È un altro passo indietro per la politica agricola comune (PAC). Dopo tre giorni di trattative, i deputati e gli Stati membri dell'Unione europea (UE) non sono riusciti a trovare un accordo sulla nuova PAC destinata a "inverdire" l'agricoltura europea dal 2023, ha annunciato il Consiglio europeo venerdì 28 maggio, specificando che i colloqui riprenderanno "a giugno".
"Un numero significativo di criticità rimane irrisolto. Si è quindi deciso di rinviare le discussioni", ha affermato il Consiglio, l'organo di rappresentanza degli Stati. Una nuova proposta dei ministri dell'agricoltura dell'UE, riuniti mercoledì e giovedì a Bruxelles, è stata giudicata dagli eurodeputati ancora troppo distante dalle loro rivendicazioni ambientali e sociali. I Ventisette avevano approvato la riforma della PAC nell'ottobre 2020, con un budget di 387 miliardi di euro per sette anni, di cui 270 miliardi di aiuti diretti agli agricoltori, ma devono imperativamente trovare un accordo con il Parlamento europeo.
Questione chiave: gli "eco-schemi", bonus concessi agli agricoltori che partecipano a dei programmi ambientali con standard più esigenti. Gli eurodeputati avevano inizialmente chiesto che rappresentassero almeno il 30% dei pagamenti diretti agli agricoltori. Gli Stati si sono detti pronti ad accettare una soglia del 25%, ma permangono ostacoli in merito all'eventuale periodo di transizione per la loro attuazione. I ministri propongono anche di ridistribuire i fondi inutilizzati su questa percentuale, con disappunto dei parlamentari, che temono che questo meccanismo conduca a una minore dotazione degli eco-schemi. Gli Stati vogliono inoltre essere liberi di definire il contenuto degli eco-schemi, ma gli eurodeputati chiedono un inquadramento rigoroso e l'allineamento delle politiche nazionali con le strategie ambientali e climatiche europee (Patto verde, obiettivi dell'agricoltura biologica, riduzione quantitativa dei pesticidi...). "Vogliamo raggiungere un accordo, ma non a tutti i costi", ha spiegato venerdì mattina il ministro portoghese Maria do Céu Antunes, che negozia per conto degli Stati. "Gli agricoltori non dovrebbero essere sepolti dalla burocrazia (...) Vogliamo premiare le pratiche ambientali, ma deve essere finanziariamente fattibile", ha avvertito il ministro tedesco Julia Klöckner. Gli Stati rifiutano inoltre di subordinare le sovvenzioni agli agricoltori al rispetto delle norme sociali. L'eurodeputato verde Martin Häusling ha denunciato una "radicalizzazione della posizione" dei ministri. "Tutti devono dimostrare responsabilità, senza sostenibilità economica (del reddito degli agricoltori), niente sostenibilità ambientale e climatica", ha affermato Anne Sander, negoziatore (PPE) del Parlamento.
da: Agrapress, Rassegna della Stampa Estera, n. 1385, 4/6/2021