Negli ultimi anni si è osservato un riequilibrio della capacità di crescita nei mercato tra paesi produttori di vino del vecchio e del nuovo mondo e, in particolare, l’Italia ha mostrato notevoli capacità di competere nel mercato internazionale di questo prodotto. Nei prossimi anni, tuttavia, la competizione sarà verosimilmente ancora più intensa e la capacità di innovare sarà uno dei principali elementi di costruzione del vantaggio competitivo.
La capacità di innovare dipende da specifiche condizioni organizzative ma trova la sua origine in un sistema della ricerca efficace e efficiente. Il sistema della ricerca vitivinicola italiana, articolato in una molteplicità di istituzioni di centri collocati dentro e fuori l’Università dovrà pertanto migliorare il suo coordinamento interno e con il sistema produttivo, neutralizzando gli elementi di debolezza che è possibile ancora oggi rilevare. Tutto ciò in uno scenario nel quale le fonti di finanziamento nazionali alla ricerca e all’innovazione si sono sostanzialmente azzerate e nel quale, pertanto, diventa cruciale individuare i percorsi e i modelli organizzativi che possano consentire di cogliere le opportunità che in termini di innovazione e ricerca vengono dalle politiche dell’UE, opportunità che, tuttavia, si inquadrano in un quadro normativo piuttosto complesso. Riguardo all’innovazione, questa è riconosciuta come una priorità della nuova politica di sviluppo rurale (2014-2020), che individua nei Partenariati Europei per l’Innovazione (PEI) le strutture di incontro tra i diversi soggetti competenti, quindi anche il mondo della ricerca, nelle quali definire progetti e raccogliere finanziamenti nel rispetto di priorità e criteri che, in Italia, saranno fissati dal Piano Nazionale per l’Innovazione e la Ricerca (PNIR). Riguardo alla ricerca in senso stretto, stante la riduzione dei fondi MIUR, le maggiori fonti di finanziamento saranno assegnate con procedure competitive a livello europeo, principalmente nella cornice e sulla base delle priorità fissate dal documento Horizon 2020 che definirà il prossimo ciclo di bandi per progetti europei di ricerca (VIII programma quadro). A questa fonte principale di finanziamenti si affiancano, tuttavia, un insieme di altri programmi più focalizzati (ERANET, JPI, ETP) e altre opportunità potrebbero essere trovate nei fondi provenienti dal FSE, convogliate attraversi nuovi PON.
(Estratto della relazione svolta presso l’ Accademia dei Georgofili il 6 novembre 2013)