Una delle più importanti scoperte botaniche, effettuata in Sicilia, è quella di una Ulmacea relitta del genere Zelkova ritrovata, alla fine dello scorso millennio, in due siti dei Monti Iblei, nei territori comunali di Buccheri e di Melillli.
Il genere Zelkova era ritenuto estinto in Italia, a causa dei cambiamenti climatici che, dal Pliocene (circa 3 milioni di anni fa), portarono all’avvento del clima mediterraneo, caratterizzato da siccità estiva. Gli unici esemplari di Zelkova, conosciuti nel nostro Paese, erano stati trovati, come fossili, nel Lazio e datati a circa 31.000 anni fa.
Negli Iblei è sorprendentemente sopravvissuta l’Ulmacea che è stata descritta come Zelkova sicula da Di Pasquale, Garfì & Quézel nel 1992. Si tratta di un alberello alto fino a 2-3 metri, con foglie caduche, piccole, scarsamente lobate, coriacee e pelose. Per la sua importanza biologica è stata inserita nella Red List della IUCN (the World Conservation Union) nella categoria "Critically Endangered", nonché nella lista degli alberi monumentali d’Italia, del Ministero per i Beni culturali, in quanto specie relitta di antichissima origine. Per la salvaguardia delle residue popolazioni, dal 2011 al 2016, è stato attuato il Programma LIFE, direttamente gestito dall´UE, che prevedeva finanziamenti specificamente destinati alla conservazione della natura. Il progetto incentrato sulla protezione, sulla ricerca e attuazione di metodologie di riproduzione dell’Ulmacea, nonostante le sterili polemiche, anche alimentate da conduttori televisivi privi di adeguata sensibilità per i problemi ambientali, ha conseguito risultati interessanti, grazie ai quali le condizioni attuali delle relitte popolazioni di Z. sicula fanno sperare un loro completo recupero. Nei due siti iblei di rinvenimento, l’Ulmacea ospita numerose specie di insetti, rappresentati, in prevalenza, dai Coleotteri Cerambicidi :Niphona picticornis, Penichroa fasciata e Gracilia minuta nonché dai Buprestidi: Anthaxia umbellatarum, Acmaeodera pilosellae e Acmaeoderella adspersula. Tali polifagi Coleotteri xilofagi, erano molto numerosi prima degli interventi selvicolturali poiché, negli esemplari di Zelkova più debilitati, trovavano abbondante pabulum e substrato riproduttivo. Del tutto occasionale è la presenza del Lepidottero Saturnide Saturnia pavoniella e del Ninfalide Nymphalis polychloros. Le polifaghe larve, di entrambe le specie, rodono le foglie senza causare danni di rilievo alle piante. I fitomizi sono rappresentati da un Coccide del genere Parthenolecanium e dal polifago Diaspino Aspidiothus nerii. Maggiore interesse biologico riveste l’Afide galligeno Zelkovaphis trinacriae, studiato e descritto da Barbagallo nel 2002, le cui peculiari caratteristiche morfologiche ed etologiche ne consentono la netta separazione dalle altre specie vincolate al genere Zekova. Dalle uova svernanti, in primavera, sull’ospite primario prende avvio la prima di due generazioni; le forme alate della seconda, migrano sulle radici di ospiti secondari erbacei, sui quali svolgono, in estate, più generazioni; le forme alate dell’ultima generazione estiva, ritornano sull’ospite primario sul quale danno gli anfigonici che depongono le uova durevoli destinate a svernare. Nella primavera successiva nasceranno le fondatrici che produrranno galle di tipo aperto dall’aspetto rosettiforme. Tali iperplasie, che interessano i numerosi ricacci prodotti dalle gemme laterali, non hanno apparenti effetti negativi sulle piante, a dimostrazione del lungo processo coevolutivo delle due specie, che costituiscono un patrimonio genetico, di natura vegetale e animale, che va tutelato poiché entrambe sono sopravvissute superando le avversità che hanno causato nell’Isola l’estinzione numerose altre entità biologiche .
Foto: Larva del Lepidottero Ninfalide Nymphalis polychloros
Sotto: Galle rosettiformi provocate dalle fondatrici dell’Afide Zelkovaphis trinacriae