Il clima è di per sé una variabile in continua evoluzione e l'anomalia climatica che stiamo vivendo consiste nel fatto che, diversamente dal passato, all'aumento della temperatura a volte non corrisponde ad un incremento delle piogge. E altre volte si raggiungono enormi quantitativi d’acqua, difficili da regimare, in brevi o brevissimi sottoperiodi.
In natura è bene ricordare che tra i viventi chi non è in grado di adattarsi a queste anomale variazioni climatiche prima o dopo è soggetto a soccombere! Senza cibo si può vivere un mese, senz’acqua non si supera la settimana!
L’acqua nel mondo, un breve cenno introduttivo.
Il 71% della superficie terrestre è coperta d’acqua di cui la maggior parte è salata, mentre, il 2,5 % di acqua dolce, solo l'1% è utile per l’uomo. Di questo 1%, il 93% viene impiegato per usi agricoli.
Da segnalare che solo dieci Paesi dispongono del 60% delle riserve mondiali (ad es. Brasile 14% seguito da Russia, Cina, Canada) e numerosi conflitti d’acqua rimangono ancora accesi.
La disponibilità d'acqua varia ogni anno, le località in emergenza idrica crescono di numero e i costi dell'acqua sono in rapido aumento. Il 15% circa della popolazione italiana, per 4 mesi l'anno (giugno-settembre), è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo, mentre il 30% dell'acqua che entra nelle condotte idriche non arriva a destinazione ed il cahier de doléances potrebbe continuare.
“Cambiamento climatico e risalita del cuneo salino: casi studio nell’alto Adriatico”.
Questo è stato il tema discusso nell’ambito della Sezione Nord-Est nella giornata di studio del 15 ottobre u.s. Tale argomento era stato progettato già un anno fa sotto la spinta degli eventi negativi accaduti proprio nel 2022-3, quando il cuneo salino era risalito vistosamente nell’alveo dei fiumi Po, Adige e altri ancora. Con la fattiva collaborazione dei direttori dei principali consorzi di bonifica dell’alto Adriatico e due valenti ricercatori specialisti del settore è stato possibile realizzare un evento a cui hanno presenziato (on line) oltre 200 partecipanti.
Il suolo per sua natura non è impermeabile e l’acqua si infiltra nel terreno coltivabile più superficiale e nel suolo più compatto sottostante. Lungo le zone costiere, quando le due acque sotterranee si incontrano, l’acqua marina si incunea al di sotto di quella dolce, dato che la presenza di sale rende l’acqua ricca di una maggiore concentrazione di composti minerali rendendola più densa rispetto a quella dolce. L’acqua salata sotterranea assume quindi la forma di un cuneo. È un fenomeno naturale che è sempre esistito ma diventa un serio problema quando il cuneo penetra di molto verso l’entroterra. Questo può avvenire per diversi fattori, naturali o antropici. Tra le cause naturali si possono citare il livello del mare rispetto all’entroterra, le mareggiate e la siccità. Tra quelle antropiche il prelievo di acqua, la canalizzazione e la presenza urbana.
In Italia, una penisola con circa 8 mila chilometri di coste, la risalita del cuneo salino rappresenta un problema importante. Inoltre la siccità diventa sempre più grave e le risorse idriche del sottosuolo talvolta sono sovrautilizzate per usi agricoli, in primavera e in estate in modo particolare. Questi due fattori favoriscono una importante risalita dell’acqua marina, in particolare lungo le foci dei fiumi. Nell’estate del 2022 il cuneo salino ad esempio è risalito di ben 30 chilometri lungo il corso del Po, allungatisi a 40 nell’anno successivo. Anche altri fiumi, soprattutto quelli che sfociano nell’Adriatico settentrionale, come l’Adige e il Piave, hanno presentato problemi simili.
Sono state presentate varie soluzioni per contrastare gli effetti negativi del cuneo salino. Tra queste la progettazione di impianti per il riutilizzo dell’acqua di bonifica a fini irrigui, l’efficientamento della rete di distribuzione irrigua, la realizzazione di invasi e bacini di accumulo per lo stoccaggio di acqua dolce in condizioni di stress e la progettazione di nuove barriere antisale.
Dai vari interventi dei relatori è emersa chiaramente la necessità di una strategia globale che attraverso la riorganizzazione delle reti, le nuove opere di interclusione e le moderne tecniche di gestione della risorsa idrica consentano di governare il fenomeno per contenere il rischio per le coltivazioni, la salvaguardia dei sistemi naturali e dell’economia turistica.
Una oculata scelta colturale e l’impiego di nuove varietà in grado di sopportare la salinità (ad es. ottenute con le moderne tecniche Tea), un’adeguata irrigazione e alcune tecniche specifiche rendono possibile una proficua coltivazione anche in terreni a medio contenuto salino e con acque parzialmente salmastre. Da non sottovalutare infine come la salinità dei terreni possa compromettere la funzionalità dei macchinari agricoli.
Dissalare l’acqua anche per usi agricoli è possibile benché sia oneroso, ma questa è un’altra storia. Esistono vari metodi per desalinizzare l’acqua tra cui l’uso di varie tecnologie di membrana. L’Italia presenta un territorio costiero piuttosto ampio e frastagliato e se si escludono le isole i 7.900 km di coste scendono a circa 4.100 km. Proviamo a pensare a quanto terreno costiero in più potremmo coltivare utilizzando acqua marina desalinizzata del tutto o anche solo parzialmente, scegliendo le specie adatte.
L’irrigazione con acqua salata, di per sé, non è una soluzione ottimale, in quanto l’eccesso di sodio danneggerebbe le piante in modo irrimediabile. I Paesi mediterranei più sviluppati, eccezion fatta per Israele, di rado si sono realmente posti il problema di irrigare con acqua salata. La scoperta di un suo possibile impiego agricolo costituirebbe una manna specie per i territori in cui la pioggia è quasi sempre scarsa o addirittura assente durante l’anno.
Varie altre specie sono più o meno adattabili alle condizioni di elevata salinità: pomodoro e basilico, ad esempio, tollerano una salinità pari a circa 1/10 di quella del mare. Oltre alle alofite (finocchio e asparago di mare, piante dotate di adattamenti morfologici o fisiologici che ne permettono l'insediamento su terreni salini o alcalini, oppure in presenza di acque salmastre), esiste tutta una serie di colture più o meno tradizionali che possono essere adatte per essere irrigate con acqua a debole salinità o salmastra. Come si è già avuto modo di verificare, quella delle Chenopodiaceae è una tra le famiglie botaniche che più di altre possono adattarsi a queste condizioni. Al loro fianco si possono annoverare anche altre piante ben conosciute che possono essere coltivate in “acquaponia” con acqua salina, vedi barbabietola e quinoa ad esempio che tollerano una salinità compresa tra 1/6 e 1/3 di quella marina.
Nell’ambito della ben nota opera di bonifica del Polesine, la barbabietola, nei terreni recuperati al mare, è stata subito introdotta con un certo successo. Con il decrescere progressivo della salinità, nell’avvicendamento alla bietola è poi succeduta l’erba medica e quindi il mais e il riso.
“Il tasso di libertà di un paese è inversamente proporzionale alla lunghezza dei suoi fiumi” (K. Wittfogel, filosofo tedesco vissuto per lungo tempo in Oriente). Citazione storica riportata da Andrea Rinaldo in “Il governo dell’acqua. Ambiente naturale e Ambiente costruito”, Marsilio ed., 2009.