Un pistoiese filantropo e generoso: Niccolò Puccini e il suo testamento

di Luciana Bigliazzi e Lucia Bigliazzi
  • 26 July 2017
Il 13 gennaio 1852 moriva in Gavinana il pistoiese Niccolò Puccini, uomo colto, sognatore, romantico, stravagante, il quale, nel suo testamento olografo rogato in Pistoia presso il notaio Ferdinando Pillotti il 24 giugno 1848, aveva dichiarato suo erede universale l’orfanotrofio di Pistoia conosciuto come “la Calconia”, non senza ricevere biasimo e critiche per questa sua irrevocabile decisione

Non valsero a rimuovermi da questa prepotente determinazione le inesorabili insinuazioni di quelli che mi consigliavano di chiamare altra persona a succedermi … e mi chiamo fortunato di fermare ed assegnare la mia facoltà in opera che frutti al paese, aniziché vada dispersa da qualche successore in vizii, viltà ed insolenze

Gesto senza dubbio di alta nobiltà d’animo appartenente a un tempo che se pur pervaso da un profondo paternalismo, era altrettanto marcato da inconsueta generosità, senso alto del corpo sociale e dei doveri spettanti ai più fortunati (per educazione, cultura e censo) nei confronti di coloro che non avevano possibilità autonoma di affrancarsi dall’ignoranza e dalla povertà.
Gesto che forse oggi, ai più, può suonare davvero inconsueto.
E’ ovvio che la solidarietà e i contenuti attraverso i quali essa si manifesta non possono rimanere immutati nel tempo, e che dunque la saggia e paternalistica filantropia di donne e uomini del passato, oggi possa apparire ai più démodée e impensabile. 
Altri strumenti la società odierna ci propone, dalle adozioni a distanza, al 5 x mille, alle telefonate da fisso e cellulare a sostegno di campagne solidali, all’attualissimo, gettonatissimo e sovente autoreferenziale crowdfunding. Infine la generosa partecipazione di tanti alle raccolte alimentari promosse da qualche supermercato a favore di coloro che sperequati rispetto ad altri, causa la mancanza di adeguate risorse economiche, non sono in grado di usufruire ogni giorno del democratico diritto di nutrirsi adeguatamente.
Questi sono solo alcuni esempi di strumenti attraverso i quali la solidarietà odierna trova espressione. Mezzi per niente disdicevoli, anche se meno eclatanti.
Nel suo testamento Niccolò Puccini non dimenticò neppure i suoi domestici e tutti coloro che avevano lavorato per lui. Risulta assai interessante infatti quanto egli dettava in proposito: a Petronilla Beccarelli che dall’infanzia lo aveva amato “come una madre” Puccini destinava 2 lire al giorno “acciò in sua vecchiaia vada in carrozza”; ad Anna Diddi casiera, Rosa Papini filatora, Michele Trinci aiuto alla cucina, lasciava 100 lire per ciascun anno di servizio prestato. Identica disposizione per Roberto Cinelli vinaio, Giuseppe Biagini cocchiere, Luigi Melani cuoco, Dionisio Magni cameriere. Ricordava nel testamento anche Assunta Ulivi custode e Carolina Spagnesi stiratora e imbiancatora. All’infaticabile giardiniere Saba Lotti lasciava 200 Francesconi; all’esperto computista Niccolò Tagliasacchi oltre la pensione vitalizia, donava 150 Zecchini; alla sorella, unica rimasta della sua famiglia, rivolgeva l’invito a scegliere fra gli oggetti o la mobilia ciò che meglio le ricordasse l’amore del fratello. Infine, curiosissimo e senza che ci sia dato di comprenderne il motivo, ai fratelli Conversini non lasciava niente. 
(Per inciso: interessanti le professioni che gravitavano attorno alla villa).
Chissà però se il gesto del nobile Niccolò Puccini è ancora nella memoria di qualche pistoiese e riesca a mantenere viva a tutt’ oggi l’emozione della sua terra natale come fu all’epoca in cui il fatto avvenne.

A poche città come a Pistoia fu dato onorarsi d’un cittadino che ne sostenesse l’onore, ne pigliasse in cura i materiali e morali interessi … Niccolò Puccini … scrisse al suo nome una pagina cui eloquenza non adegua. In … quella pagina è scritto Cittadino sapientemente benefico
(Commemorazione di Niccolò Puccini)

 La decisione di Niccolò, maturata in lui con determinazione fin da quando poté godere dell’intero patrimonio di famiglia (l’unico fratello rimastogli, Domenico, era morto nel 1824), fu all’epoca per la comunità pistoiese un fatto eclatante in quanto coinvolse l’intera città compresa la “Libreria della Sapienza del GRAN CITTADINO NICCOLO’ FORTEGUERRI” alla quale lasciò le sue “due Librerie con tutti gli Autografi contemporanei; più Lire cento all’anno da erogarsi unicamente in acquisto di opere storiche”.
Un’unica speranza aveva guidato questo suo gesto, quella cioè di vedere i giovani avvicinarsi agli studi attraverso i quali essi avrebbero trovato la dignità e il coraggio per combattere e consolarsi dei “mali della Patria”.
L’educazione e l’istruzione infatti erano viste da Puccini come unico strumento per liberare i poveri dalla povertà e dare loro una dignità sociale; Cosimo Ridolfi, Raffaello Lambruschini, Stefano Sanvitale, Ferrante Aporti furono le sue guide spirituali, i suoi punti operativi di riferimento.
In questo suo progetto la villa di Scornio (ormai tutta di sua proprietà) divenne il fulcro dove la sua idea di grandezza intellettuale, storica,  umana e sociale trovò sintesi attraverso sia un’ espressione architettonica tutta mirante  a ricordare i grandi del passato (il “ponte Napoleone”, l’ “emiciclio di Galileo”, il “Pantheon”), sia pittorica che attraverso le mani di Luigi Sabatelli, Giuseppe Bezzuoli e Nicola Cianfanelli, vide adornarsi le ampie pareti delle sale della villa di riproduzioni di Raffaello, Michelangelo, Benvenuto Cellini.
Scornio, ameno luogo di giardini e prati, richiamo alla grandezza e all’elevatezza morale, trovò nella Festa delle spighe che Puccini vi inaugurò e volle celebrata ogni anno a partire dal 1841, quel momento da lui tanto auspicato di incontro fra tutta la sua gente, dai nobili e abbienti ai piccoli orfani e ai figli del popolo.
Pietro Contrucci, pistoiese e suo biografo così ne scriverà nel 1852 nella Biografia di Niccolò Puccini

La festa delle Spighe non fu ordinata a diletto e piacere; ma l’intendimento e il pensiero 
del suo istitutore è di richiamare gli uomini a benefiche e morali considerazioni. Però invitava gli uomini … a ringraziare Dio d’averci aperta la conquista della ricchezza della terra. Il primo giorno adunque è sacro all’offerta delle primizie campestri … Il secondo trionfale alla industria agricola e commerciale … il terzo alla istruzione e ai premj

“Ordine”, “decoro” e “gaiezza” caratterizzavano le giornate della Festa e i grandi prati di Scornio andavano a poco a poco riducendosi per il gran concorso di gente, per la ricchezza dei vasi di fiori, degli arnesi rurali, dei manipoli di spighe diffusi dovunque, per le innumerevoli tende, botteghe, caffè e punti di “abbondevole refezione” (a spese questi ultimi dello stesso Puccini) che tutti contribuivano a rendere lo scenario vivace e magnifico.
I Georgofili parteciparono a queste Feste fin dall’inizio e ne scrissero abbondantemente sul Giornale Agrario Toscano, rilevando ciò che lo stesso Contrucci annoterà poi nella sua Biografia: se l’abbondanza indescrivibile delle immagini e dei colori non era facile da fermare su una pagina scritta, certamente ciò che la Festa comunicava era l’esplosione di una magia permeata tutta dal “miracolo della fecondità della terra”.

(Pistoia, capitale italiana della cultura 2017)