Il carciofo, legato a mitiche leggende del mondo ellenico, da cui deriva il nome botanico “Cynara scolimus L.”, è un ortaggio tipicamente mediterraneo, conosciuto ed apprezzato fin dall’antichità per le sue pregiate caratteristiche organolettiche e le proprietà salutistiche. La conferma della sua origine mediterranea, si ricollega agli attuali nomi volgari, modificati in diverse lingue nel corso dei trasferimenti nel mondo. Infatti, dal neo-latino “articactus” e successivo volgare “articiocco” ancora presente in alcuni dialetti dell’Italia settentrionale derivano dal termine francese “artichaut” e inglese “artichocke”.
La coltura del carciofo, presente in diverse regioni del centro-sud, si è particolarmente affermata in Puglia, per le favorevoli condizioni pedoclimatiche e per la disponibilità irrigua, che permettono un ampio periodo di produzione dall’autunno alla primavera. L a carcioficoltura italiana si caratterizza per la presenza di vari tipi per la forma, allungata o sferica, il colore verde o violetto, la pezzatura piccola o grande, l’epoca di maturazione, precoce o tradiva. Tra le varietà più coltivate il romanesco, lo spinoso sardo, il violetto, il catanese, da cui derivano i tipi presenti in Puglia.
Fin dagli anni Cinquanta il carciofo è stato oggetto di approfonditi studi sulle proprietà terapeutiche, in particolare sull’azione epatoprotettiva della cinarina. E inoltre il carciofo ha azione diuretica, coleretica, ipoglicemizzante, antiossidante, coadiuvante nel prevenire patologie arteriosclerotiche, cardiovascolari, tumorali. Il fatto che questi princìpi attivi sianoo presenti nella parte edule del capolino può inserire il carciofo tra gli alimenti funzionali.
(crf: Nel Mese, 4/2013)