Un Coccinellide clandestino in Sicilia utile alla lotta biologica

di Santi Longo
  • 04 December 2024

I Coccinellidi sono una famiglia di Coleotteri suddivisa in 5 sottofamiglie che includono circa 300 generi e oltre 4.000 specie; escluse le fitofaghe Epilacninae, la maggior parte di quelle afferenti alle sottofamiglie Scymninae, Chilocorinae, Coccidulinae e Coccinellinae, hanno regime alimentare zoofago specializzato o polifago.
Soprattutto nel secolo scorso alcune specie, specializzate nella predazione di insetti nocivi, sono state oggetto di allevamento intensivo e di trasferimento in varie parti del mondo per attuare programmi di controllo biologico in agroecosistemi. La specie divenuta l’emblema della cosiddetta “Lotta biologica” è la australiana Rodolia cardinalis Mulsant introdotta in Italia da Berlese nel 1901 e diffusa in tutte le aree agrumicole del mondo per il controllo delle gravi infestazioni della Cocciniglia Icerya purcasi Masch. L’acclimatazione del predatore, in molte zone e la mobilità degli adulti, hanno relegato la Cocciniglia al ruolo di fitofago secondario. L’altro Coccinellide australiano Cryptolaemus montrouzieri Mulsant, predatore di Pseudococcini, introdotto in Italia da Silvestri nel 1909, è stato reintrodotto in Sicilia a partire dal 1935 e allevato in insettari industriali poiché nelle aree a clima mediterraneo non riesce a superare il periodo più freddo. Pertanto viene periodicamente introdotto negli agrumeti e nelle serre con validi, seppur temporanei risultati. Altri coccinellidi introdotti in Italia sono Rhyzobius lophantae Blais., di origine australiana, predatore di Diaspini e lo Scimnino Scymnus (Nephus) reunioni, Fursh, originario dell’isola de la Reunion che preda Pseudococcidi.
La periodica osservazione dell’entomofauna delle piante ornamentali e spontanee presenti nell’area urbana di Catania ha recentemente consentito di individuare su una pianta di Boerhavia alcuni esemplari di un Coccinellide dalla livrea macroscopicamente simile a quella di C. montrouzieri.
Dall’esame dei caratteri morfometrici peculiari è emerso trattarsi di Exochomus nigripennis (Erichson). Gli adulti di tale Chilocorino hanno il corpo di forma ovale, alquanto convessa, con superficie dorsale glabra; la cui lunghezza va da 3,5 a 4,5 mm e la larghezza da 2,6 a 3,5 mm. Il capo, le appendici boccali e le antenne sono di colore giallo arancio come il pronoto e le zampe. Le elitre sono uniformemente nere lucenti. Le larve sono di tipo campodeiforme e sono attive predatrici di Rincoti Omotteri.
Il Chilocorino che è stato già segnalato nell’isola di Lampedusa, è presente nella Regione Afrotropicale, nella Penisola iberica, nelle Isole Canarie, a Malta, e nel Vicino Oriente: Marocco Algeria, Tunisia, Egitto e Libia; inoltre è segnalato in Afghanistan, Cina, India, Iran, Indonesia e Russia. In tali aree gli adulti e le larve trovano una vasta gamma di ospiti con preferenza per la Psilla del Pistacchio Agonoscena pistaceae Burckhardt & Lauterer. Altri Omotteri predati sono l’Aleirode Bemisia tabaci (Gennadius), l’Eriooccide Acanthococcus abaii Danzing, il Diaspino  Diaspis echinocacti (Bouchè) e vari Pseudococcidi. In laboratorio è stato alimentato anche con esemplari dell’Eriococcide Gossyparia spuria (Modeer) e con uova del Lepidottero Pyralidae Ephestia kuehniella Zeller, ed è stato accertato che la temperatura ottimale di sviluppo larvale è di 31°C.
In Marocco E. nigripennis è la specie principale della biocenosi parassitaria di D. echinocacti che attualmente provoca gravi danni alle Opuntiaceae coltivate. Anche in Sicilia, dove la presenza del Diaspino di origine subtropicale è nota da tempo, da alcuni anni è sempre più frequente su Cactacee ornamentali e recentemente anche nelle coltivazioni intensive di Opuntia ficus-indica (L.) Miller dove, in assenza di efficaci limitatori naturali, rischia di diventare un fitofago chiave della coltura. Pertanto la presenza del nuovo coccinellide esotico potrebbe contribuire al controllo biologico del fitomizo.