Ricercatori italiani sequenziano il genoma del limone

Intervista alla Professoressa Alessandra Gentile, accademica dei Georgofili e ordinario di Arboricoltura all'Università di Catania, che ha partecipato alla ricerca grazie alla quale il codice genetico del limone, varietà “Femminello Siracusano”, è adesso disponibile alla comunità scientifica internazionale.

di Giulia Bartalozzi
  • 22 December 2021

Professoressa Gentile, ci spiega l'importanza di questa scoperta?
La possibilità di decifrare il codice genetico di una specie e quindi di poter individuare i geni che sono responsabili di specifici caratteri, rappresenta uno strumento di grande importanza per il raggiungimento di obiettivi di miglioramento genetico in tempi brevi e con una maggiore precisione rispetto a quanto può essere conseguito attraverso programmi di incrocio e selezione che, soprattutto per le piante arboree, sono particolarmente lunghi.
Nel caso poi specifico del limone, il risultato raggiunto è assai importante. Per prima cosa, consentitemi di dire che è un risultato italiano per una coltura che rappresenta certamente il Made in Italy. Molte altre specie agrumicole, quali arancio dolce, mandarino, pummelo sono state sequenziate da istituzioni spagnole, americane, cinesi.
E’ importante inoltre sottolineare che i programmi di miglioramento genetico del limone sono stati incentrati, sin dalla comparsa per la prima volta del malsecco, grave tracheomicosi causata dal fungo Plenodomus tracheiphilus, oltre 100 anni fa, all’individuazione/costituzione di una varietà che associasse a buone caratteristiche agronomiche anche la resistenza alla malattia nei confronti della quale le pratiche agronomiche e gli interventi di lotta non risultano particolarmente efficaci.
Riteniamo che la conoscenza del genoma del limone ci aiuterà nell’individuazione, nell’ambito del germoplasma limonicolo disponibile nonché in popolazioni appositamente costituite tra genotipi dotati di un comportamento diversificato nei confronti del patogeno e già fenotipizzate, di caratteri di tolleranza alla malattia consentendoci di ottenere nuove varietà di limone di pregio e resistenti al patogeno. 

Perché proprio il "femminello siracusano"?
E’ una cultivar di grande pregio, ha ottime caratteristiche di qualità dei frutti ed è quella maggiormente coltivata nel territorio siciliano. 

Come opera un team di ricercatori provenienti da strutture diverse, in questo caso l'Università di Catania e la Fondazione Edmund Mach?
Le istituzioni di ricerca non hanno limiti geografici nell’integrazione, anzi, la possibilità di metter insieme esperienze e competenze diverse ha rappresentato per il raggiungimento di questo risultato un grande valore aggiunto. La FEM ha infatti una grande esperienza nel sequenziamento dei genomi di molte colture di interesse agrario ma per questioni legate alla specificità del territorio in cui la Fondazione opera non possiede molta conoscenza degli aspetti agronomici e delle esigenze di miglioramento genetico del limone. L’università di Catania, il Dipartimento di Agricoltura, alimentazione e ambiente, si occupa da sempre di agrumi, di limone, svolgendo un intenso lavoro di miglioramento genetico che ha portato alla selezione di moltissime varietà e cloni che rappresentano l’enorme piattaforma varietale di cui può disporre la limonicoltura per scegliere i migliori cloni per i diversi ambienti di coltivazione.

Questi risultati saranno condivisi dalla comunità scientifica internazionale e permetteranno di arginare i danni causati dai cambiamenti climatici?
Appena abbiamo completato il sequenziamento, prima ancora di pubblicare l’articolo su "Tree genetics and genomes", abbiamo reso pubblico il genoma affinché la comunità internazionale potesse conoscerlo e utilizzarlo. Questo risultato è un prerequisito per poter affrontare e sviluppare programmi di breeding anche attraverso le tecniche più innovative, quali il genome editing, in considerazione del fatto che disponiamo già dell’altro prerequisito per realizzare tali programmi, e cioè di un efficiente sistema di rigenerazione in vitro.
Lavoreremo per perseguire obiettivi diversi, certamente la possibilità di ottenere resistenza al malsecco, ma anche per l’individuazione di altri caratteri importanti quali la rifiorenza, cioè la tendenza a produrre verdelli, frutti fuori stagione che sono particolarmente apprezzati dal consumatore e che raggiungono ottimi prezzi sul mercato, ma anche la resistenza alle basse temperature alle quali il limone, tra tutti gli agrumi coltivati, è certamente assai sensibile. 

Ci sono state reazioni positive anche da parte dei produttori della filiera agrumicola, settore importante dell'economia italiana?
Abbiamo avuto l’apprezzamento del Distretto produttivo degli agrumi di Sicilia che racchiude i diversi attori della filiera agrumicola, incluse le aziende che possono vantare il marchio di qualità IGP del limone, che in Sicilia sono 3, e precisamente, il limone di Siracusa, il limone Interdonato e il limone dell’Etna. 


In foto: il team dei ricercatori dell’Università di Catania, che ha sviluppato la ricerca.
Da sx a dx: prof. Gaetano Distefano, prof.ssa Alessandra Gentile, dott. Mario Di Guardo, prof. Stefano La Malfa