Pagliai – È del tutto evidente che il repentino passaggio intorno agli anni Sessanta del secolo scorso da un’agricoltura che faceva perno sulla “cultura contadina” ad un’agricoltura moderna fu reso possibile dall’avvento massiccio della meccanizzazione.
Tale modernizzazione portò a benefici immediati e criticità nel tempo anche perché i processi nel suolo avvengono nel lungo temine. Fra le prime criticità emerse vi fu sicuramente il compattamento dovuto al passaggio sul terreno di macchine sempre più potenti e pesanti, talvolta sovradimensionate sia rispetto alla dimensione delle aziende, sia, soprattutto, alla fragilità dei suoli. Nelle ultime decadi del secolo scorso iniziarono, infatti, gli studi sugli pneumatici per attenuare il fenomeno.
Queste criticità hanno fatto sì che l’attuale ingegneria agraria sia molto più sensibile e attenta alle problematiche del suolo e al contrasto della sua degradazione.
Vieri – A seguito della razionalizzazione dell’agricoltura con la proficua opera delle Accademie e delle relative Scuole avvenuta alla fine del 18° secolo, unità produttive come le comunità toscane dei poderi riuniti in fattorie rappresentavano un esempio eccellente di agricoltura ragionata e puntuale (oggi si direbbe sito specifica) per la osservazione costante nei giorni e negli anni del nucleo familiare su 2-3 generazioni che doveva garantire una sussistenza su pochi ettari. Nel secondo dopoguerra la Rivoluzione Verde, resa possibile dalla riconversione di industrie belliche chimiche e meccaniche e necessaria per lo spopolamento delle campagne, offri all’agricoltura strumenti e procedure per garantire una produzione cospicua tale da sfamare il continente europeo dopo due guerre mondiali. La eccessiva semplificazione di un sistema complesso come quello agricolo con prescrizioni generali portò negli anni ’90 a evidenti problemi di erosione, riduzione della fertilità e dispersione di macronutrienti e antiparassitari.
L’impostazione della Agricoltura di Precisione che, nata nel 1991 in America, approdò nel 1997 in Europa con un approccio teso alla sostenibilità ed alla misurazione di tutti i fattori del sistema agricolo. La misurazione e gli strumenti di valutazione hanno così permesso di evidenziare gli errori fra i quali quello del compattamento e tutto il settore ingegneristico dalla ricerca alla produzione ha perseguito il raggiungimento delle migliori tecniche e delle migliori prassi possibili.
Pagliai – Quante volte abbiamo sentito, in servizi televisivi, cittadini lamentarsi, ad esempio nella zona di produzione del prosecco che oggi è uno dei prodotti, se non l’unico, di grande espansione e di grande valore anche economico, di essere investiti dalla deriva di fitofarmaci in prossimità delle abitazioni. Questo perché, visto che il prodotto è importante, si cerca di espanderne la coltivazione e i trattamenti vengono fatti con mezzi potenti e veloci che, se da una parte si abbattono i costi di produzione risparmiando tempo, perché la mano d’opera costa, dall’altra si sprecano fitofarmaci e si causano danni ambientali. Non solo i fitofarmaci vengono sprecati ma anche, ad esempio, i fertilizzanti somministrati ancora in base a criteri empirici e molto spesso persi con l’erosione del suolo.
Vieri – L’impostazione della Rivoluzione Verde era tesa alla macro produttività con un concetto meccanicistico-estrattivo non considerando che un organismo complesso come quello in cui opera l’agricoltura di pieno campo avrebbe poi manifestato reazioni agli errori commessi. Ancora oggi le prescrizioni sugli antiparassitari considerano il trattamento a pieno campo e non mirato e la relativa legislazione ormai obsoleta non considera che i dosaggi indicati tengono conto di perdite e dispersioni che oggi sono evitabili con le nuove tecnologie che mirano l’applicazione; ma il criterio, interpretato in maniera rigida, dell’evitare il sottodosaggio che crea resistenza nei patogeni, impedisce legalmente di ridurre i quantitativi applicati. Diversa è la situazione per la distribuzione dei fertilizzanti e nutrienti in cui le nuove tecniche di monitoraggio, le procedure di supporto alle decisioni e le tecnologie automatiche di applicazione a rateo variabile permettono di applicare i prodotti in modo ragionato con tipi e dosi differenziate sulla base delle specifiche esigenze riscontrate nelle diverse zone dell’appezzamento.
Pagliai – Le prospettive future sono rappresentate dall’agricoltura di precisione ma la strada è ancora lunga per diversi motivi, fra cui il parco macchine di molte aziende è obsoleto o inadeguato; le connessioni digitali in vaste zone delle aree rurali del nostro Paese sono estremamente carenti e infine se si vuole rendere moderna e competitiva l’agricoltura occorre un robusto progetto di formazione degli addetti ai lavori.
Vieri – Il problema principale è costituito dalla persistenza di criteri ingessati che hanno visto 2-3 generazioni non affrontare cambiamenti e rivoluzioni. Come fu quella dei nostri bisnonni che dovettero passare dagli animali che sapevano riprodurre, nutrire, curare, addestrare, utilizzare come forza lavoro, alle macchine ed a tutto il sistema territoriale di supporto (fornitori di carburante, meccanici, gommai, ...). Oggi il problema è scardinare l’impostazione del “si è sempre fatto così”, pur rispettando la necessaria prudenza che le scelte in agricoltura impongono, per riuscire a utilizzare strumenti che ci permettano di saper scegliere la migliore tecnica in ogni zona del campo, il miglior tempo e le migliori modalità di esecuzione. Purtroppo, gran parte di questa innovazione non si compra ma va adottata con le necessarie conoscenze e competenze e lo si può fare con una indispensabile transizione generazionale che possa attuare una evoluzione digitale nella gestione di impresa che sia consapevole del valore delle risorse su cui si basa l’agricoltura: la qualità del suolo, delle acque, della biodiversità, dell’aria. E che possa attuare le migliori scelte possibili.