Il glifosate è, oggi, il prodotto più utilizzato a livello globale per la gestione della vegetazione indesiderata nelle aree agricole ed extra-agricole. Il grande successo dell’erbicida è essenzialmente da porre in relazione ad un ampio spettro di azione, ad un costo non elevato, unitamente ad un buon profilo tossicologico e ambientale. In molti paesi, alla diffusione dell’erbicida ha fortemente contribuito la possibilità di impiego in modo selettivo nelle colture geneticamente modificate di mais, soia, cotone e colza.
Il glifosate è un erbicida sistemico ad azione totale nei confronti delle piante annuali e poliennali, erbacee e legnose. Assorbito dai tessuti verdi, circola in modo sistemico in tutte le parti delle piante, comprese quelle sotterranee ed inibisce la sintesi degli aminoacidi, bloccando l’azione dell’ESPS, un enzima unicamente presente nei vegetali.
A partire dal 2019 il prodotto è stato sottoposto, come previsto dalle normative europee sui prodotti fitosanitari, ad un nuovo processo di revisione da parte delle Autorità e Agenzie competenti (EFSA, IARC, ECHA, OMS, FAO) basato sull‘esame di oltre 2.400 nuovi studi da cui non è emersa. Non essendo emerse significative criticità sanitarie e ambientali, il 28 novembre 2023 la Commissione Europea ha approvato la proroga dell’autorizzazione dell’erbicida fino al 15.12.2033 (Reg. 2660/2023).
Il rinnovo è stato accompagnato da alcune limitazioni alle dosi massime di impiego, oltre che da nuove misure legate alla protezione dell’ambiente e da una riduzione della presenza di alcune impurezze nella sostanza attiva. La dose massima è stata stabilita, per gli usi agricoli a 1,44 kg s.a./ha/anno (innalzabile a 1, 80 kg s.a./ha anno nel caso di specie invasive) e per gli usi extra-agricoli a 3,60 kg s.a./ha anno. Nel nostro Paese il mantenimento delle autorizzazioni esistenti è stato subordinato alla richiesta di rinnovo, entro il 15.03.2024, al Ministero della Salute da parte dei titolari, con adeguamento delle condizioni di impiego alle limitazioni stabilite. Data la numerosità di formulati da esaminare (oltre 70), è prevedibile che il processo di riesame nazionale di tutti i prodotti richieda alcuni anni per il suo completamento. Nel frattempo i formulati per i quali è stata presentata la richiesta di rinnovo continueranno a mantenere le dosi e le modalità di impiego in precedenza autorizzate.
Nei sistemi colturali erbacei il quantitativo massimo utilizzabile di 1,44 kg s.a./ha/anno (corrispondente a 4 L/ha/anno di un formulato con una concentrazione di 360g/L di glifosate) fornisce, in generale, una soddisfacente efficacia delle malerbe annuali e di alcune poliennali, sia in assenza delle colture (falsa semina, post-semina/pre-emergenza), sia in presenza delle colture con attrezzature in grado di impedire il contatto con le colture (ugelli schermati barre lambenti, ecc.). Per una più completa azione nei confronti delle specie poliennali o difficili è prevedibile che si rendano necessari interventi integrativi meccanici (sfalci, lavorazioni del terreno) o chimici (es. con 2,4 D, dicamba, limitatamente alle specie a foglia larga). Data la frequente presenza di specie poliennali di difficile controllo, più critica potrebbe risultare la gestione delle malerbe nei sistemi conservativi, dove la semina delle colture viene eseguita su terreno sodo, una pratica fortemente sostenuta dagli indirizzi politici comunitari e nazionali per le favorevoli ricadute agronomiche e ambientali. In queste condizioni, le alternative all’impiego del glifosate, con risultati non sempre soddisfacenti, sono essenzialmente limitate all’applicazione di pochi prodotti integrativi a specifica azione nei confronti di malerbe graminacee o a foglia larga e alla semina di colture di copertura gelive, in grado di completare il ciclo prima dell’inverno (es. rafano americano, trifoglio incarnato) o da terminare con interventi meccanici.
Particolarmente significativo è l’impatto della limitazione delle dosi di impiego nei sistemi colturali arborei. (frutteti, vigneti, oliveti, noccioleti), nei quali il prodotto viene in generale applicato unicamente nel sottofila (corrispondente a 1/3 –1/4 dell’intera superficie dell’impianto) o nel sottochioma ed integrato da sfalci degli interfilari inerbiti. Per questo tipo di applicazioni è auspicabile che, durante la fase di rinnovo delle autorizzazioni, venga accettata dalle autorità sanitarie la possibilità di riferire le dosi massime ammesse alla superficie reale (catastale) dell’impianto, consentendo, quindi, di aumentare proporzionalmente le quantità di prodotto distribuite sulla superficie effettivamente trattata, non superando, comunque, la dose massima stabilita per le aree extra-agricole.
Nei programmi d gestione delle infestanti negli impianti arborei è comunque sempre opportuno considerare la possibilità di integrare o alternare il diserbo chimico con interventi meccanici ed anche, soprattutto nei giovani impianti, con la copertura del suolo sulla fila con materiale inerte (corteccia tritata, film plastici). Va a questo riguardo osservato che il ricorso a strumenti meccanici o chimici alternativi al glifosate comporta, in generale, un significativo aumento dei costi, con un’efficacia talvolta inferiore.
Molto importante è il ruolo del glifosate nella gestione della vegetazione indesiderata negli ambiti extra-agricoli, in particolare nelle aree periurbane, nei siti archeologici e nel sistema della rete stradale e ferroviaria per garantire, a costi sostenibili, la funzionalità, la fruibilità e il decoro delle opere e dei manufatti. In questo quadro, va ricordato che negli ambienti urbani l’uso del glifosate è già da tempo non ammesso nelle aree frequentate dalla popolazione o gruppi vulnerabili, quali parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi, all’interno di plessi scolastici, aree gioco bambini e adiacenti alle strutture sanitarie. Nelle aree extra-agricole la dose di prodotto massima ammessa di 3,6 kg s.a./ha/anno consente, nella generalità delle situazioni, di gestire la vegetazione indesiderata anche ricorrendo a 2 interventi all’anno.
In tutti gli ambiti applicativi, il glifosate deve essere utilizzato in modo appropriato e corretto, per ottenere i risultati attesi ed evitare la diffusione di infestanti resistenti (Lolium spp., Conyza spp. e occasionalmente, Eleusine indica) e la contaminazione delle acque.
Il problema della resistenza richiede l’adozione di pratiche gestionali, basate sull’uso combinato dei diversi strumenti agronomici e meccanici disponibili, in grado di limitare la diffusione dei semi e dei propaguli delle malerbe a maggior rischio di resistenza (ad es. sfalci prima della disseminazione) o ricorrendo ai non numerosi erbicidi specifici efficaci nei confronti delle stesse specie.
Il rischio di contaminazione delle acque si riferisce al superamento, soprattutto nei corpi idrici superficiali, dei limiti ammessi di residui di glifosate e del suo metabolita AMPA, comunemente legati a fenomeni di ruscellamento o di applicazioni lungo gli argini dei canali o dei corsi d’acqua. Va a questo riguardo osservato che, secondo recenti studi dell’Università di Tübingen, nei corsi d’acqua le due sostanze possono anche avere origine dagli aminopolifosfonati, comunemente utilizzati come additivi dei detergenti per uso domestico e industriale. E’ stato dimostrato, infatti, che la presenza di queste sostanze può dar luogo, negli impianti di depurazione alla formazione di glifosate e AMPA, durante i processi di ozonizzazione delle acque reflue.
Dal punto di vista agronomico il glifosate costituisce, ancora oggi, uno strumento di notevole utilità per la gestione della vegetazione spontanea in ambito agricolo ed extra-agricolo, per la sua notevole efficacia, versatilità e economicità, in assenza di alternative equivalenti.
Il rinnovo dell’autorizzazione del glifosate per ulteriori dieci anni, se da un lato permette di eliminare gran parte delle preoccupazioni relative ai possibili rischi sanitari presentati dell’erbicida, da più parti avanzate soprattutto in questi ultimi anni, dall’altro, per gli usi agricoli, richiede l’adozione di strategie gestionali in grado di assicurare un adeguato controllo delle infestanti anche con un più limitato impiego di prodotto.