In aumento lo stato di contaminazione delle acque italiane. Lo afferma l'Ispra (Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale) nel "Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2009-2010 - Edizione 2013". Nel 2010 sono stati rinvenuti residui nel 55,1% dei 1.297 punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei 2.324 punti di quelle sotterranee, per un totale di 166 tipologie di agrofarmaci - a fronte dei 118 del biennio 2007-2008 .
Si tratta, per la maggior parte, di residui di prodotti fitosanitari usati in agricoltura ma anche di biocidi (pesticidi per uso non agricolo) impiegati in vari campi di attività. Anche se spesso basse, le concentrazioni indicano a livello complessivo una diffusione molto ampia della contaminazione.
Inoltre, nel 34,4% dei punti delle acque superficiali e nel 12,3% dei punti di quelle sotterranee i livelli misurati risultano superiori ai limiti delle acque potabili. Le concentrazioni sono state confrontate anche con i limiti di qualità ambientale, recentemente introdotti, basati sulla tossicità delle sostanze per gli organismi acquatici. In questo caso il 13,2% dei punti delle acque superficiali e il 7,9% di quelli delle acque sotterranee hanno concentrazioni superiori al limite.
Il rapporto, che analizza l’evoluzione della contaminazione sulla base dei dati raccolti a partire dal 2003, anche grazie alle maggiori dimensioni e completezza del monitoraggio rispetto al passato, mostra un aumento della frequenza di prodotti fitosanitari nei campioni delle due tipologie di acqua prese in esame. A livello di macroarea geografica, la contaminazione appare più diffusa nella pianura padano-veneta e al centro sud, i miglioramenti del monitoraggio stanno portando alla luce una contaminazione significativa. Sono ancora largamente presenti anche sostanze fuori commercio da tempo, come l’atrazina e la simazina.
Da Agronotizie, 9/04/2013