Il convegno di aggiornamento sulla Flavescenza dorata della vite, organizzato dai Georgofili e svoltosi lo scorso 9 maggio 2023, può essere sembrato, almeno per alcune relazioni, di livello/profilo eccessivamente specialistico; tuttavia, se si considera che aveva la funzione di contestualizzare correttamente la problematica dal punto di vista scientifico e di essere propedeutico ad altri seminari di medesimo argomento, ma a valenza territoriale secondo le sei sezioni periferiche italiane dei Georgofili, è facile convincersi che è stato bene così.
In effetti, il convegno ha raggiunto lo scopo di coprire un arco di significativi aggiornamenti (con relativi stimoli per approfondimenti specifici più o meno complessi) che, come da programma, vanno dall’essenza dei fitoplasmi, alle loro interazioni con le piante ospiti, vite in primis, e con gli insetti vettori, Scaphoideus titanus (Hemiptera Auchenorrhyncha Cicadellidae) in particolare, per poi continuare con la fisionomia dei diversi fenomeni epidemici e la caratterizzazione dei relativi attori, specie in ordine alla Flavescenza dorata, lasciando infine il passo alla legislazione vigente e di prossima entrata in vigore, nonché alla rete nazionale dei laboratori volti alla sorveglianza territoriale di questi, come di altri importanti agenti di malattia in campo vegetale.
In ordine cronologico la relazione di Marta Martini, chiarendo subito il profilo biologico e tassonomico dei fitoplasmi (batteri privi di parete cellulare, obbligatoriamente parassiti a livello del floema delle piante, trasmessi in natura ad opera di insetti vettori), ha confermato che ad oggi in Europa i fitoplasmi che su Vitis risultano associati alle sue due preminenti malattie (fitoplasmosi, giallumi), note da tempo come Flavescenza dorata (FD) e Legno nero (LN), appartengono rispettivamente ai sottogruppi 16SrV-C e -D e 16SrXII-A (Candidatus Phytoplasma solani).
Rispondendo all’esigenza primaria di riconoscere e conoscere sempre più da vicino questi microrganismi, tuttora non coltivabili in vitro e pertanto di difficile diagnosi come agenti patogeni secondo i classici postulati di Koch, la relazione ci ha condotto con ottimo equilibrio tra sintesi e didattica, per le strade dei diversi processi di diagnosi, sempre più performanti e precisi, che anche per coloro che come me hanno poca dimestichezza con la biologia molecolare e la genetica, non mancano di esprimere il loro fascino unitamente al senso della loro convincente utilità.
Al riguardo, l'analisi filogenetica del gene map ha permesso, attraverso la distinzione di tre cluster genetici Map-FD1, -FD2 e -FD3, di avviare chiarimenti sui rapporti tra detti cluster e i loro parametri relativi al vettore specifico, la pianta serbatoio, la distribuzione geografica e la variabilità genetica. Infine, i kit di recentissima messa a punto per poter effettuare direttamente in campo screening diagnostici in seno ai giallumi della vite, con l’obiettivo primario di distinguere i fitoplasmi associati al LN da quelli ‘agenti’ di FD, aprono nuove prospettive per una più puntuale caratterizzazione della distribuzione territoriale delle due malattie.
La relazione di Cristina Marzachì, dopo aver convintamente confermato che nonostante le misure nazionali e regionali di lotta obbligatoria, FD risulta essere a partire dal 2018 in una fase di recrudescenza in quasi tutto il nord Italia, ha ipotizzato, riportando il condiviso pensiero scientifico, che ciò possa esser dipeso dalle molteplici interazioni tra i vari fattori di diffusione epidemica della malattia. Fra questi, maggiore e più o meno recente interesse scientifico mostrano: 1) la suscettibilità varietale del genere Vitis; 2) la diversa repellenza dell’ospite nei confronti del principale insetto vettore, S. titanus; 3) la notevole e inaspettata biodiversità del patogeno; 4) la presenza di altre cicaline vettrici (Hemiptera Auchenorrhyncha) e di altre piante ospiti/serbatoio, complessanti il ciclo epidemiologico.
Ciò detto, grazie a una ricerca di settore particolarmente prolifica, un più cospicuo numero di biotecnologie si mostra in grado di rispondere, già in un futuro molto prossimo, all’esigenza di fronteggiare questa vecchia-nuova emergenza. Gli ambiti più promettenti risultano essere: 1) l’identificazione dei meccanismi che regolano la specificità di trasmissione, con l’obiettivo di ridurre la capacità vettoriale dell’insetto; 2) l’utilizzo di elicitori di resistenza; 3) la messa a punto della tecnica dell’RNA interferente; 4) la ricerca di agenti di biocontrollo; 5) l’utilizzo della capacità di risanamento delle piante infette.
Alberto Alma, nella sua relazione centrale da più punti di vista (programma, vettore, fitoiatria), dopo aver ribadito l’importanza primaria del binomio “FD – S. titanus” (con la passione e la competenza verso gli insetti più rilevanti nella trasmissione di fitoplasmi, gli emitteri auchenorrinchi), ha proseguito l’aggiornamento delle conoscenze sulla problematica, coerentemente con quanto esposto nelle due relazioni precedenti.
Ha infatti spiegato come l’importanza dei vari vettori sia in continua evoluzione grazie ai differenti ceppi di fitoplasmi presenti nelle diverse piante ospiti/serbatoio, e al differente grado di competenza per il processo di trasmissione da parte delle cicaline potenzialmente vettrici in rapporto al patogeno e alla pianta ospite.
Particolarmente carichi di significato, anche applicativo, sono apparse poi le trattazioni riguardanti l’influenza della gestione del vigneto, e dell’agroecosistema in generale, sui fenomeni epidemici della FD, come pure i rischi di insorgenza di ceppi di popolazione di S. titanus resistenti ai fitofarmaci organici di sintesi e quelli riguardanti l’impatto dei medesimi sull’artropodofauna utile del vigneto, notoriamente comprensiva non solo di pronubi ma anche di predatori e parassitoidi, agenti naturali di controllo biologico.
Il monitoraggio e la gestione fitoiatrica e agronomico-colturale di S. titanus e degli altri potenziali/accertati vettori, rimangono dunque i due capisaldi per un’efficace difesa delle nostre multiformi viticolture dalle aggressioni epidemiche della FD. Ciò è vero anche se l’evoluzione della ricerca per la manipolazione dell’endosimbiosi di S. titanus con ceppi del batterio Asaia, come pure quella volta a inibirne l’accoppiamento del cicadellide mediante specifici segnali vibrazionali decodificati (tremology for mating disruption), hanno già consentito concrete applicazioni biotecnologiche.
Bruno Caio Faraglia, da ‘direttore d’orchestra’ del Servizio Fitosanitario Nazionale, ha fatto con puntualità assoluta il quadro del nuovo regime fitosanitario europeo, ricordando che il regolamento di esecuzione (UE) 2019/2072 definisce “Grapevine flavescence dorée phytoplasma” un organismo nocivo da quarantena rilevante per l’Unione Europea e ne stabilisce le misure di controllo, introducendo, altresì, la termoterapia come misura fitosanitaria da utilizzare sul materiale di moltiplicazione della vite. A seguito della forte recrudescenza della FD, registrata nelle regioni del centro nord, uno specifico Gruppo di lavoro tecnico-scientifico, nell’ambito del neo Segretariato per le emergenze fitosanitarie istituito dall’articolo 9 del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 19, sta approfondendo i vari aspetti dell’emergenza, con particolare attenzione alle modalità di indagine, alle misure fitosanitarie urgenti, ai prodotti fitosanitari efficaci contro il vettore. Aggiornamento conoscitivo di sostanziale importanza è stata la comunicazione ufficiale che è in corso di adozione la modifica del D.M. 31 maggio 2000, G.U. n.159 del 10 luglio 2000, per adeguare le necessarie misure fitosanitarie di contrasto alla malattia e al suo principale vettore. Volendo essere oltremodo sintetici e schematici, la relazione del dott. Faraglia ha definito i binari legislativi su cui procedere per aver ragione, come intera filiera di settore, della FD in Italia.
Con l’ultima relazione, Luca Ferretti ci ha ricordato che con il D.Lgs. n. 19 del 2 febbraio 2021 e il più recente D.M. n.169819 del 13 aprile 2022 è stata istituita la Rete nazionale dei laboratori (ufficiali e designati) e sono state stabilite le caratteristiche strutturali, tecniche e specialistiche di tali laboratori e, più in generale, dei laboratori operanti nell’ambito della protezione delle piante. Ha precisato inoltre la grande importanza che attraverso la definizione dei ruoli dei laboratori di riferimento europei e nazionali, e il loro necessario accreditamento EN ISO/IEC 17025, viene attribuita alla diagnostica. In effetti è materia questa, ovvero disciplina scientifica essa, senza la quale è impossibile avere, in particolare per FD in questa fase di diffusione epidemica, una tempestiva efficace sorveglianza del territorio.
In conclusione, da docente di tratti entomologici della problematica e da discente di molti altri di natura biomolecolare, credo che il convegno abbia saputo esprimere il taglio ricercato di “seminario” di alto profilo.
FOTO: Sintomi di fitoplasmosi verosimilmente FD su Sangiovese, Toscana, ottobre 2022