Uno studio congiunto tra l’Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo (Cnr-Isafom) e l’emerito professore in Soil Science Johan Bouma (University of Wageningen – Olanda), pubblicato sulla rivista Geoderma, ha mostrato come l'accumulo di sostanza organica nei suoli rappresenta un'opportunità per mitigare i cambiamenti climatici ed allo stesso tempo influenzare le caratteristiche fisiche chimiche dei suoli e quindi la capacità di quest’ultimi di rendere disponibile l’acqua per le colture.
Nel lavoro pubblicato, gli autori analizzano l'effetto dell'incremento della sostanza organica nell'orizzonte superficiale (strato o porzione di suoli lavorato, denominato Ap) sulle proprietà fisiche (ritenzione idrica e conducibilità idraulica) di sei suoli a diversa tessitura in termini disponibilità idrica per la coltura di mais in condizioni di cambiamento climatico.
Nei risultati ottenuti e nella discussione riportata è stato evidenziato come il concetto statico di Available Soil Water Capacity (AWC, capacità di ritenuta idrica di un suolo) non sia in grado di rappresentare la reale disponibilità idrica per la coltura, la quale è definita dalla Moisture Supply Capacity (SMC, capacità di approvvigionamento idrico), e come quest'ultima non aumenti incondizionatamente all'aumentare della sostanza organica dell'orizzonte superficiale. In conclusione, l’incremento di sostanza organica in un suolo favorisce sicuramente la mitigazione del cambiamento climatico ma non sempre migliora la disponibilità idrica di un suolo.
Fonte: CNR, 21/1/2020