L’agricoltura italiana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità. L’emergenza Covid-19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità. Un evento di dimensioni epiche come quello che sta vivendo il mondo intero non può essere affrontato con interventi normali.
Una conferma arriva dagli Stati Uniti che hanno varato un consistente pacchetto di misure da 2.000 miliardi di dollari per dare ossigeno all’economia e all’agricoltura, in particolare, sono stati destinati sostegni per 48 miliardi di dollari tra aiuti diretti (24 miliardi), programmi alimentari (15,5 miliardi) e per la nutrizione (8,8 miliardi). La Ue non può restare indietro. E per questo riteniamo indispensabile attivare un fondo crisi al di fuori del bilancio agricolo.
Se è vero che agricoltura, industria di trasformazione e distribuzione stanno tenendo duro, non si può negare che molte filiere siano in profonda crisi. Come Coldiretti abbiamo lanciato l’allarme sui rischi che si corrono dal settore vitivinicolo al florovivaismo, dall’olivicola fino alla pesca. Penso a tutte quelle attività e quei servizi forniti al settore dell’Horeca che oggi, con la chiusura in tutto il mondo di bar e ristoranti, rischiano la debacle. Ma è Sos anche per molte attività che rientrano tra quelle che integrano la produzione, meglio note come “attività connesse”. L’agriturismo in primis, ma non solo.
Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, Devono essere sostenute. Sono fondamentali sul piano economico e sociale. Si tratta di una filiera allargata che dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi e d’altra parte proprio l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Le nostre filiere si stanno dimostrando all’altezza confermando quella che è la caratteristica dell’agroalimentare Made in Italy e cioè qualità, distintività, sicurezza e sostenibilità. Non si dovrà più dunque sottovalutare il potenziale agricolo nazionale e soprattutto si dovrà invertire la tendenza. Ci sono le condizioni per rispondere alle domanda dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti.
Investire è dunque un imperativo categorico in un’ottica di sviluppo sostenibile che spinga l’innovazione e valorizzi le potenzialità del settore anche nella promozione di energie rinnovabili. Ma in attesa che anche Bruxelles apra il cantiere per definire misure forti occorre agire e con tempestività a livello nazionale. Rastrellare risorse è possibile. Ci sono, per esempio circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti. Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Nei mesi scorsi, come Coldiretti, abbiamo denunciato i ritardi di molte regioni che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell'annualità 2020. Per questo chiediamo un atto di coraggio. L’eccesso di burocrazia è una delle cause della difficoltà di utilizzare i contributi europei. Se veramente vogliamo cambiare registro questa è l’occasione giusta per sostenere l'agricoltura, ma anche tutti i cittadini e il sistema Paese nel suo complesso che mai come in questo momento sta dimostrando di aver bisogno di un’agricoltura in salute ed efficiente. E allora quello che chiediamo è di andare oltre le regole, superare i mille vincoli burocratici e spendere subito. L’articolato progetto elaborato dalla Coldiretti che parte dalla costituzione di un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura ha individuato una gamma di misure dove è possibile reperire risorse residuali per alcuni interventi prioritari.
Si parte da un pagamento diretto aggiuntivo ed eccezionale fino a 1.000 euro ad ettaro per le imprese con un tetto di 50.000 euro detratto il costo del lavoro e che comporterebbe un costo di 5,5 miliardi. Un’altra misura di carattere assicurativo per il ristoro dei danni causati dagli eventi climatici avversi che hanno penalizzato le aziende nelle annate 2019- 2020. Il costo stimato dell’operazione è di circa un miliardo. Priorità poi ai giovani già insediati negli ultimi tre anni che rischiano di perdere gli aiuti. Per gli under 41 si propone l’abbassamento della quota di cofinanziamento sugli investimenti del 20-30 per cento. E poi, ancora interventi supplementari per il benessere animale per promuovere le migliori condizioni con un impegno finanziario indicativo di 500 milioni e voucher per gli agriturismi rimasti vuoti.
Da: Il Sole24Ore, 3/4/2020