L'estremizzazione del clima è un fenomeno che non può più essere ignorato. Le recenti tempeste di vento e pioggia che hanno colpito in particolare le città del nord Italia, hanno portato alla luce una serie di questioni urgenti. Questi eventi, che rientrano nel contesto dell'estremizzazione del clima, evidenziano la fragilità dei nostri ambienti urbani e la necessità di una riflessione profonda sulle azioni da intraprendere per contrastare tali fenomeni.
In queste circostanze, il primo istinto è spesso quello di cercare un colpevole, un singolo responsabile da additare. Tuttavia, quando si parla di cambiamento climatico, non ci sono colpevoli nel senso stretto del termine ma, allo stesso tempo, siamo tutti colpevoli. Ogni nostra azione, o inazione, contribuisce in qualche modo all'intensificarsi dei cambiamenti climatici.
Di fronte a questa situazione, emerge anche la necessità di un graduale rinnovo del patrimonio arboreo. Nuovi alberi, più tolleranti alle condizioni estreme, dovranno essere piantati per sostituire quelli vecchi e instabili. Tuttavia, questa non è una soluzione semplice o immediata. Richiede pianificazione, risorse e tempo. E richiede soprattutto un cambio di mentalità da parte dei cittadini e di alcune istituzioni. Più volte mi sono interrogato su certe imposizioni da parte di Enti che applicano le stesse regole, indubbiamente valide, per i materiali inerti, a esseri viventi come gli alberi. Mi riferisco, nel caso specifico, alla pretesa di continuare a piantare in nome di una “storicità” e “inalterabilità” di certe alberate stradali o di certi parchi storici, specie palesemente inadatte a un clima che è cambiato (così come l’ambiente urbano) e che è diventato esso stesso storico.
Gestiamo l'inevitabile, evitiamo l’ingestibile è uno slogan che ho coniato alcuni anni fa. Allora cerchiamo di gestire al meglio il nostro patrimonio arboreo sapendo che possono esserci problemi con certe specie ed evitiamo di piantarle sia perché non adatte al clima futuro, sia perché potrebbero creare conflitti con le infrastrutture e gli edifici che potrebbero essere ingestibili.
La gestione passata degli alberi nelle città ha contribuito al problema attuale. Alcune decisioni, basate su una mancanza di comprensione della biologia degli alberi e della loro interazione con l'ambiente urbano, hanno creato conflitti con le infrastrutture cittadine. Alberi piantati troppo vicini ai marciapiedi, alle strade o agli edifici possono causare danni strutturali, rendendo difficile la loro gestione a lungo termine.
Per affrontare questi problemi, dobbiamo cambiare la nostra mentalità. Invece di cercare, come detto, un colpevole, dobbiamo adottare una cultura dell'errore, in cui gli errori passati vengono riconosciuti e usati come opportunità per l'apprendimento e il miglioramento. Bisogna analizzare le decisioni passate, comprendere dove e perché siamo andati storti, e quindi adottare un nuovo approccio basato su queste lezioni.
La situazione climatica richiede un impegno collettivo. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere per mitigare l'impatto del cambiamento climatico. Sostenere il graduale rinnovo del patrimonio arboreo vetusto salvaguardando, ovviamente, le alberature storiche, promuovere pratiche sostenibili e adottare una cultura dell'errore sono passaggi essenziali in questa direzione.
I recenti eventi non devono essere visti come dei casi isolati, ma come un segnale di allarme. Il cambiamento climatico è qui e sta accelerando. Senza un mutamento radicale nel nostro approccio, eventi come quello che abbiamo sperimentato diventeranno sempre più frequenti. Il tempo per agire è ora.