Arriva il “Manifesto per una selvicoltura più vicina alla Natura”

Dal 21 di marzo, giornata mondiale delle foreste, sarà reso pubblico e aperto non solo ad eventuali altre sottoscrizioni, ma anche a correzioni e integrazioni

di Giulia Bartalozzi
  • 20 March 2024

La redazione della rivista Sherwood ha sintetizzato in 10 punti le Linee Guida europee per la gestione forestale, dando recentemente vita a un “Manifesto per una selvicoltura più vicina alla Natura”, che è stato sottoscritto anche dall’Accademia dei Georgofili.  

Chiediamo a Paolo Mori, direttore di Sherwood e accademico georgofilo: perché la necessità di questo manifesto?
Negli ultimi anni in Italia sono stati fatti molti passi in avanti nei campi della governance, della normativa, della raccolta dati, della comunicazione, dell’associazionismo e dello sviluppo di filiere nazionali del legno. Manca tuttavia un adeguamento dell’operatività quotidiana. Si percepisce una notevole distanza tra “selvicoltura predicata” nei documenti internazionali e nazionali, nei risultati delle attività di ricerca così come nelle pratiche innovative testate e proposte attraverso progetti europei e “selvicoltura praticata” nella gestione ordinaria del patrimonio forestale. 
Non è una novità di questi anni il ritardo della selvicoltura praticata rispetto a quella predicata. È normale che tra la conoscenza più avanzata e quella che poi viene tradotta in azioni sul territorio ci sia una certa distanza. Il fatto che ci ha spinto a produrre il Manifesto è la diffusa mancanza di una cultura dell’aggiornamento costante degli attori della gestione forestale. Senza un sistema che promuova e si organizzi per un costante aggiornamento culturale, l’operatività non ha la capacità di recepire l’innovazione, trasformarla in possibilità di agire e quindi di adattarsi ai nuovi bisogni delle persone, delle associazioni, delle imprese e… ai nuovi scenari climatici e ambientali. 
La selvicoltura che viene praticata nel patrimonio forestale italiano non dipende da una sola categoria di operatori, ma da un ampio insieme di soggetti che devono lavorare insieme; ognuno con il proprio ruolo e le proprie competenze. Si parte da chi forma tecnici e operatori per passare ai legislatori, ai tecnici pubblici, ai liberi professionisti, agli imprenditori, agli addetti al controllo fino a chi si occupa di monitoraggio, informazione e comunicazione. Tutti devono avere la cultura dell’aggiornamento e la capacità di tradurla in scelte coerenti e consapevoli, finalizzate a soddisfare, con il minor impatto possibile sull’ambiente, le esigenze di ogni categoria di persone. Se anche una sola categoria non si aggiorna culturalmente, tutte le altre ne subiranno le conseguenze e il sistema non sarà in grado di progredire.
Partendo da queste considerazioni e prendendo spunto dall’invito dell’Unione Europea ad applicare le Linee Guida per una gestione forestale “più vicina alla Natura”, si è proposto un Manifesto che indica 10 ambiti in cui è necessario intervenire culturalmente per avere, di conseguenza, una selvicoltura praticata quanto più possibile vicina sia alle nuove conoscenze acquisite, sia alle nuove esigenze espresse dalla società. 

Quali sono i 10 punti individuati? 
I 10 ambiti individuati riguardano:
La ricerca in selvicoltura e gestione forestale per le quali l’Italia investe poco e quel poco in lavori specifici, locali e di breve durata, mentre mancano studi ampi e di lungo periodo.
La pianificazione che dall’ultimo Rapporto sullo stato delle Foreste italiano (RaF Italia 2017-2018) risulta effettuata solo sul 18% della superficie nazionale e non sempre applicata.
La progettazione degli interventi in bosco che in una consistente parte delle foreste, soprattutto appenniniche, è lasciata in mano alle sole imprese boschive invece che affidata a tecnici forestali. 
La normativa di Regioni e Province Autonome che, oltre a recepire e incentivare ciò che è auspicato nel punto precedente, è necessario sia capace di recepire le mutate esigenze socio-economiche così come le innovazioni portate dalla ricerca e dalla sperimentazione. 
La formazione dei tecnici, che dovrebbe non solo recepire e trasferire agli studenti tutte le più recenti innovazioni in questa materia, avvalendosi anche di collaborazioni con esponenti del mondo professionale, ma dovrebbe continuare con un regolare aggiornamento nell’arco di tutta la vita lavorativa.   
La politica nazionale e locale, che può sostenere una selvicoltura più vicina alla Natura attraverso finanziamenti, sgravi e aiuti mirati, per permettere di realizzare gli interventi selvicolturali necessari anche laddove la redditività è bassa o nulla. 
Le filiere dei prodotti e dei servizi ecosistemici, che possono sostenere una selvicoltura più vicina alla natura sia attraverso la valorizzazione degli assortimenti legnosi più adatti alla produzione di manufatti durevoli, in una logica di “approccio s cascata”, sia attraverso lo sviluppo di nuovi e più ampi mercati per i servizi che il mercato è disposto a pagare.
Il controllo che, per nuove forme di gestione più vicina alla natura, ha la necessità aggiornarsi periodicamente, in modo da evitare un approccio unicamente repressivo e rigidamente ancorato alle forme tradizionali e da avvicinarsi anche a forme di accompagnamento degli addetti ai lavori verso interventi selvicolturali più in linea con le innovazioni prodotte da ricerca e sperimentazione. 
Le imprese e gli operatori forestali per i quali, dopo il progetto nazionale For-Italy, incentrato soprattutto su sicurezza e operatività. occorre continuare a investire in una formazione che punti anche a far conoscere il valore ecologico, sociale e culturale dei boschi, ill funzionamento delle filiere forestali e quello dei servizi ecosistemici, così come le normative di riferimento. 
La comunicazione per la quale la selvicoltura deve entrare sempre più spesso all’interno di una nuova narrazione del bosco, lontana da stereotipi e inutili retoriche, ma piuttosto in un’ottica di sostenibilità ecologica, sociale, economica e di mitigazione e adattamento alla crisi climatica.      

Che cosa significa gestione forestale “più vicina alla Natura”? 
Questa domanda richiederebbe in risposta un libro, per quanto si è parlato in forme diverse di selvicoltura e di Natura da oltre due secoli. Ciò che vale la pena sottolineare, in una risposta breve come richiede un’intervista, è l’intento degli estensori delle “Linee guida per una gestione forestale più vicina alla Natura”, pubblicate dalla Commissione Europea nel 20231. 
In sostanza l’espressione “più vicina alla Natura” esprime sia una condizione di relatività, sia una possibilità concreta. Secondo l’Unione Europea, non esiste una condizione di partenza che impedisca di essere “più vicini alla Natura” e quindi più sostenibili di quanto non si sia già. Anche dove da lungo tempo ci si avvantaggia delle dinamiche naturali è possibile trovare soluzioni ancora meno impattanti, senza rinunciare per questo ai benefici che deve produrre la gestione per le varie categorie di persone che ne fanno richiesta. A maggior ragione potranno avvicinarsi di più alle dinamiche naturali quelle aree geografiche in cui prevalgono le forme tradizionali di gestione, sviluppate in un passato in cui interessava prevalentemente la produzione di legno e molto meno di oggi gli altri servizi ecosistemici.

Pregi e difetti della Strategia Forestale Europea e di quella Nazionale? 
Anche in questo caso aggiro parzialmente la domanda, poiché si tratta di documenti complessi la cui analisi non può essere sintetizzata senza incorrere in semplificazioni eccessive. Posso affermare che, in linea di massima, i due documenti sono coerenti per principi e obiettivi che contengono. Il motivo per cui abbiamo voluto proporre un Manifesto per una selvicoltura più vicina alla Natura, non è perché ci siano carenze nei documenti internazionali o in quelli nazionali. Il motivo che ci ha spinto a produrre il Manifesto e a cercare la condivisione con i tanti soggetti che lo hanno sottoscritto, tra cui anche l’Accademia dei Georgofili, è che manca un recepimento concreto dei principi e degli obiettivi che “predicano” i documenti di indirizzo internazionali e nazionali da parte di chi “pratica” la selvicoltura e, più in generale, la gestione forestale. Il Manifesto quindi indica in estrema sintesi dieci ambiti su cui lavorare per avvicinare la selvicoltura predicata a quella praticata, così da poter dare seguito non solo alle strategie forestali europea e italiana, ma anche alle “Linee guida per una gestione forestale più vicina alla Natura”. 

Voi utilizzate la parola selvi-cultura: perché? 
Il Consiglio Editoriale e la Redazione della rivista “Sherwood – Foreste ed Alberi oggi”, così come i 21 importanti soggetti del mondo forestale e ambientale che hanno sottoscritto il Manifesto, hanno ritenuto che, per promuovere una gestione forestale “più vicina alla Natura”, innovativa e capace di generare servizi ecosistemici impattando il meno possibile su habitat, specie, suolo e paesaggio, occorra incrementare la qualità degli interventi selvicolturali, quindi le conoscenze e le sensibilità di tutti gli attori che operano in questo ambito specifico. In altri termini se si è veramente determinati ad avvicinarsi a tali obiettivi, anche nella pratica e non solo nei documenti d’intenti, è necessario avere più “selvi-CULTURA”. Solo dopo sarà possibile agire con coerenza e, auspicabilmente, in sinergia, per modificare norme, procedure, competenze, operatività e controllo così da avvicinare ciò che si auspica a ciò che realmente si fa sul territorio. 

Che futuro vi aspettate possa avere il Manifesto? 
Ci aspettiamo che la condivisione da parte di tanti soggetti importanti li veda partecipi e impegnati a diffonderlo verso i propri referenti e i soggetti che hanno realmente la possibilità di cambiare anche solo una piccola parte di quanto auspicato nel Manifesto. Dal 21 di marzo, giornata mondiale delle foreste, sarà reso pubblico e aperto non solo ad eventuali altre sottoscrizioni, ma anche a correzioni e integrazioni che valuteremo assieme a tutti i sottoscrittori.
Contiamo entro giugno di chiudere questa fase e di invitare chi condivide il manifesto a passare dalla fase di sottoscrizione a quella di “adozione”. In altre parole, vorremmo che ognuno, per la sue parte, si impegnasse a dare seguito ad almeno uno dei 10 punti di cui è composto il manifesto. Noi di Compagnia delle Foreste, attraverso tutto l’ecosistema di strumenti media connessi a “Sherwood – Foreste ed Alberi Oggi” ci impegneremo sicuramente a sviluppare il punto sulla comunicazione, cercando la collaborazione e la sinergia con quanti si occupano di questo tema.
Non ci aspettiamo cambiamenti rapidi, ma con la pazienza di chi gestisce gli ecosistemi forestali, lavoreremo per un lento ma costante avvicinamento delle pratiche selvicolturali, e più in generale della gestione forestale, alle dinamiche naturali. 

Per consultare il Manifesto per una selvicoltura più vicina alla Natura: https://www.rivistasherwood.it/manifesto-selvicoltura-piu-vicina-alla-natura