Indennità di cittadinanza - anche a chi non cerca lavoro?

di Franco Scaramuzzi
  • 07 January 2015
Viene talvolta manifestato l'intento di concedere a tutti i giovani disoccupati un salario minimo, quale “diritto di cittadinanza” (chiamato anche con altri termini diversi). Vi sono però molti motivi per ritenere che non si stia considerando la dimensione finanziaria di un tale onere per lo Stato (quindi per i contribuenti) e neppure le conseguenze morali che potrebbero derivarne se fosse concesso senza qualificarlo in qualche modo come corrispettivo di un qualsiasi lavoro. Cioè se venisse formalmente espresso, come adempimento di un dovere della società e solo come un discutibile diritto di chiunque, anche se immeritevole. 
Nella Unione Sovietica, quando vigeva ancora il rigido governo di Brežnev, ho visto piccoli gruppi di uomini e donne che, con incredibile lentezza, pulivano marciapiedi e aiuole. Sapevo che il Paese vantava di non avere disoccupati e mi fu chiaro allora quale fosse il metodo semplice per conseguire questo risultato. Bastava corrispondere a tutti un salario, anche se minimo e molto simile a una elemosina, ma configurato come corrispettivo di un apparente lavoro, non importa se reale ed efficiente, purchè formalmente così registrato. 
A questo riguardo, anche la nostra agricoltura offre oggi alcuni motivi di riflessione. Il settore soffre complessivamente per una carenza di manodopera. Perché allora dare un "salario minimo" anche a coloro che non cercano lavoro o non accettano quello dei campi, spesso già svolto dai loro nonni o genitori? La risposta è semplice: si è lasciato che venisse meno agli agricoltori l'indispensabile ed equo reddito. Se adottassimo misure per valorizzare i nostri prodotti agricoli, anche i giovani occuperebbero spontaneamente il vuoto creatosi nel lavoro dei campi, senza bisogno di velleitari incoraggiamenti e delle tante lodevoli iniziative che offrono ogni genere di sostegno a chi si dichiara disponibile a intraprendere un'attività agricola. Naturalmente, dovremmo riferirci ai tradizionali lavori nei campi e non a quelle attività del settore secondario e terziario, che da qualche tempo sono state confusamente inglobate tra quelle agricole (primario), quali agriturismi, adempimenti amministrativi di una pachidermica burocrazia, etc. 
Per chi cerca, ma non riesce a trovare, lavoro può essere giusto creare piccole attività, di interesse pubblico, che rispettino la dignità di coloro che ricevono un pur modesto sostegno del quale hanno contingentemente bisogno. 



Bonus of Citizenship

Strong and persistent unemployment has convinced someone to put forward a concession by the State on a minimum wage (as a “right of citizenship”) especially for the young people. Neither the financial burden (which would fall on taxpayers), nor the possible moral consequences if it were granted without somehow defining it as a compensation for a job have been taken into consideration. Namely, if it were formally expressed, as the fulfillment of a presumed obligation on the part of citizens and only as a debatable right by anyone, even if undeserving.
For those looking for and unable to find a job, it could conceivably be appropriate to create small jobs, possibly in the general public interest, that respect the personal dignity of those known to be in need who receive suppor, however modest.