E’ stato recentemente pubblicato dalla fiorentina casa editrice Olschki il volume di Giacomo Lorenzini e Cristina Nali, entrambi docenti all’Università di Pisa, intitolato “Il pino domestico – Elementi storici e botanici di una preziosa realtà del paesaggio mediterraneo”.
Il pino domestico fa parte della storia mediterranea, è frequente presenza nella letteratura, nelle arti decorative, nei miti, nella quotidianità. È pianta capace di vivere nelle condizioni più
ingrate, simbolo di ‘toscanità’, secondo solo, forse, al cipresso. Occuparsi di questa specie multifunzionale significa interagire con un universo che comprende aspetti paesaggistici, ma anche economici e produttivi ed implica confrontarsi con il passato dei nostri luoghi e con la loro tradizione alimentare. Fattori di ordine economico, sociale, ambientale e biologico hanno però sconvolto gli antichi equilibri e oggi è difficile continuare a pensare alle pinete nei termini ai quali eravamo abituati alcuni decenni fa: i conti economici non tornano e si rischiano fenomeni di abbandono, peraltro già in atto. Si intravedono dunque nuovi ruoli per la pineta, non più come fonte di ricchezza, ma, soprattutto, di arricchimento ambientale e paesaggistico.