Attività e terre agricole: solo il reddito può tutelarle

di Dario Casati
  • 26 September 2012
Il disegno di legge sulla valorizzazione delle aree agricole e il contenimento del consumo dei suoli, pur accolto dal consenso quasi unanime, suscita qualche riflessione meno immediata, a partire dal fatto che non è un decreto legge, ma di una norma che sarà legge con i consueti tempi parlamentari, difficilmente prima delle elezioni. Le riflessioni sono di diverso genere. La prima nasce dalla logica ispiratrice che ritenevamo estinta: quella delle leggi sulle terre incolte e mal coltivate, impregnata di un vetero statalismo che non diede alcun risultato concreto né potrebbe farlo ora. Senza dubbio il problema è incrementare la produzione agricola, ma il risultato non si ottiene vincolando i terreni all’uso agricolo, ma puntando agli incrementi di produttività, tutt’altra logica come si può intendere. Un altro aspetto attiene alle competenze sul territorio che non sono statali, ma delle regioni e da queste delegate alle istituzioni locali, giustamente in una logica di sussidiarietà. Come possa lo Stato decidere l’ammontare dei terreni agricoli e poi ripartirlo rimane molto incerto, anche perché il riferimento alle aree classificate agricole non esaurisce tutte le situazioni ed, anzi, unito al resto, fa prevedere un colossale e paralizzante contenzioso ad ogni livello. Ci si chiede chi e perché  possa decidere dove fare agricoltura in un sistema economico come il nostro, con la proprietà privata tutelata dalla Costituzione, e certamente la risposta è incerta e quindi opinabili le misure. Il vincolo ex post sui terreni di chi ha ottenuto sovvenzioni diventa una gigantesca camicia di forza, incompatibile con i meccanismi della Pac basati sulle persone e non sui suoli. Ma la conclusione è ancor più paradossale: insieme ai terreni, vincoleremo anche gli agricoltori condannati a proseguire un’attività anche se vogliono cambiare.

La verità è semplice: per stimolare l’agricoltura occorre incrementarne la redditività e la produttività, favorendo l’immissione di mezzi tecnici evoluti, di tecnologia e di innovazione. Se si vuole risparmiare suolo non ci si riesce con il blocco della terra, ma riutilizzando spazi già edificati, come le migliaia di inutili capannoni abbandonati che costellano le nostre (poche) pianure. L’agricoltura ha bisogno di investimenti e non di altri vincoli, le aree agricole rimangono tali solo se rendono.

Foto: www.ansa.it