Con il conferimento alle Regioni della responsabilità di sviluppare l’agricoltura, dopo la débâcle del referendum che, soltanto in Italia, ha abolito un Ministero per l’Agricoltura, abbiamo assistito all’ èscamotage della costituzione dell’attuale MiPAAF (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali).
La situazione presente dell’agricoltura e dell’alimentazione a livello globale, europeo e nazionale è profondamente cambiata. Ad un periodo di eccedenza di alimenti, è seguito un periodo di carenze produttive che ha contribuito ad incrementare il prezzo degli alimenti, favorito anche dall’aumento dei costi energetici, delle sementi, dei fertilizzanti chimici e dalla domanda sempre crescente di cibo, legata anche al continuo aumento ed invecchiamento della popolazione mondiale.
Di fronte a tale situazione si deve riconsiderare l’importanza strategica della produzione alimentare e le conseguenze negative della attuale sottostima delle sue funzioni e del suo controllo in Italia.
Crediamo che sia arrivato il tempo di rivalutare, anche nel nostro Paese, il ruolo del Ministero addetto al coordinamento di un settore di importanza fondamentale per il nostro benessere e sviluppo, sottolineando anche che il Paese, producendo attualmente solo circa la metà del cibo necessario al suo popolo, è in balia del mercato globale dei generi alimentari di base.
Si suggerisce di modificare radicalmente la situazione, istituendo un Ministero dell’Agricoltura, Acquacoltura ed Alimentazione, responsabile del coordinamento di tutta la filiera riguardante la Produzione, il Processamento dei Prodotti Alimentari e la Distribuzione delle Risorse Alimentari Terrestri ed Acquatiche del Paese.
Oltre alle tradizionali 3 filiere già coordinate (Vite - vino; Latte – derivati vari; Olivo – olio), dovranno essere gestite dal nuovo Ministero anche tutte le altre filiere alimentari. Per le filiere non alimentari le responsabilità continueranno solo nel settore della Produzione.
Particolare attenzione, oltre che alla Pesca, dovrebbe essere rivolta all’Acquacoltura (quale notevole fonte di alimenti di qualità in un Paese dotato di 8 mila Km di coste marine e di fiumi, laghi e lagune), oltre che al controllo della sicurezza nell’ambiente rurale e forestale.
Con tale struttura il nuovo comparto produttivo potrebbe complessivamente coinvolgere tra il 20% ed il 25% del PIL nazionale e dell’occupazione e sarebbe così ripristinato il fondamentale valore economico e politico di tale comparto.