La Strategia Forestale Nazionale (SFN), approvata dall’ex-MIPAAF di concerto con il MIC, il MITE ed il MISE e d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano (D. Lg. 3 aprile 2018, n. 34 - TUFF), rappresenta un documento politico programmatico innovativo e di vasta portata che pone in evidenza, tra i punti di attenzione, l’importanza dell’attività vivaistica forestale, settore su cui investire con celerità per poter disporre di materiale di propagazione certificato da impiegare nell’incremento della superficie forestale e nel miglioramento qualitativo dei nostri boschi.
L’Accademia dei Georgofili con l’Accademia Italiana di Scienze Forestali, la Fondazione Alberitalia, l’Associazione Nazionale delle Attività Regionali Forestali (ANARF) e le Associazioni Vivaistiche Italiane, ha organizzato una Giornata di Studio, tenutasi il 30 marzo scorso, il cui obiettivo era quello di conoscere quanto il dialogo tra “vivaismo forestale” e “vivaismo ornamentale”, ambedue ambiti caratterizzati da aspetti sovrapponibili, ma anche da aspetti fortemente differenziati, potesse contribuire a ricreare una Rete Nazionale della Vivaistica Forestale.
Scopo non ultimo era anche quello di sottolineare l’importanza della copertura arborea - ecosistemi forestali e verde urbano – quale efficace contributo all’attenuazione degli effetti negativi dovuti ai cambiamenti climatici ed al dissesto idrogeologico. Si spiegano così i sempre più frequenti appelli a rendere più verde il nostro pianeta invitando a piantare, a livello globale, migliaia di miliardi alberi. Argomento altamente coinvolgente di immenso interesse e da sottoscrivere, ma che coinvolge svariati interventi attuativi e strategie differenziate tra cui quella che invita a considerare, con altrettanta priorità, il porre freno alla deforestazione.
Il vivaismo forestale ha come obiettivo quello di produrre materiale di propagazione rappresentativo della variabilità genetica a livello intraspecifico. Il vivaismo ornamentale guarda invece con grande interesse i singoli fenotipi che produce spesso per moltiplicazione vegetativa. Nello stesso tempo non possiamo dimenticare che questa tecnica è impiegata nella pioppicoltura, eccellenza italiana, la cui produzione di biomassa contribuisce a ridurre i prelievi legnosi dai boschi esistenti.
Il rimboschimento/imboschimento, cioè la creazione di un ecosistema forestale, implica necessariamente un progetto coinvolgente che operi su vasta scala per periodi temporali lunghi. Così molto lunghi sono anche i periodi generazionali di adattamento degli alberi forestali rispetto agli effetti rapidi dei cambiamenti climatici, per cui è necessario studiare una nuova selvicoltura adattativa imperniata su di una selezione genotipica specifica, oggi accessibile, per la produzione di materiali di propagazione adattati.
E’ evidente inoltre individuare la locazione delle aree da rimboschire ed i criteri da seguire per la loro scelta. Il suolo disponibile è oggi quasi totalmente di proprietà privata ed è soggetto alla “concorrenza” della produzione alimentare, con quella dei biocarburanti e con quella richiesta dall’urbanizzazione.
Sono necessari supporti finanziari certi (Stato e Regioni) ed una pianificazione di appositi servizi inseriti in un contesto di sviluppo sostenibile coinvolgente gli aspetti ambientali, paesaggistici, economico-sociali.
Occorre una garanzia di nessun cambiamento d’uso del futuro suolo destinato a bosco, di correttezza nella scelta della specie, della disponibilità del materiale di propagazione che deve essere certificato nei confronti delle caratteristiche intrinseche, estrinseche e sanitarie, dell’attuazione delle cure colturali almeno fino allo stadio di sviluppo di maturità del nuovo soprassuolo.
Nel passato il vivaismo forestale nel nostro Paese, è stato di riferimento quasi esclusivamente pubblico, gestito da una struttura sovranazionale che aveva funzioni anche di controllo e di certificazione, che si è progressivamente dissolto e reso oggi quasi inesistente, mentre le aziende vivaistiche private hanno, ad oggi, scarsa esperienza nel campo della vivaistica strettamente forestale. Ci dobbiamo chiedere: chi insegna oggi il “mestiere” di vivaista forestale? E’ necessario riprendere piena coscienza del ruolo della formazione del tecnico-professionale e favorirne la propria specificità.
Gli interventi dei partecipanti alla Giornata di Studio, hanno evidenziato con chiarezza quanto il progetto sia impegnativo e di lungo periodo, ma realizzabile se verrà sviluppato a livelli elevati di coordinamento attraverso specifici contratti di coltivazione supportati da una governance pubblica efficace imperniata sugli aspetti propri della sostenibilità economica la quale non può prescindere dall’analisi del fabbisogno di risorse finanziarie necessarie per riattivare e poi mantenere questa rete che deve essere edificata sulla creazione di strette relazioni coinvolgenti le imprese private e quelle pubbliche.