Per quanto noto, il termine ‘virus’ (‘’veleno” in latino) venne citato la prima volta da Aulus Cornelius Celsus - scienziato romano del I secolo d.C. - in una ponderosa opera enciclopedica della quale ci è pervenuto il solo volume ‘De Medicina’, per riferirsi all’agente eziologico di una malattia indotta dal morso di un cane, oggi nota come ‘rabbia canina’. Questo termine, dalla metà del XVIII secolo, venne poi adottato per indicare agenti di malattie infettive di specie sia animali che vegetali, caratterizzate da organizzazione cellulare.
Poco prima che l’invenzione del microscopio elettronico consentisse la visualizzazione diretta dei virus e ne evidenziasse morfologia e struttura, conoscenze rilevanti sulla loro intrinseca natura provennero da due distinti Gruppi di ricerca, uno statunitense ed uno britannico, coordinati, rispettivamente, dai biochimici W.M. Stanley e F.C. Bawden. Nel 1935 Stanley, sottoponendo succo grezzo di tabacco infettato con il virus del mosaico (tobacco mosaic virus, TMV) a ripetute cristallizzazioni frazionate in solfato d’ammonio e ad una finale, in presenza anche di acido acetico glaciale, ottenne un preparato cristallino che conservava, inalterate, le caratteristiche infettive e sierologiche del virus. Ne concluse che il virus consisteva di una proteina ‘autocatalitica’, ossia richiedente l’apparato biochimico di una cellula vegetale per moltiplicarsi (= ‘replicarsi’).
Circa un anno dopo, l’ipotesi di Stanley sulla natura proteica di TMV fu messa in discussione dal Gruppo di ricerca di Bawden con la dimostrazione che preparati del virus contenevano anche fosforo e che, pertanto, fossero di natura nucleoproteica. Con un ulteriore lavoro Bawden e Pirie accertarono poi che la frazione glicidica dell’acido nucleico di TMV era costituita da ribosio. Questi risultati furono però confutati da Stanley il quale, pur dovendo riconoscere che gli estratti virali contenevano effettivamente acido nucleico, espresse la convinzione che questo non svolgesse alcuna funzione biologica. Negli anni successivi, ulteriori indagini su TMV e su altri diversi virus dei vegetali stabilirono definitivamente che una matrice nucleica funzionante da genoma era presente in tutti i virus saggiati dimostrando, inoltre, che TMV perdeva l’infettività se il suo RNA veniva degradato per via enzimatica e che l’infettività del virus era vincolata unicamente al suo RNA.
Questi studi, che hanno apportato conoscenze fondamentali per la Virologia e per la Scienza in generale, nel 1946 fruttarono il premio Nobel per la Chimica al solo Stanley, forse perché si volle ritenere che la sua definizione di un virus come proteina ‘autocatalitica’ fosse stata determinante anche nel sollecitare e indirizzare le ricerche successive.
Quando, nel 1970, approdai a ‘Rothamsted Research’ (allora ‘Experimental Station’) grazie al conseguimento di una Borsa di Studio NATO per studi sull’epidemiologia dei virus dei vegetali e sugli insetti vettori, il giorno stesso del mio arrivo venni presentato al Direttore dell’Istituto, conoscendo così personalmente Sir Frederick Charles Bawden. l’Istituto contava allora una decina di Dipartimenti, alcune centinaia di dipendenti e il Direttore era stato insignito nel 1947 del titolo di ‘Sir’ (“Baronetto”, “Cavaliere”) per meriti scientifici. La sua accoglienza fu aperta e amichevole, ponendomi subito a mio agio e instaurando un immediato rapporto di reciproca intesa. Durante la mia permanenza presso il Dipartimento di Patologia Vegetale dell’Istituto ebbi poi occasione di incontrarmi più volte con lui, che mi intratteneva spesso e volentieri per accertarsi che il mio soggiorno procedesse felicemente e che non incontrassi difficoltà di sorta. Si può dire che, nel periodo conclusivo della Borsa di studio, i nostri rapporti erano divenuti liberamente aperti e i colloqui sulle ricerche in atto sempre più approfonditi. Ero arrivato a Rothamsted all’inizio della primavera e ne ripartii a fine estate, rientrando in Italia.
Negli anni che seguirono ebbi occasione di ritornare più volte in Inghilterra: nel 1980 fui invitato a presentare una comunicazione scientifica presso l’Università di York e divenni membro della ‘Association of Applied Biologists’; nel 1992, venni nominato ‘External Member’ del ‘Visiting Group’ dal ‘British Agricultural Research Council’ con il compito di valutare l’attività scientifica degli Istituti Arable Crops Research-Long Ashton, Brooms Barn e Rothamsted Research; nel 1987 fui eletto membro del ‘Plant Virus Epidemiology Committee’ della ‘International Society of Plant Pathology’ , ruolo che mantenni fino al 1995. Nell’aprirmi la via a queste ed altre, successive esperienze all’estero - che hanno contribuito in modo determinante alla mia maturazione umana e scientifica – ritengo che un ruolo non indifferente abbia svolto la personale fiducia dimostrata così spontaneamente a me, allora giovane ricercatore appena agli inizi della carriera, da un grande uomo e scienziato quale Sir Frederick Charles Bawden , entrato nella Storia della Virologia per essere stato il primo a scoprire la precisa natura - nucleoproteica - dei virus.