Il dibattito scientifico sulla rarefazione della biodiversità è molto vitale. Secondo il rapporto FAO 2019 sullo stato della biodiversità mondiale, sono molti i fattori responsabili di tale rarefazione: elevato sfruttamento delle risorse naturali, inquinamento, cambiamenti climatici, crescita della popolazione e diffusa urbanizzazione. Tra questi, è verosimile che anche l’esercizio della agricoltura giochi un ruolo cruciale sulla contrazione della biodiversità complessiva del pianeta, alla luce del fatto che il 30% circa delle terre emerse sono impiegate per la coltivazione di cibo per l’alimentazione umana e di vegetali per uso zootecnico. Infatti, la semplificazione strutturale che l’ecosistema naturale subisce quando messo a coltura (agroecosistema) lo rende molto simile a un ecosistema al primo stadio della successione ecologica (poche specie a elevata densità), nell’ambito del quale per mantenere una sufficiente resilienza ecologica è necessario un frequente intervento antropico e l’impiego fertilizzanti e agrofarmaci. Risulta allora essenziale implementare la biodiversità del campo coltivato e assecondarne la complessità naturale. A tale proposito, gli insetti pronubi hanno un ruolo cruciale nella fornitura di molteplici servizi ecosistemici a supporto del mantenimento della biodiversità degli habitat e, aspetto non meno importante, della produzione di alimenti. È noto, infatti, che 39 delle 57 più importanti colture a livello mondiale necessitano dell’impollinazione mediata da insetti. Più in generale, gli insetti nel loro complesso rappresentano anelli essenziali delle catene trofiche e agiscono anche come significativi fattori di regolazione biotica di altri organismi viventi, animali e vegetali. Ad esempio, possono essere predatori e parassitoidi di altri insetti ma rappresentare, al contempo, anche una cospicua e variegata fonte di cibo per numerose altre specie animali (uccelli, piccoli mammiferi, rettili). Aspetto non trascurabile è anche la loro partecipazione, attiva ed efficace, al naturale processo di degradazione della sostanza organica. Se ne deduce che conservare la diversità entomologica è una delle condizioni indispensabili per il mantenimento della biodiversità e dell’integrità dell’ecosistema nel suo complesso. In tale ottica, a livello di agroecosistema è sempre più necessario e urgente mettere in atto dei veri e propri interventi di riparazione ecologica delle anomalie che rendono il campo coltivato assimilabile a un ecosistema immaturo. Tra questi, è indubbio che la diffusione di specie mellifere spontanee e coltivate, erbacee e arbustive, permetta di mantenere le comunità di insetti pronubi, ma anche di implementare il controllo naturale degli insetti fitofagi tramite la salvaguardia degli insetti entomofagi, offrendo a questi ultimi aree rifugio ed essenziali fonti trofiche (nettare e polline). Questo innesca un naturale circolo virtuoso, che si traduce nel mantenimento delle comunità dei cosiddetti beneficial insects (impollinatori ed entomofagi), determinando positive ripercussioni sulle rese delle colture, sulla gestione fitoiatrica e sulla loro qualità. Ad esempio, la semina di essenze erbacee mellifere in miscuglio, se caratterizzate da diversa epoca di fioritura e lasciate in situ fino al naturale compimento del loro ciclo di vita, offre supporto trofico a predatori e parassitoidi, permettendo spesso di colmare asincronie tra la presenza di tali insetti entomofagi e quella delle loro vittime. Inoltre, queste essenze garantiscono all’entomofauna pronuba nel suo complesso (api, bombi, farfalle) pollini e nettari multiflorali molto funzionali alla loro dieta, distribuiti in diversi periodi dell’anno. A tale proposito, lo stesso eco-schema 5 della PAC 2023-27 (OS6) prevede degli interessanti incentivi economici per la coltivazione di svariate essenze mellifere in miscuglio, con l’obiettivo di preservare la biodiversità degli agroecosistemi e del paesaggio rurale nel suo complesso. Dal punto di vista della ricerca, appare tuttavia fondamentale condurre indagini approfondite per la valutazione del reale beneficio derivante dalla diffusione di diverse specie mellifere in un determinato biotopo, tramite studi entomologici di correlazione ex ante ed ex post, mirati alla verifica quali-quantitativa delle principali specie di insetti impollinatori ed entomofagi, anche in confronto con aree testimone. È fondamentale fornire utili strumenti e valide metodologie, nell’ottica della futura progettazione di agroecosistemi biodiversi, come una delle possibili soluzioni al superamento dei limiti ecologici intrinseci dell’agricoltura convenzionale.