Molti di noi, in seconda o terza o quarta generazione che sia, hanno avuto modo di formarsi nella scuola e sugli insegnamenti del Prof. Guido Grandi, entomologo di fama mondiale scomparso la notte del 10 dicembre del 1970 mentre portava a termine uno dei suoi lavori nel prestigioso Istituto di Entomologia dell’Università di Bologna.
Nacque a Vigevano il 3 marzo 1886. Si laureò a Bologna in Scienze naturali nel 1910 e per oltre un decennio fu assistente nell'Istituto di Zoologia Generale e Agraria di Portici diretto dal Prof. Filippo Silvestri.
Chiamato alla cattedra di Entomologia dell'Università di Bologna fondò, nel 1925, l'Istituto omonimo che ben presto divenne uno dei più importanti centri di studi entomologici d'Italia. Fu Professore emerito di Entomologia nella stessa Università. Ha dato alle stampe oltre 250 memorie, nelle quali sono contenuti i risultati del suo immenso lavoro scientifico. Di particolare rilievo sono le serie di pubblicazioni sui Calcidoidei Agaonidae di tutto il mondo, quelle sulla morfologia comparata degli insetti a regime specializzato e quelle sulla etologia degli Imenotteri melliferi e predatori. Opere imponenti sono: l’“Introduzione allo studio dell'Entomologia”, gli “Studi di un Entomologo sugli Imenotteri Superiori “e le “Istituzioni di Entomologia generale”.
Nel 1962 l’Accademia Nazionale dei Lincei organizzava un convegno dal titolo “Equilibri biologici e insetticidi”, dove il Prof. Grandi era chiamato, in veste di relatore generale, ad approfondire l’argomento.
Prendendo la parola ricordava. “Io avevo preveduto il verificarsi del fenomeno fin dal 1947, e prospettata successivamente la situazione, a chiare note, in più sedi e innanzi agli interessati e ai responsabili. La mia voce fu tuttavia, nel corso di un decennio, una vox clamantis in deserto, troppi essendo coloro che facevano ogni sforzo per soffocarla”.
Bellissimo ricordare anche un suo intervento a un corso di aggiornamento presso l’Ispettorato Provinciale Agrario di Forlì: “Combattiamo gli insetti nocivi, ma combattiamoli razionalmente e prudentemente, non chiediamo troppo quando di più non si può domandare se non a rischio di compromettere ogni cosa, e soprattutto non facciamoci turlupinare dalla propaganda parolaia degli incompetenti e degli interessati e seguiamo i dettami di coloro che scienza, onestà e intelligenza pongono in condizione di essere dei sicuri consiglieri”.
Oggi, più che mai, appare utile e interessante rileggere le indicazioni proposte dal grande Studioso che, se fosse ancora fra noi, continuerebbe a ripetere, senza mai stancarsi, che “i rapporti fra piante coltivate, insetti fitofagi e loro nemici naturali risultano ormai alterati. Questo stato di cose ha condotto a un preoccupante sconvolgimento degli ecosistemi naturali ed è gravido di possibili complicazioni”.
Il Prof. Grandi aveva già intuito che rimedi miracolosi e con effetti immediati per risolvere il problema insetti (e non solo!) non ve ne sono. Le sue parole suonavano in questi termini: “I miracoli non rientrano nelle possibilità umane e problemi come questi non si risolvono con un colpo di bacchetta magica”. Oggi, invece, nelle campagne si incontrano, troppo spesso, personaggi che promettono prodotti e risultati miracolosi contro insetti e malattie delle piante coltivate!!
Si tratta solo di una questione di tempo, che per alcuni prodotti è breve/brevissimo, per altri di qualche anno, ma nessun formulato fitosanitario (bio o “non bio”) è destinato a rimanere in eterno nel mondo della fitoiatria. Non si tratta di scadenze nazionali o europee (vedi “Farm to Fork Strategy”, “Green deal”) ma di “fenomeni biologici naturali della vita”.
E a me piace ricordare le parole “di allora” del Prof. Grandi, che oggi sarebbero non pagine di storia, ma un capolavoro autentico e moderno di elegante fitoiatria sostenibile o, meglio ancora, un “testamento” per tutti quegli “eredi di buona volontà” che, avendo a cuore natura e agricoltura, vogliono e credono ancora che l’agricoltura ha bisogno della natura, così come la natura ha bisogno dell’agricoltura.
Con la speranza che questa nota possa arrivare a giovani e meno giovani affascinati e attratti dalla scienza fitoiatrica (perché di scienza si tratta!), si riportano integralmente i “consigli” del Prof. Grandi che, ieri come oggi, risultano ancora validi e intramontabili.
1) Sottoporre, caso per caso, ogni intervento alla conoscenza obiettiva (sistematica, sistematica evolutiva, etologica ed ecologica) dell’insetto nocivo e dei suoi simbionti, allo studio dell’adattamento di questi a nuove condizioni abiotiche dell’ambiente e a nuovi ospiti, nonché della situazione biocenotica complessiva, quasi sempre, effettivamente, e se non visibilmente, assai intricata.
2) Lasciare, quando è possibile, libero campo al gioco delle forze naturali, vale a dire al “controllo naturale”, che può portare, alle volte, da solo, alla risoluzione del problema.
3) Applicare i metodi del “controllo biologico” puro, ovvero quelli del “controllo integrato”, che implica l’uso concomitante del “controllo biologico” e del “controllo chimico”. Quello della incompatibilità è un concetto gratuito.
4) Non distruggere inconsideratamente molte piante spontanee lungo le strade, gli argini e prossime alle colture, perché esse ospitano sovente le convittime dei parassiti asincroni nemici degli insetti dannosi alle colture medesime.
5) Usare più frequentemente di quanto oggi si faccia fitofarmaci poco dannosi ai nemici degli insetti nocivi, ed utilizzare pertanto anche vecchi insetticidi, meno tossici, meno residuali e più selettivi.
6) Rivolgersi pure agli insetticidi sintetici quando è necessario, ma usarli allora discretamente e scrupolosamente, servendo la salute delle piante e non le esigenze commerciali spinte oltre limiti sopportabili.
7) Procurare di limitare l’azione dei fitofarmaci nel tempo (riducendo, cioè, fin dove è possibile, il numero dei trattamenti o, almeno, alternando principi attivi diversi) e nello spazio (lasciando cioè qua e là dei focolai di moltiplicazione del fitofago e, conseguentemente, dei suoi parassiti).
8) Accontentarsi di ottenere una mortalità del fitofago che non raggiunga percentuali elevatissime e tanto meno eliminazioni vicine al 100%. Un sistema impostato su tale principio potrà, col tempo, rivelarsi globalmente di valore economico maggiore di quanto non ne abbia un qualsiasi altro ad azione violenta e pressoché integrale.
9) Richiedere una disposizione legislativa e di regolamentazione che contempli una migliore disciplina nella distribuzione e nella metodica d’impiego degli insetticidi che presentano una maggiore pericolosità. Oggi, purtroppo, la propaganda delle case produttrici e dei commercianti penetra capillarmente nelle campagne e persuade gli agricoltori a usare i propri fitofarmaci, sfuggendo al controllo necessario.
10) Non prendere mai esclusivamente in considerazione l’immediato vantaggio che un dato intervento sembra assicurare. Tale vantaggio è sovente temporaneo; non di rado apparente e, conseguentemente, illusorio. Bisogna guardare oltre nel tempo e a fondo nelle situazioni; guardare oltre e a fondo e agire secondo i dettami della scienza, che è conoscenza e serve solo la verità, come è dato agli uomini di perseguirla.