione ambientalista parlava in quei giorni di "follia" e di decisione "assurda" al punto da "condannare l'agricoltura Made in Italy e di mettere a rischio la salute dei cittadini". Questi atteggiamenti tendono a negare ogni spazio di dialogo e sono coerenti solo con un risultato: eliminare dall'Italia, e possibilmente dall'Europa, ogni prodotto di una tecnologia ideologicamente
ripudiata e che invece può essere utilizzata vantaggiosamente per l'agricoltura e quindi per la società.
(foto: archivio dei Georgofili)
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