La crisi del COVID ha fatto emergere il ruolo e l’importanza della digitalizzazione come fattore di resilienza sociale e di sviluppo economico. L’Italia ha un grave ritardo in questo ambito, e il dibattito sull’utilizzo dei fondi del ‘Next Generation’ considera la trasformazione digitale una priorità.
Le aree rurali rappresentano un aspetto specifico di questo ritardo, e non solo in Italia, per colmare il quale è necessaria una riflessione specifica e una strategia mirata.
Perché la digitalizzazione rurale sia un fattore di sviluppo bisogna partire dalle cause del ‘digital divide’, che oltre alle carenze delle infrastrutture sono riguardano aspetti come il capitale umano e quello istituzionale-amministrativo.
Il primo passo da compiere in questa direzione è comprendere che la digitalizzazione non è solo un problema tecnologico. Le tecnologie digitali
consentono – anzi rendono necessario - un ripensamento complessivo dell’organizzazione sociale e della vita quotidiana: il lavoro, la mobilità, gli acquisti, l’intrattenimento, l’educazione, e la progettazione di tutti i beni e servizi che la sostengono. Ma devono essere i bisogni delle persone e delle comunità, e non la tecnologia, a guidare questo ripensamento.
Le sfida della digitalizzazione rurale è orientare lo sviluppo della tecnologia partendo dai problemi e non gestire i problemi partendo dalla tecnologia. Le tecnologie informatiche sono estremamente flessibili, e le forme che queste possono assumere dipende dalla capacità di
formulare una visione e di progettare. La digitalizzazione richiede inoltre importanti azioni nell’ambito legislativo, nell’organizzazione delle imprese, delle amministrazioni pubbliche e della vita familiare, per non parlare del ruolo fondamentale dell’educazione e della formazione.
Per affrontare le cause profonde del ‘digital divide’, le strategie di digitalizzazione rurale dovranno fare leva sulle specificità delle condizioni del territorio, sulle sue fragilità, sui suoi punti di forza, e partire dai bisogni e dalle aspirazioni delle popolazioni e delle imprese locali.
Un processo che non tenga conto di questi aspetti potrebbe allargare il divario, escludendo gran parte dei soggetti rurali dai potenziali benefici. Una digitalizzazione sostenibile, che sia cioè in grado di affrontare in modo adeguato i problemi dello sviluppo delle aree rurali, sarà possibile
grazie ad un’interazione costante tra gli esperti in tecnologia, i decisori e gli utilizzatori, e tra settori diversi dell’amministrazione.
Le strategie di digitalizzazione dovranno creare sinergie tra ricerca, investimenti alle imprese, supporto alle famiglie, educazione e formazione, adeguamento normativo, ed è per questo fondamentale che queste dialoghino con le strategie di sviluppo rurale, creando le condizioni per generare nuove idee e nuove risorse. Il sostegno alla costituzione di partnership locali, alla realizzazione progetti pilota e a iniziative di coinvolgimento della popolazione locale può contribuire a superare la diffidenza e la resistenza alla digitalizzazione e accelerarne la
diffusione. Sarà necessario inoltre sostenere la comunicazione e lo scambio di esperienze, attivare processi di monitoraggio e di valutazione in grado di consentire un’attenta riflessione sugli esiti dei percorsi intrapresi.
Gli atti del seminario web “L’innovazione e la digitalizzazione in agricoltura”, organizzato dall’Accademia dei Georgofili in collaborazione con Regione Toscana, che si è svolto l’11 settembre 2020, sono disponibili a questo link:
http://www.georgofili.it/contenuti/digitalizzazione-per-l-agricoltura-e-lo-sviluppo-rurale/8139