L’attuale crisi alimentare, con tre impennate dei prezzi in soli cinque anni, è un fenomeno complesso e a cui il mondo giunge impreparato e, sostanzialmente, con strumenti interpretativi ed operativi inadeguati. Ad una componente endogena al sistema agricolo mondiale e che trova la sua espressione più facilmente rilevabile negli squilibri fra domanda e offerta, si sovrappongono fatti e comportamenti che tendono ad offuscare i problemi di fondo per metterne in evidenza altri, incidenti sull’agricoltura, ma generati da fatti ad essa esterni.
Il fenomeno dell’accaparramento di terreni agricoli nei paesi del terzo mondo è evidente in particolare in Africa, dove paesi emergenti come la Cina, la Corea del Sud e paesi produttori di petrolio vincolano grandi estensioni di terre produttive, acquistandole o con contratti di lunga durata, per assicurarsi un’offerta alimentare dimensionata sui prevedibili fabbisogni a breve termine. Un fenomeno che, insieme alla volatilità dei mercati ed alle incursioni della speculazione finanziaria, dà luogo ad interpretazioni contrastanti ma emette segnali inequivocabili.
Il mondo intero e in particolare i paesi sviluppati che da anni frenano la produttività in agricoltura devono tenere conto delle prospettive e uscire da un’impostazione di politica agraria ormai datata. Il problema non è più dato dalle eccedenze, ma dalla carenza dei prodotti agricoli.
* L’Autore è Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo
Foto: Daniela Isola, per gentile concessione di COSPE