George Washington Carver (1864-1943), un nero nato poverissimo nel Missouri, a furia di entusiasmo riuscì a laurearsi in chimica e ottenne la direzione di un istituto di ricerche agricole dell'Alabama. Carver dedicò tutta la vita a diffondere tecniche agricole e agroindustriali capaci di risollevare i contadini neri dalla miseria; suggerì, per esempio che la coltivazione del cotone andava alternata con quella dell'arachide, una pianta leguminosa che fornisce semi ricchi di grassi e proteine e, nello stesso tempo, arricchisce spontaneamente di sostanze nutritive il terreno. Analizzando la composizione dei semi e delle varie parti della pianta Carver scoprì e brevettò almeno 300 prodotti di interesse commerciale. L'olio di arachide poteva essere impiegato nella preparazione della maionese e poteva essere trasformato in un grasso simile al burro, divenuto molto popolare negli Stati Uniti, e anche in lubrificanti e ingredienti per vernici, inchiostri, creme per cosmetici.
Carver scoprì che dal guscio delle arachidi che era possibile ottenere dei pannelli adatti come pareti in edilizia e che le proteine dell'arachide potevano essere trasformate in fibre artificiali. La grande crisi degli anni trenta del Novecento aveva gettato nella miseria milioni di agricoltori; negli Stati Uniti i granai erano pieni di prodotti invenduti. Carver partecipò al movimento denominato "chemiurgia", dedicato alla nobilitazione dei prodotti agricoli e alla ricerca della produzione di fibre tessili dalla canapa e da foglie di yucca, di gomma naturale da piante di guayule, di resine dalla jojoba.
Carver, biologo, botanico, chimico, inventore, sosteneva che il suo lavoro doveva servire ad aiutare ed educare e informare gli agricoltori poveri e neri, anticipatore di quelli che oggi sono i movimenti per lo sviluppo del Sud del mondo. Carver visse modestamente e con grande disinteresse per le fortune economiche e morì all'inizio del 1943.
Il dimenticato lavoro di Carver anticipò, insomma, gli attuali movimenti di utilizzazione delle risorse naturali rinnovabili, divenuti “di moda” con l’ecologia, davanti alla necessità di ricavare merci e prodotti energetici dalla biomassa. Che valga la pena riscoprire la chemiurgia nel ventunesimo secolo?
(foto: archivio dei Georgofili)
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