La necessità di allevare gli animali in condizioni di autentico benessere o in modo tale da provocare loro la minore sofferenza possibile - è il caso delle specie da esperimento o dei soggetti prossimi alla macellazione - è oggi diventata patrimonio dell’intera Società civile ed è un’esigenza profondamente sentita e condivisa anche dagli allevatori delle specie cosiddette “da reddito”. Purtroppo la normativa comunitaria e nazionale, per quanto ormai così copiosa da richiederne una sistematica raccolta, non sempre presenta un approccio oggettivo, ma piuttosto risente di una visione antropomorfica del benessere animale e di una idealizzazione in chiave bucolica dell’attività zootecnica.
Dall’incontro che si è svolto il 22 novembre u.s. all’Accademia dei Georgofili, che ha visto gli interventi di illustri esponenti del mondo istituzionale, accademico e produttivo, è emersa la necessità di un ruolo più attivo di ricercatori e scienziati nel dibattito culturale in essere, al fine di informare più compiutamente il consumatore sulle peculiarità della nostra zootecnia e sui traguardi da essa conseguiti, di offrire una guida autorevole e disinteressata al legislatore, e infine di accompagnare in modo più puntuale e fattivo il comparto produttivo. Tutto questo in un quadro di forte preoccupazione per il futuro: se le politiche agricole comunitarie e nazionali non sapranno assicurare una maggiore redditività alle imprese agricole ed arrestare quell’erosione del potenziale produttivo già drammaticamente in atto nel nostro Paese, sarà gioco forza necessario incrementare le importazioni alimentari da Paesi terzi dove il tema del benessere animale non è nell’agenda dei politici.
Foto: www.coalbe.com