Poco più di due settimane ci separano dal voto per il Parlamento Europeo (PE) dei primi di giugno. Una brutta e convulsa campagna elettorale si sta concludendo e lascerà il posto ad un periodo presumibilmente altrettanto poco gradevole in cui gli eletti dovranno dar luogo alla ricostituzione delle Istituzioni comunitarie. Negli scorsi mesi abbiamo l’impressione che si sia parlato ben poco del futuro dell’Ue e delle mosse da compiere con urgenza per ridare spazio al più grande tentativo della Storia di costruire un’Unione fra Paesi che sino ad un attimo prima, e per secoli, si erano combattuti accanitamente fra loro giungendo sul punto di autodistruggersi. L’entità politica da costruire nel segno dell’Europa quasi incredibilmente ha aperto un capitolo del tutto nuovo nel vecchio continente, forse cambiando il corso della Storia, certamente facendo comprendere che si poteva andare oltre il tempo delle guerre.
Ora l’assetto geopolitico del mondo nato dal secondo dopoguerra scricchiola, sul suolo d’Europa e del vicino Oriente torna la guerra combattuta. I conti col passato non sono ancora chiusi. In questo contesto la speranza è soffocata da vaghe polemiche elettorali, in Italia come nel resto dell’Ue. I progetti di grande respiro per rilanciare il modello dei Padri fondatori dell’Unione sembrano accantonati di fronte ad un piccolo cabotaggio che non porterà lontano né noi né gli altri popoli fermi a un dibattito minore sulle transizioni. L’Ue sembra ricadere nel suo peggior vizio, quello di trincerarsi in un cumulo di regole costruito per ingessare quanto fatto nella speranza che i veri problemi si risolvano.
In tutto ciò si perde anche quanto fatto in agricoltura. Un altro ambito in cui l’Ue ha costruito e lanciato un nuovo modello. Non solo un “mercato unico”, ma un’Unione del tutto inedita fra Paesi che dalle tante agricolture e politiche agricole nazionali hanno forgiato un’Agricoltura unica. Ma ciò viene dimenticato in una corsa a ostacoli fra regolamenti, direttive, nuove regole che spesso fanno dubitare di avere dimenticato che cosa sia la vera agricoltura e quali compiti immani debba affrontare giorno dopo giorno. L’Umanità ha un bisogno crescente di cibo, di prodotti e di scambi agricoli per progredire. Le guerre in corso hanno riportato in primo piano il problema della fame e delle carestie in un mondo che usa l’arma della produzione agricola per combattere. Pretende cibi sempre più pregiati e abbondanti, sogna improbabili ritorni ad un’agricoltura da leggenda e rimpiange una mitica età dell’oro che non c’è mai stata, ma trema per la chiusura degli scambi di materie prime agricole del Mar Nero o dei varchi da cui far passare cibo fra Egitto, Israele e Palestina.
In tutto ciò basta una vicenda come la cosiddetta “Guerra dei trattori” combattuta con mezzi mediatici per far saltare quello che sembrava un dogma intoccabile cioè la non modificabilità della Pac con concessioni improvvisate che complicano le regole anziché realizzare la “Semplificazione”.
La caduta del dogma offre l’occasione per modificare una Pac ormai obsoleta. Non basta più una politica agricola cartacea e velleitaria con obiettivi eterogenei e anche poco chiari e che trascura quelli immanenti dell’agricoltura.
Il compito delle Istituzioni rinnovate sarà prendere atto che nel nuovo assetto mondiale si rendono necessarie modifiche alla Pac senza eliminarla o retrocederla a supporto di sola area di scambio. Nella fase iniziale del mercato agricolo europeo infatti il problema non poteva essere quello di aumentare la competizione fra Stati membri. L’unificazione perciò ha avuto bisogno di correttivi ed adattamenti tali da richiedere una specifica politica comune. Oggi il problema consiste nel prendere atto della realtà del mercato mondiale e del fatto che la competizione si svolge su di esso e verso Paesi terzi. Quello che non cambia è l’insieme dei compiti dell’agricoltura il cui obiettivo principale rimane immutato ed è costituito dalla garanzia della sopravvivenza e del miglioramento delle condizioni di vita e di salute di una popolazione umana in crescita. Ma occorre altro. I contenuti di una futura Pac in parallelo dovranno intervenire anche sull’insieme delle condizioni in cui si svolge l’attività agricola. Dovranno agire ad esempio sul territorio, sull’ambiente rurale, sulle infrastrutture anche in veste di contenimento e prevenzione dei danni provocati dalle mutazioni climatiche e a favore dell’ambiente. Per questo dovrà sviluppare un approccio maggiormente ispirato alla scienza e al trasferimento tecnologico incentivando la ricerca agricola.
L’esperienza delle emergenze degli ultimi anni indica la necessità di pensare e attuare un’ampia strategia di valorizzazione della produttività dell’agricoltura e non il suo depotenziamento.