Prof. Segrè, Lei da oltre 10 anni ricorda (cito un suo articolo su Georgofili INFO del 2012) che "Il 50% del cibo prodotto nel mondo viene sprecato. Se l’intera popolazione mondiale avesse la stessa voracità di noi europei, sarebbero necessari tre pianeti per produrre la quantità di cibo richiesta". Lei ha fondato Last Minute Market e ha scritto numerosi libri a riguardo ma, a quanto pare, il problema dello spreco alimentare è ancora irrisolto. Quali sono attualmente i numeri di PIL italiano gettato nella spazzatura tra lo spreco a livello domestico e quello di filiera?
In occasione della X Giornata nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare, lo scorso 5 febbraio, abbiamo presentato i dati dell’Osservatorio Waste Watcher Italia. Fanno riflettere. Perché se da un lato la diminuzione del 12% dello spreco domestico pro capite su base annua è un buon segnale, dall’altro la quantità, la qualità e le ragioni per cui gettiamo via il cibo sono allarmanti. Ognuno di noi getta nella spazzatura 524 g di alimenti ancora buoni, 27 kg all’anno. Che rappresentano non solo un valore economico rilevante, 6,5 miliardi di euro, ma anche un pesante impatto ambientale poiché si tratta di rifiuti da smaltire: a livello domestico i sistemi di recupero solidale come Last Minute Market non sono possibili. Ma c’è un ulteriore elemento che esce dal rapporto: sono proprio gli alimenti che fanno bene al consumatore a venire gettati via per primi, nell’ordine: frutta fresca, insalate, patate, pane fresco, verdure. Insomma proprio gli alimenti alla base di una dieta sana e sostenibile come è la dieta mediterranea. La crisi economica ed energetica, l’inflazione dei prezzi alimentari, la difficile uscita dalla pandemia, hanno poi determinato diversi cambiamenti nelle abitudini alimentari, andando incidere anche sulla qualità dei prodotti alimentari acquistati, che si sta abbassando per le fasce della popolazione più povera.
E nel Mondo com'è la situazione?
I nuovi dati internazionali li presenteremo il prossimo 29 settembre. Riferendosi alla rilevazione del 2022 posso dire ci sono delle notevoli differenze fra i paesi. Per dire gli 0,5 kg pro-capite a settimana in Italia, sono meno della metà del dato riferito agli USA, mentre il Sud Africa e il Giappone sono circa la metà rispetto al nostro paese. Ma fare una classifica degli spreconi non ha molto senso, ci sono abitudini alimentari molto diverse. La vera questione è capire cosa, quanto e perché si spreca, e poi attivare politiche pubbliche e strategie private per fare prevenzione dello spreco alimentare domestico e adottare nel contempo diete sane e sostenibili. I due “temi” sono molto collegati, e la Dieta mediterranea è un buon esempio per mangiare bene e sprecare poco.
Molto recentemente Lei ha presentato una APP antispreco, Sprecometro.it, che è stata messa a punto con lo scopo di verificare subito gli impatti e registrare lo spreco come un diario, creando consapevolezza diretta nel consumatore sia della perdita monetaria nel proprio portafoglio che del danno all'ambiente e all'economia globale. Ci spiega come funziona?
Sì, tutto il lavoro dell’Osservatorio Waste Watcher International, condotto dal mio gruppo di ricerca e dallo spin off Last Minute Market, si basa sull’economia comportamentale e promuove indagini su campioni rappresentativi delle popolazioni, sia a livello nazionale che internazionale. Attraverso lo sviluppo di un’applicazione, lo Sprecometro, abbiamo messo a terra lo stesso tipo di approccio ma declinato sul singolo utente, che può verificare il suo livello di spreco in Grammi, Euro, Acqua e CO2, quindi percepire immediatamente l’impatto economico e ambientale se getta via un qualsiasi alimento. Dopodiché l’utente in base agli errori che fa viene indirizzato a dei contenuti che lo/la aiutano a ridurre lo spreco (lista della spesa, temperature nel frigorifero, lettura delle scadenze...). La cosa interessante è che si possono attivare dei gruppi e vedere oltre ai propri progressi anche quelli dell’aggregato. Tutti assieme possiamo vincere la sfida di dimezzare lo spreco entro il 2030 come ci chiede l’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile.
Fate il Gruppo Georgofili!
Come pensate di pubblicizzarla tra i cittadini affinché il numero più grande di persone la utilizzi? Ci sono buone speranze?
Direi di sì, l’app si scarica dagli store Google e Apple, può essere vista anche come Webapp qui: www.sprecometro.it , abbiamo un ottimo testimonial, Andrea Maggi il prof. de Il Collegio su Radio 2, i tre giorni è stata scaricata da 6 mila utenti. Siamo solo all’inizio.