Si è svolto il 9 dicembre scorso, presso la tenuta presidenziale di Castelporziano, Il convegno "L'architettura verde nell'ambito della nuova Politica Agricola Comune", organizzato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, in collaborazione con il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica - Servizio Tenuta presidenziale di Castelporziano.
Ne parliamo con il dirigente di ISMEA Camillo Zaccarini Bonelli (foto in basso) che ha seguito il panel tecnico dell’incontro.
Quali aspetti sono emersi da questo incontro che ha visto la partecipazione dei Ministri Patuanelli, Cingolani e Orlando?
L’iniziativa è stata un’occasione preziosa per porre al centro dell’attenzione le novità e le opportunità del nuovo Piano strategico della PAC 2023-2027 che sarà inviato a breve per l’approvazione della Commissione europea, soprattutto per ciò che riguarda i profili ambientali e di concorso del settore primario e gli obiettivi unionali del Green Deal e di Farm to fork.
In questo senso, la Tenuta presidenziale di Castelporziano è diventata il sito ideale per l’esercizio del disegno della nuova architettura verde della PAC 2023-2027, una sorta di prototipo anche in virtù delle sue specifiche caratteristiche, a partire dalla coesistenza di ecosistemi naturali, caratterizzati da ampie distese forestali abbinati ad aree oggetto di coltivazione e allevamento zootecnico.
La Tenuta ha un patrimonio naturalistico ricchissimo, è una Riserva naturale statale/unionale, fa parte della Rete Natura 2000 ed è caratterizzata da un patrimonio naturalistico che comprende la maggior parte degli ecosistemi costieri tipici dell’ambiente mediterraneo, basti pensare che, su una superficie di 6.000 ettari, presenta all’interno due Zone Speciali di Conservazione (aree ZSC) rispettivamente per la duna antica e per il querceto igrofilo e una Zona di Protezione Speciale per la protezione di uccelli migratori, stanziali e svernanti.
Oltre all’alto valore ambientale, si inserisce al suo interno l’attività produttiva eco-compatibile dell’azienda rigorosamente biologica e caratterizzata da ampie superfici a pascolo estensivo per la zootecnia, con l’allevamento di circa 400 capi di razza maremmana allo stato brado e circa 40 cavalli, questi ultimi sono quelli a riposo dopo il prestigioso servizio con i Corazzieri al Quirinale).
Che cosa è emerso da questo progetto di sperimentazione e come si ricollega alla PAC che sarà?
Nella sperimentazione è stata simulata l’applicazione della nuova norma “Protezione minima di zone umide e torbiere” con nuovi impegni agronomici a presidio della integrità delle aree stesse, prevedendo ad esempio fasce tampone, buffer strips, in considerazione del fatto che la norma unionale vieta la conversione ad altri usi di tali zone.
Grazie allo studio della morfologia delle piscine permanenti e di quelle temporanee di Castelporziano, la determinazione della quantità e della qualità dei livelli idrici hanno permesso di stabilire la funzionalità necessaria ad assicurare l’esistenza di un elevato numero di biomi. Si tratta di aree dinamiche, sensibili all’influenza di fattori naturali ed antropici, che svolgono un ruolo primario dal punto di vista ecologico poiché regolano l’equilibrio per la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali, degli insetti, e degli uccelli che le utilizzano come rifugio, aree di sosta, per la muta, per lo svernamento, per la nidificazione.
Dallo studio sulle foto satellitari multitemporali dal 2017 al 2021 è emerso che gli specchi d’acqua nelle aree seminative hanno impegnato un perimetro variabile da un minimo di 2,7 ettari nell’agosto del 2020, caratterizzato da siccità, fino ad un massimo di 6,4 ettari nella primavera del 2019.
Quali sono, a suo avviso, i risultati più rilevanti di questo progetto?
Questo progetto di sperimentazione ha permesso di simulare l’applicazione di pratiche agronomiche di tutela di queste aree umide, con divieto di lavorazione e fertilizzazione delle sue stesse fasce perimetrali, fornendo elementi tecnici per la definizione della norma di condizionalità che interesserà, nella nuova PAC- a partire dal 2025- oltre 70.000 ettari di aree umide in Italia iscritte negli elenchi della Convenzione di Ramsar (che interessano circa lo 0,5% della superficie agricola italiana).
Ancora più significativa è l’applicazione della nuova norma relativa alla “percentuale minima destinata a elementi non produttivi” che dispone di destinare almeno il 4% dei terreni seminativi a elementi non produttivi e di alta valenza paesaggistica; dall’analisi è emerso che l’azienda di Castelporziano presenta un rapporto di oltre il 6% di aree di elementi non Produttivi/ Aree Seminabili, collocandosi sopra il (nuovo) limite minimo del 4% delle aree non produttive; nella nuova PAC tutte le superfici aggiuntive, rispetto a questo limite, potranno beneficiare di un pagamento ad ettaro nell’ambito degli Ecoschemi che il Mipaaf si appresta a definire nel PSN della PAC, con l’obiettivo di Incentivare l’incremento degli elementi del paesaggio anche oltre il 4% obbligatorio.
Da questo punto di vista abbiamo condotto un’analisi come ISMEA dalla quale emerge che attualmente, a livello nazionale, i 2/3 delle aziende agricole e circa i ¾ della SAU nazionale ha una porzione di terreni non produttivi, a valenza paesaggistica, inferiore al 4% previsto dalla nuova norma UE di condizionalità rafforzata. La portata di questa novità è evidente perchè può rappresentare un nuovo stimolo per le aziende agricole a dichiarare e a dettagliare elementi utili alla tutela del paesaggio e alla creazione di Corridoi Ecologici e infrastrutture verdi.
Per approfondimenti: Architettura Verde, Ismea: PAC grande opportunità per coniugare dimensione economica, ambientale e sociale - ISMEA