Cibi proibiti alla dogana: i rischi per l’uomo

  • 21 October 2020

Il più tragico esempio di malattie trasmesse da animali infetti all’uomo (zoonosi) lo stiamo scontando sulla nostra pelle con il Covid-19, e sarebbe ora come suggerisce il professor Wang Linfa, uno dei maggiori esperti mondiali di virus zoonotici - «l’uomo lasciasse stare i pipistrelli». È la terza volta che un virus animale del ceppo dei Coronavirus fa un salto di specie infettando l’uomo. La prima risale al 2002 e il 2003, con la Sars nel Sud della Cina, poi di nuovo nel 2013 con la Mers in Giordania e Arabia Saudita. Fra i pipistrelli e l’uomo, un ospite intermedio: nel caso di Sars un mammifero chiamato zibetto («civet»), che vive nel Sud-Est asiatico, e nel caso della Mers (virus che continua a circolare in Arabia Saudita), il cammello. Ma il problema dei comportamenti umani è più ampio.
È domenica 30 agosto, primo volo post lockdown. C’è la necessità di rifornire market etnici e dispense di parenti e amici. Alle 4,30 di mattina 25 passeggeri – provenienti da Lagos (Nigeria), arrivati a Cotonou (Benin), dove poi si sono imbarcati per Addis Abeba (Etiopia), e da lì hanno preso il volo per Roma – atterrano all’aeroporto di Fiumicino con più di dieci bagagli ciascuno. Con i controlli doganali vengono scoperti più di 1.000 chili di alimenti di origine animale: scimmie cotte, iene affumicate, sacchi di bruchi secchi, roditori alla brace, polli arrostiti da giorni, pesce non eviscerato, pesci gatto, lumache giganti e cibi in avanzato stato di decomposizione. Batteri, virus e parassiti contenuti in questi alimenti possono causare seri danni alla salute dell’uomo o diventare vettori di trasmissione di malattie ad altri animali.
Proprio per tenere le malattie degli animali fuori dall’Unione europea, la Ue disciplina l’introduzione di scorte personali di prodotti di origine animale e fissa il divieto di import per carne, latte e derivati e altri prodotti di origine animale (reg. Ue 206/2009). Mentre le importazioni commerciali devono essere sottoposte a certificazioni specifiche medico-veterinarie, qui viene regolamentato “cosa” un passeggero può o meno mettere in valigia. L’ingresso di pesce è consentito solo in modiche quantità e se eviscerato.
I prodotti Ue rispondono a standard comunitari di sicurezza alimentare e igienico-sanitaria, perché le condizioni di allevamento e di benessere animale sono controllate dai servizi veterinari delle Asl, devono seguire tecniche precise di lavorazioni delle carni e macellazione, tracciabilità e distruzione di eventuali partite con agenti patogeni. Quando vengono scoperte violazioni di questi standard (e avvengono in molti Paesi europei), scattano pesanti sanzioni e sequestri. Combattere dunque il rischio di introduzione di pericolosi agenti patogeni negli allevamenti e nei nostri cibi è uno dei compiti più importanti di tutti gli Stati Ue.
Sono 7 le rotte attraverso le quali arrivano in Italia alimenti proibiti nelle valige di singoli viaggiatori. Oltre alla Nigeria, l’Etiopia, con al seguito: spezzatino di manzo e burro speziato in bottiglie di plastica. Il Ghana, con volo in transito via Istanbul, Addis Abeba o Bruxelles: pesce non eviscerato, farine e carni. Il Senegal, con volo in transito via Istanbul o Bruxelles: pesce, semi e farine. Sono tutti cibi importati presumibilmente per essere distribuiti alle comunità locali.
Tra i ristoranti etnici, come tutti i ristoranti, c’è chi rispetta rigidamente le norme sanitarie e chi meno. La rotta cinese, da Pechino, Shangai, Wenzhou, in transito da Francoforte, Parigi e Monaco, porta gamberetti, granchi giganti, tartarughe vive, pesce non eviscerato, genitali di cervo, insetti secchi, vongole di fiume, e pollo blu (Silkie chicken), destinati a ristoranti cinesi o giapponesi, oppure rivenduti in market tipici. Anche dal Sudamerica si registrano notevoli arrivi (ora diminuiti per via dell’emergenza sanitaria in corso) di generi alimentari in particolar modo da Perù, Argentina e Brasile (soprattutto per carni, frutta e vegetali), così come dalle Filippine, Thailandia, Bangladesh, Sri Lanka e Pakistan (carni, pesce, frutta, vegetali e insetti).
Nel corso del 2019 l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) ha sequestrato 56,8 milioni di chili di carni (4.297 pezzi); 305,6 milioni di pesci e crostacei, molluschi e altri invertebrati acquatici (51.396 pezzi), 19,9 milioni di prodotti derivati dal latte (3.280 pezzi), e la lista è lunga. Gli alimenti trovati nei bagagli dei passeggeri vengono sequestrati, gettati in sacchi di plastica rigida, sigillati, e poi portati poi in celle frigo che si trovano a bordo pista in attesa dello smaltimento/distruzione.

da Corriere.it, 13/10/2020